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LA RICERCA

Il mondo verso la catastrofe demografica

Una ricerca americana prevede per la fine del secolo un calo generalizzato della popolazione mondiale con ben 23 paesi, tra cui l'Italia, che vedranno gli abitanti più che dimezzati. Necessaria una grande riorganizzazione sociale o sarà il disastro, dicono i ricercatori. Ma le soluzioni non si trovano e si vuole continuare con la stessa ideologia anti-umana che ci ha portato a questa crisi. Un ammonimento anche per la Santa Sede.

Editoriali 16_07_2020 English Español

Alla fine del secolo quasi ogni paese al mondo avrà tassi di fecondità al di sotto del livello di sostituzione, ben 23 paesi vedranno la loro popolazione più che dimezzata, e se le società non saranno capaci di riorganizzarsi sarà un disastro. Finalmente qualcuno che non sia etichettato come pro-life e quindi screditato, si accorge della catastrofe demografica cui stiamo andando incontro. Si tratta dei ricercatori dell’Institute for Health Metrics and Evaluation dell’Università di Washington (USA), il cui studio è stato pubblicato dalla rivista scientifica The Lancet, e ripreso con enfasi dalla BBC.

In realtà lo studio, finanziato dalla Fondazione Bill e Melinda Gates, non usa toni allarmistici pur presentando dati drammatici, mentre molto più chiaro è uno degli autori dello studio nell’intervista alla BBC, in cui parla di «dati sbalorditivi» di cui «si fatica enormemente a capire la gravità», visto che si tratterà di «riorganizzare completamente le società».

La novità di questo studio è nei modelli usati per la proiezione dei dati sulla popolazione, modelli più completi e sofisticati rispetto a quelli usati dalle Nazioni Unite per le proiezioni più recenti. E quindi, mentre l’ultimo rapporto ONU prevede che la popolazione mondiale continuerà a crescere fino al 2100 attestandosi intorni agli 11 miliardi di abitanti, la ricerca in questione vede il picco della popolazione raggiunto già nel 2064 con circa 9.7 miliardi di persone e poi un declino fino a 8.8 miliardi per la fine del secolo.
Ovviamente l’evoluzione non è omogenea, ma su tutti spicca il dato dei paesi che si avviano verso l’estinzione: l’Italia dovrebbe passare dagli attuali 60 milioni di abitanti ai 28 milioni del 2100, mentre il Giappone scenderà da 128 milioni a meno di 53, la Spagna da 46 a 21.5, la Corea del Sud da 52.7 a 24.7.
Cifre da incubo, che per di più tengono conto anche dell’immigrazione. Il fatto è, dicono i ricercatori, che - crollando i tassi di fecondità in tutto il mondo - anche i paesi che hanno scelto l’immigrazione come soluzione alla denatalità si troveranno in forte competizione fra di loro. Peraltro, come abbiamo più volte spiegato, l’immigrazione vista come riempitivo del vuoto lasciato dalla popolazione locale crea molti più problemi di quelli che può risolvere.

Data la matrice ideologica e lo sponsor, la ricerca sottolinea anzitutto il positivo di questi dati, ovvero: meno persone, meno emissione di anidride carbonica (CO2), meno pressione sull’ambiente. D’altra parte però si evidenzia il rischio di una catastrofe sociale se non si saprà rispondere ad alcune semplici domande: chi pagherà le tasse in una popolazione dove gli anziani sono maggioranza? Chi pagherà i servizi sanitari per gli anziani? Chi li curerà? Si potrà ancora andare in pensione?

La ricerca non offre risposte certe, soprattutto non si mettono neanche minimamente in discussione certi presunti diritti civili: aborto e contraccezione. Anzi, la domanda di fondo è proprio questa: come è possibile riequilibrare la popolazione e riorganizzare la società senza mettere in discussione certe “conquiste”?

Diciamo che l’impressione che si ha leggendo la ricerca è proprio quella di trovarsi in un vicolo cieco tale da temere che la invocata “riorganizzazione sociale”, lungi dal poter essere controllata, sarà invece un generale “arretramento sociale” che sarà allo stesso tempo origine e frutto di un lungo periodo di instabilità e violenza, come fu alla fine dell’Impero Romano.

Per decenni si è investito cifre spaventose per convincere il mondo intero che il problema più grave è la sovrappopolazione, che se non si fossero abbattuti i tassi di fecondità il mondo sarebbe andato incontro alla catastrofe; per decenni si sono commessi veri e propri crimini contro l’umanità, con la copertura dell'ONU, attraverso sterilizzazioni di massa e aborti forzati e selettivi (vedi Cina e India) pur di ridurre drasticamente le nascite.
Si è inventata anche una "emergenza ambientale" per giustificare il controllo delle nascite, e non a caso la ricerca considera per questo il calo della popolazione un dato positivo. Si è dunque provocata artificialmente una crisi demografica devastante e ora, senza un’ombra di autocritica, si cerca qualche operazione di ingegneria sociale per riparare i danni.

Ma i danni sono troppo gravi per poter essere riparati; tanto più che si pretende di trovare soluzioni attingendo all’ideologia anti-umana che li ha provocati. La ricerca mette in evidenza proprio la riduzione dell’umano che tale ideologia genera: la crisi demografica viene vista soprattutto in termini di riduzione della forza lavoro, come se l’uomo fosse solo uno strumento di produzione, da cui si comprende l’enorme fardello rappresentato da un’ampia fascia di popolazione non più produttiva.

Sappiamo già purtroppo quale è la prima misura, anche se non detta, per riequilibrare la popolazione: come per contenere le nascite si è eliminato senza pietà i bambini (l’aborto certo, ma in alcuni paesi anche l’infanticidio) ora per riequilibrare la struttura della popolazione si passa all’eliminazione degli anziani, cominciando con l’abbandono terapeutico, già diventato una prassi in tanti paesi, per poi proseguire con l’eutanasia e il suicidio assistito. Abbiamo visto chiaramente nell’emergenza Covid il meccanismo: siccome non c’è possibilità di assistere tutti, si fa una selezione, e ovviamente i più anziani sono i primi ad essere sacrificati.

Questo dovrebbe essere di monito anche per certi personaggi autorevoli della Santa Sede che, con tanto entusiasmo, hanno abbracciato la causa dello sviluppo sostenibile e dell’ambientalismo, pensando così di curare la terra secondo la volontà del Creatore. Hanno portato in Vaticano a pontificare i principali esponenti di questa concezione anti-umana, da Jeffrey Sachs a Paul Ehrlich, fanatici sostenitori del controllo delle nascite e della necessità di ridurre la popolazione mondiale. La loro cura della terra è eliminare gli uomini, la loro lotta alla povertà è eliminare fisicamente i poveri e i più vulnerabili. Camminarci insieme significherà alla lunga abbracciare tutte le loro “terapie”, anche quelle oggi inconfessabili.