Il testamento di Kirk: un nuovo movimento conservatore negli Usa
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Dalla cerimonia funebre di Glendale, in memoria di Charlie Kirk, possiamo già predire quale sarà il futuro del movimento conservatore americano: più destra religiosa e una missione sia politica che personale, giovane e militante.

La grande cerimonia funebre in onore di Charlie Kirk tenutasi a Glendale, in Arizona, è stata un evento impressionante, anche molto più di quanto ci si attendesse. Per la enorme partecipazione popolare e gli altrettanto enormi ascolti in tutto il mondo. Per l'intensità e la compostezza commossa di quella partecipazione, in cui si riconosceva una grande presenza di giovani. Per l'epocale discorso tenuto dalla vedova Erika, culminante nella straordinaria dichiarazione di perdono nei confronti dell'assassino del marito. E, non secondariamente, per il peso degli interventi di Donald Trump, di J.D. Vance, di una considerevole parte dell'esecutivo e del mondo conservatore statunitense attuale.
Si può dire legittimamente, riprendendo come molti oratori hanno fatto il nome dell'organizzazione che Charlie Kirk aveva fondato e diretto, che quella cerimonia di massa ha rappresentato davvero un "Turning point", un momento di svolta e di evoluzione decisiva nella cultura politica repubblicana americana.
Il livello dei contributi ad essa ha evidenziato con forza, se ce ne fosse stato ancora bisogno, la funzione cruciale svolta da Kirk nel rifondare la cultura conservatrice attraverso una presenza capillare e "provocante" nella società, e nel cambiare le sue modalità di comunicazione mettendo in sinergia l'uso massiccio dei media social e tradizionali da parte, il dialogo in presenza, "socratico", senza filtri e senza rete, con le persone - tutte, senza nessuna eccezione – dall'altra. Ma la cerimonia ha anche posto inequivocabilmente in rilievo il fatto che la stessa morte violenta di Kirk, il suo sacrificio, la sua storia di martirio (etimologicamente: testimonianza della verità della fede) hanno costituito un momento fondamentale di catalizzazione e di evoluzione di quella cultura, che avrà ripercussioni molto rilevanti sull'intera dialettica politica degli Usa e, attraverso essa, sulla politica mondiale.
In quale direzione sembra muoversi questo epocale cambiamento? Fin dai giorni immediatamente successivi all'assassinio era emersa con chiarezza nel campo repubblicano e nell'amministrazione in carica la rivendicazione dell'importanza e dell'eredità dell'opera di Kirk, in primo luogo nelle dichiarazioni di Trump e di Vance. Era emersa innanzitutto nell'evidenziazione di quanto il modello di Turning Point Usa fosse stato decisivo per il radicamento del movimento MAGA, e costituisse un'indicazione per il futuro di esso. Ma era emersa anche - alla luce dell'orribile eruzione di odio, livore, strumentalizzazione menzognera della figura della vittima che quella morte aveva suscitato nella cultura progressista/woke - la presa di coscienza, fredda e dura, di una polarizzazione esasperata del dibattito politico e civile e della crescita esponenziale della giustificazione della violenza da sinistra, ma anche della corrispettiva, urgente esigenza da parte della destra di reagire a quella polarizzazione ridefinendo nitidamente la propria identità per l'epoca che si approssima, ricompattando le proprie principali componenti.
Ora, alla luce della grande cerimonia funebre di Glendale, possiamo cominciare a intravvedere la direzione in cui il conservatorismo "Maga" si sta muovendo, e i tratti che esso verosimilmente assumerà dopo la fine del mandato e della leadership di Trump. L'elemento fondamentale che si impone immediatamente all'attenzione in tal senso è quello religioso.
Una componente esplicitamente cristiana del repubblicanesimo a egemonia trumpiana era stata sempre visibile, ma per molto tempo non era apparsa predominante. Il magnate newyorkese "disceso in campo" in politca nello scorso decennio ha, come sappiamo, una storia politica molto peculiare: viene da una formazione e frequentazioni liberal, e ha costruito il suo consenso su una piattaforma politica laica e pragmatica, innervata soprattutto da accenti patriottici e interclassisti. Nel tempo, e in particolare a partire dalla campagna elettorale del 2024, egli è andato ricorrendo più frequentemente, anche proprio sotto la spinta di animatori instancabili come Kirk, a richiami a un'ispirazione religiosa, come segno di chiara contrapposizione tra una destra schierata a difesa dei principi etici fondamentali dell'Occidente e una sinistra dipinta come irrimediabilmente nichilista: evoluzione a cui va connessa naturalmente la scelta di Vance come candidato alla vice-presidenza.
Ma ora, nel tornante cruciale del lutto per la morte di Kirk, il richiamo all'ispirazione cristiana come fulcro dello schieramento conservatore si è manifestato in tutta la sua centralità, ed è risuonato incessantemente in pressoché tutti gli interventi succedutisi sul grande palco di Glendale. Un'ispirazione cristiana imperniata non soltanto sulle "guerre culturali" sui princìpi non negoziabili contro il relativismo radicale, ma anche, al di là di esse, come consolidamento dell'idea di una società profondamente unita, fraterna, che ripudia la violenza e l'odio. Di più, la caratterizzazione cristiana del movimento "Maga" presente e futuro è stata caratterizzata, nel funerale-convention dell'Arizona, come una fortissima indicazione e aspirazione alla congiunzione tra vita personale e impegno civile: un'idea organica della vita come "missione", come risposta ad una vocazione a "servire", nella famiglia come nella comunità. Questa idea in particolare è probabilmente destinata ad influenzare in maniera determinante le forme in cui si configurerà la presenza politica delle nuove generazioni nell'area repubblicana da ora in poi, sensibilmente cresciuta negli ultimi anni, e la formazione della nuova classe dirigente conservatrice statunitense.
Il Partito repubblicano del dopo-Trump, o "Maga 3.0", sarà verosimilmente un partito più cristiano, più giovane, più imperniato su una militanza di base. E, in tale solco, la prospettiva di una futura leadership di Vance evidentemente si rafforza.
Ciò non vuol dire affatto – come da consuete, stantie, equivoche caricature che ne fanno i commentatori di sinistra woke - che il conservatorismo post-Trump sarà uno schieramento fondamentalista, integralista, o lontano dalla cultura liberale. Infatti sia nella formazione di Vance che in quella del suo fraterno amico Kirk l'ispirazione salda alla fede e ai principi cristiani va di pari passo con la lotta per la libertà individuale, la libertà di espressione, la libertà economica e di mercato. Né si tratterà di uno schieramento isolazionista, iper-nazionalista sul piano della politica internazionale. La contrapposizione tra "neo con" e "Maga" appare oggi ampiamente superata in una comune consapevolezza del ruolo che l'America deve svolgere nel guidare un Occidente coeso, a guardia dei suoi valori fondanti, in un mondo multipolare conflittuale, in spirito di "peace through strength", fermezza e dialogo.
In definitiva la centralità assunta dalla figura di Kirk nella nuova destra statunitense punta verso un adeguamento di quel paese, e dell'Occidente più in generale, alla tendenza evidente dei grandi poli di civiltà nel mondo a ricongiungere le proprie società e istituzioni alle loro radici culturali e religiose profonde. Una tendenza storica fisiologica nel panorama post-globale, che soltanto gli "ultimi giapponesi" delle sinistre relativiste e dell'"Occidente che odia se stesso" si ostinano a non voler vedere, o a considerare come un regresso.