I guai della von der Leyen: ora è denunciata dall'Europarlamento
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Gli stanziamenti per la difesa Ue decisi dalla Commissione sono stati fatti bypassando l'Europarlamento. E ora sono finiti nella denuncia presentata da Roberta Metsola alla Corte di giustizia. È solo l'ultimo dei guai per la von der Leyen, alle prese anche con altri scandali.

Von der Leyen ha perso la parlantina del recente passato, mentre crescono le sue preoccupazioni per denunce, indagini giornalistiche e operato di ex commissari.
I giornalisti di “Follow the money”, in un recentissimo servizio hanno giustamente sollevato dubbi e preoccupazioni sulla attività di moral suasion, lobbying e consulenza svolta da Jean-Claude Juncker, cinque piani sotto l'ufficio di Ursula von der Leyen, e a poco più di cinque anni dalla fine del suo mandato di Presidente della Commissione europea (2014-2019). Lo stesso Juncker ha dichiarato di essere e sentirsi «immune» da influenze e pressioni. Ridicola presunzione e superbia. È ben chiaro invece a tutti che anche un solo suo suggerimento di una via alternativa, un cenno per superare ostacoli o apprezzare una proposta interessata, a pochi passi dagli uffici dell’attuale presidente von der Leyen, invia una inopportuna e sbagliata idea di trasparenza e correttezza dentro e fuori dalle istituzioni europee.
Certamente per Ursula Von der Leyen, già protagonista dello scandalo “Pfizergate”, di cui più volte abbiamo informato i lettori, dev’essere del tutto ovvio che ex presidenti e commissari frequentino le istituzioni o accompagnino la ricerca delle migliori soluzioni affaristiche in Europa di multinazionali e imperi economici. Ciononostante, la Von der Leyen deve ora fare i conti anche con la denuncia formale che la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola ha depositato lo scorso 20 agosto, a seguito del tentativo di rilanciare l'industria della difesa europea e di incentivare gli Stati dell'UE a riarmarsi, che la Commissione europea aveva attivato, con una procedura d'emergenza, aggirando il Parlamento.
Il Parlamento chiede, nella sua denuncia alla Corte di giustizia, di annullare «l’uso del regolamento SAFE», ha dichiarato il suo servizio stampa a Euractiv. Tale regolamento, un programma di prestiti per la difesa da 150 miliardi di euro, era stato proposto a marzo dalla Presidente della Commissione Ursula von der Leyen per stimolare la spesa in armamenti il prima possibile, a maggio i ministri dell'UE hanno dato la loro approvazione finale, senza consultare il Parlamento europeo. Finora diciotto Paesi dell'UE hanno formalmente espresso il loro interesse a sottoscrivere prestiti per offerte pari ad almeno 127 miliardi di euro.
Per bypassare l'approvazione parlamentare, la Von Der Leyen ricorse all'articolo 122 del TFUE, normalmente riservato alle emergenze come la pandemia di Covid-19, riducendo notevolmente i tempi di negoziazione del Parlamento. Contro tale abuso di potere il Parlamento all’unanimità ha sostenuto la necessità di denuncia della Commissione alla Corte europea perchè con tale scelta la Commissione «mina la legittimità democratica agli occhi dell'opinione pubblica e non c'è Parlamento al mondo che lo accetti», ha dichiarato il servizio stampa del Parlamento a Euractiv.
I guai per la Presidente della Commissione europea non finiscono qui. Infatti, la banca “ING Belgium” è stata indagata per il suo ruolo nel caso di riciclaggio di denaro che coinvolge l'ex commissario europeo Didier Reynders, come riporta il quotidiano belga Le Soir del 20 agosto. Una conferma ulteriore delle indagini avviate lo scorso dicembre, sull'ex commissario europeo per la Giustizia Reynders per i presunti reati di corruzione e riciclaggio. Secondo le notizie di stampa, l'ex commissario avrebbe depositato circa 700.000 euro in contanti sul suo conto ING tra il 2008 e il 2018 con la compiacenza dello stesso istituto di credito che ha informato l'Unità di elaborazione dell'intelligence finanziaria solo nel 2023.
Solo per far memoria, il liberale Didier Reynders è stato, oltre che varie volte ministro del governo belga, anche Commissario alla Giustizia della prima Commissione europea presieduta da Ursula Von der Leyen, 2019-2024. Un mandato svolto con particolare putigliosità e accanimento politico nei confronti di paesi in quel periodo governati da esecutivi conservatori e di destra come la Polonia, l’Ungheria, la Slovenia e, in parte, Repubblica Ceca e Slovacca. Un periodo nero per la Presidente Von der Leyen, evidentemente concentrata su queste spinose vicende, visti i silenzi imbarazzanti tenuti nelle recenti vicende che hanno interessato i rapporti tra Europa e Stati Uniti. Silenzio al vertice diplomatico di Washington sulla possibile pace tra Russia e Ucraina, silenzio sulla trattativa conclusa (al meglio possibile) tra USA ed Europa su tariffe, prodotti e libertà di mercato. Ennesima prova di una inadeguatezza non solo personale ma, soprattutto, della coalizione politica alla quale ha voluto vincolarsi, trascinando le istituzioni europee nel baratro.