Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
cartoon al posto degli apostoli

Il murale dei ragazzi dell'Oratorio che prende la fede in burla

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Marnate, diocesi di Milano. Il murale per la scuola elementare realizzato dai ragazzini dell'oratorio ispirandosi all'Ultima cena di Leonardo, ma al posto degli apostoli ci sono i personaggi dei cartoon: da Biancaneve a Shrek, dall'Uomo ragno al signor Burns. Il vice parroco: «Non ci vedo nulla di dissacrante». Ma la burla è evidente. 

Ecclesia 05_08_2025

I ragazzini dell’oratorio dipingono un murale ispirato all’Ultima Cena di Leonardo, ma al posto degli apostoli ci sono i personaggi dei fumetti. Proprio così, è la bizzarra idea venuta ad un artista chiamato Roberto Todaro, il quale è stato incaricato dal Comune di Marnate di sistemare alcuni spazi pubblici. Le parrocchie di Marnate e di Gorla Minore hanno deciso di offrire manodopera con il lavoro dei ragazzi nel corso delle attività dell’oratorio estivo che si è svolto a giugno e luglio. E per la scuola elementare Gabelli di Marnate il risultato è stato questo: Biancaneve al posto di San Giacomo, Super Mario Bros ha preso la seggiola di San Pietro mentre la sensuale Eva Kant è San Giovanni.

Ci sono proprio tutti: Scream, Bug Bunny con l’immancabile carota, il cinico signor Burns dei Simpson. E poi draghi a tre teste, fantasmini e Trilly, Mazinga e l’Uomo ragno fino all’immancabile Shrek nella posizione dove il genio leonardesco aveva collocato San Simone Taddeo.

L’iniziativa è stata lodata sui giornali locali come esempio civico di collaborazione tra la parrocchia e il Comune. Ma siamo sicuri che non si tratti piuttosto di una dissacrazione non solo dell’opera di Leonardo, ma soprattutto dell’Eucarestia, dato che l’affresco di Santa Maria delle Grazie a Milano in fondo rappresenta il momento della sua istituzione?

Qualcuno in paese ha mugugnato e qualcun altro ha scritto alla Bussola.

Effettivamente, il murale compare proprio in un muro di 11 metri per 2 della scuola elementare, difficile dunque non notarlo. Ma come è possibile che i ragazzini dell’oratorio si siano prestati ad un’operazione che colpisce in un colpo solo tre capisaldi: il gusto per il bello (sfidiamo a trovare originalità in un’accozzaglia simile di personaggi inventati), il rispetto per l’opera di Leonardo e soprattutto la devozione all’Eucarestia?

Cose così te le aspettavi una volta da Oliviero Toscani, non certo da ragazzini accompagnati dal loro curato ad abbellire la scuola locale. Solo che, in un certo senso, dopo le immagini choc del fotografo dei grandi marchi e dalle grandi provocazioni, siamo scesi un po’ di livello e adesso un qualunque “artista” o presunto tale, può permettersi di servirsi senza alcuna originalità di un’iconografia sacra per farsi beffe ancora una volta dell’Eucarestia.

La complicità dei bambini aggiunge poi un tono di sconforto maggiore alla cosa, anche perché se si prende in burla l’istituzione dell’Eucarestia, come stupirsi poi, se, una volta cresciuti, i giovani saluteranno non trovando nulla di interessante nelle proposte della parrocchia?

Lo abbiamo chiesto al curato di Gorla e Marnate, don Luca Molteni, il quale ha ammesso con imbarazzo che la resa finale del Cristo non lo ha pienamente convinto (per forza, sembra il fantasma Casper ndr.), ma nella scelta dei personaggi dei cartoon al posto degli apostoli no, questa è stata una decisione concordata persino con il parroco e che lui stesso difende: «L’idea non è mia, ma dell’artista che vi invito a sentire – ci spiega don Molteni -. L’accordo col Comune era di fare un servizio per la comunità, c’era un murale da realizzare e il soggetto doveva essere questo. I ragazzi sono stati coinvolti nella realizzazione in un progetto di rete con le varie realtà del territorio per sensibilizzare al bene comune, c’è l’idea di coinvolgere i ragazzi più lontani in una forma innovativa di partecipazione».

Si, tutto bene, ma la scelta di sostituire gli apostoli con Mazinga & co? Chiediamo. «Non mi sembrava blasfema né dissacrante», ha risposto, del resto un conto se rappresenti l’ultima cena con i cattivi della Marvel, un altro è con questi personaggi». Discutibile, per lo meno, soprattutto se teniamo conto che nell’originale leonardesco l’unico “cattivo” era Giuda Iscariota; qui, invece ci sono almeno Scream, il signor Burns, Eva Kant e il drago a tre teste che non possono certo essere catalogati tra i buoni. Quindi come la mettiamo?

«Del resto – ribatte il don -, anche all’epoca di Leonardo, spesso si prendevano come modelle delle prostitute». Alt, a questo punto ci tocca obiettare: sì, ma venivano usate come modelle tanto che poi il loro volto veniva sublimato dalla grazia rappresentata dal volto del santo in questione. Ma evidentemente c’è qualcosa che non torna o nella concezione dell’arte o nella concezione di quello che dovrebbe essere il senso del sacro che una parrocchia non deve sacrificare per andare d’amore e d’accordo con il sindaco, spacciandolo per bene comune.

Anche con l’artista le cose non vanno meglio: «L’iniziativa ha coinvolto i ragazzi dell’Oratorio estivo sia di Gorla che di Marnate – ha spiegato Todaro -. Il tema era l’inclusione: si è pensato a un qualcosa che evocasse il concetto di partecipazione, non ci vedo niente di scandaloso; pensiamo ad esempio che lo stesso Andy Warhol si è servito dell’immagine di Leonardo per le sue creazioni». Bè, se è per questo, almeno l’artista statunitense non ha chiesto aiuto ai ragazzi dell’oratorio per terminare le sue creazioni.

«Comunque a me non dà affatto l’idea della dissacrazione – insiste -, credo che l’essere umano debba dotato dell’ironia purché ne faccia buon uso e poi i sacerdoti hanno visto il progetto e l’hanno approvato». Che cosa ci sia poi di ironico nel sostituire Trilly con San Filippo proprio non riusciamo a capirlo. Forse è sarcasmo, e anche dei più grevi, ma non sembra che il sarcasmo debba essere applicato ad una sana educazione cattolica.

Siamo sempre alle solite: col pretesto di avvicinare i giovani, si riduce la fede a burletta. Così si umilia l’estetica del bello perché siamo di fronte alla solita mania di copiare il linguaggio del mondo. Ma la mancanza di originalità svela anche la riduzione del genio dei grandi artisti e questo è un retaggio della pop art che ormai dalle gallerie di New York si è trasferito in discesa inarrestabile nella provincia lombarda.

Infine, se proprio non si vuol vedere una desacralizzazione dell’Eucarestia, si faccia la prova: si prendano le immagini sacre dell’Islam e si faccia ironia su ciò che per loro conta davvero. Siamo sicuri che la cosa finirebbe senza problemi?