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Il no al gender entra nel Direttorio per la Catechesi

Il nuovo Direttorio per la Catechesi presentato il 25 giugno presenta come novità la condanna della teoria gender, bollata come “un diffuso orientamento” della “filosofia del cosiddetto transumanesimo” che “mette in discussione il dato rivelato: «Maschio e femmina li creò»”.

Borgo Pio 25_06_2020

È stato presentato il 25 giugno in Sala Stampa della Santa Sede il Direttorio che offre gli orientamenti ai quali si deve riferire la catechesi. Il documento, redatto dal Pontificio Consiglio per la Promozione della nuova evangelizzazione, aggiorna i precedenti pubblicati nel 1971 e nel 1997. Il primo venne pubblicato portando a compimento le indicazioni del Concilio Vaticano II che nel decreto Christus Dominus, n. 44 aveva richiesto la redazione di un “Direttorio” per l'istruzione catechistica del popolo cristiano. Se in precedenza era stata la Congregazione per il clero ad occuparsene, questa volta è toccata al dicastero costituito da Benedetto XVI nel 2010 con lo scopo dichiarato di “promuovere una rinnovata evangelizzazione nei paesi dell'Occidente che stanno vivendo una progressiva secolarizzazione della società e una sorta di eclissi del senso di Dio”. Un lavoro che ha richiesto cinque anni per adeguare gli orientamenti alle mutate condizioni storiche.

Tra le novità più rilevanti spicca senz’altro la condanna della teoria gender, bollata come “un diffuso orientamento” della “filosofia del cosiddetto transumanesimo” che “mette in discussione il dato rivelato: «Maschio e femmina li creò»”. “L’identità di genere, secondo tale posizione – si legge nel documento redatto dal dicastero guidato da monsignor Fisichella - non è più un dato originario che l’uomo deve accogliere e riempire di senso, bensì una costruzione socia­le che si decide autonomamente, svincolata totalmente dal sesso biologico”.

Una tendenza che viene contrapposta a quanto scritto nel Libro della Genesi: “l’uomo nega la propria natura e decide che è lui stesso a crearsela. Invece, secondo il racconto biblico della creazione, l’uomo è stato creato da Dio come maschio e come femmina”. “La Chiesa - precisa il Direttorio - è ben consapevole della complessità delle situazioni personali vissute, a volte, in modo conflittuale” e quindi “non giudica le persone, ma invita ad accompagnarle sempre e in qualsiasi situazione” pur nella consapevolezza che “in una prospettiva di fede, la sessualità non è solo un dato fisico, ma è una realtà personale, un valore affidato alla responsabilità della persona”. Alla luce di ciò, viene ricordato che “l’identità sessuale e il vissuto esistenziale dovranno essere una risposta alla chiamata originaria di Dio”.  

Una presa di posizione in linea con quanto aveva già affermato papa Francesco nell’Udienza Generale del 15 aprile 2015. In quell’occasione, proprio citando il passo biblico della Genesi, il pontefice si era chiesto “se la cosiddetta teoria del gender non sia anche espressione di una frustrazione e di una rassegnazione, che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa”, mettendo in guardia dal rischio di fare “un passo indietro” perché “la rimozione della differenza (…) è il problema, non la soluzione”. Oltre all’ingresso del tema gender, nel Direttorio viene ribadito ancora una volta che “la Chiesa afferma con chiarezza che la vira personale è sacra e inviolabile” e per questo si impegna a “promuovere sempre e dovunque la vita umana e di difenderla quando è minacciata”.

Lo fa, quindi, anche considerando la pena di morte “una misura disumana che umilia, in qualsiasi modo venga perseguita, la dignità personale” e condannando l’eugenetica perché, mentre “l'intervento terapeutico sulle linee somatiche è conforme alla dignità della persona”, mentre “quello sulle linee germinali, alterando l'identità della specie umana, è incompatibile con il rispetto della persona”. Il Direttorio, inoltre, sollecita alle Chiese locali l’accoglienza delle persone con disabilità tra i catechisti in nome di una “cultura dell’inclusione contro la logica dello scarto”. “La comunità - si legge nel documento - arricchita dalla loro presenza, si rende più consapevole del mistero salvifico della croce di Cristo e, vivendo relazioni reciproche di accoglienza e solidarietà, diventa generatrice di vita buona e richiamo per il mondo”. (Nico Spuntoni)