Il piacere figlio d’affanno non è gioia vera
Ne La quiete dopo la tempesta Leopardi descrive la situazione di recuperata gioia di vivere che si assapora dopo una circostanza dolorosa. Mounier e Manzoni, invece, raccontano della grazia che passa anche attraverso il dolore.
È esperienza comune quella di assaporare una sensazione di particolare piacevolezza una volta che sono finite le angustie di una malattia, di un periodo faticoso dal punto di vista lavorativo o particolarmente drammatico per casi che ci sono occorsi. Trascorsi mesi di studio per un esame, una volta superato, siamo invasi da una sensazione di piacere che non deriva solo dall’aver compiuto un passo verso la realizzazione del nostro obiettivo, ma dall’aver superato momenti in cui magari si è faticato e si son sostenuti sacrifici.
Questa situazione di recuperata gioia di vivere che si assapora dopo una circostanza dolorosa viene da Leopardi descritta con l’espressione «piacere figlio d’affanno» ne La quiete dopo la tempesta. Emmanuel Mounier e Alessandro Manzoni raccontano, invece, come l’esperienza, anche dolorosa, possa essere attraversata e accompagnata da una grande grazia.
Assopimento dell’io e divertissement: la filosofia della distrazione
Oggi ci viene detto come divertirci, come pensare positivo, come occupare il nostro tempo libero, ma questa frenesia nasconde un vuoto e non risponde alla domanda essenziale della nostra vita.

