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testimone

I funerali del card. Mureșan, crocevia della storia rumena

Ieri a Blaj l'addio al porporato, ricordato da Leone XIV come «figlio fedele della Chiesa, che non ha vacillato pur in tempi di persecuzione», vivendo in prima persona il dramma della sua patria sotto il regime comunista. Presente alle esequie il card. Gugerotti che ne ha evidenziato la portata storica: «Questo giorno segna il tramonto terreno di quella generazione che ha confessato la fede cristiana fino alle sofferenze più terribili».

Borgo Pio 30_09_2025
Arhieparhia Greco-Catolică de Alba Iulia și Făgăraș

C'erano la storia e la fede del popolo rumeno attorno alla bara del cardinale Lucian Mureșan, arcivescovo maggiore di Făgăraş şi Alba Iulia e primate della Chiesa greco-cattolica in Romania morto a 94 anni il 25 settembre. «È un giorno di valore storico, un giorno di crocevia nella storia di questo popolo e della sua fede. Questo giorno segna il tramonto terreno di quella generazione che ha confessato la fede cristiana fino alle sofferenze più terribili», ha evidenziato il cardinale Claudio Gugerotti, prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali, durante la liturgia esequiale celebrata ieri a Blaj.

Gugerotti ha rievocato il dramma e la speranza incarnati da Mureșan, protagonista della sofferenza vissuta dal suo popolo sotto il regime comunista, «segno di ciò che il rapporto tra Stato e Chiesa non deve e non può essere: un rapporto di sottomissione che mina alla radice la libertà religiosa». A nome del Papa e della Chiesa ha ringraziato «il cardinale Mureșan e tutti i suoi confratelli vescovi, sacerdoti e fedeli laici, per una testimonianza di fedeltà a cui pochi hanno creduto, perché in Occidente se ne sapeva troppo poco: sia perché veniva tenuta segreta con cura, sia perché in molti ambienti occidentali erano condivise certe ideologie politiche e si temeva di perdere consensi se, accanto alle altre libertà proclamate, invocate ed esaltate, si fosse rivendicata a gran voce anche la libertà religiosa».

Non era puramente formale la presenza del capo dello Stato Nicușor Dan e delle massime autorità (tra cui il segretario di Stato per gli affari religiosi Ciprian Olinici), quale «riconoscimento di ciò che egli ha rappresentato per la crescita della coscienza civica di questo grande Paese e per la difesa dell'intangibile dignità di ogni vita umana», ma «anche segno di un impegno a non ripetere mai più le azioni infami commesse in passato, affinché la memoria possa essere purificata e nuovi atteggiamenti di guida della nazione possano essere confermati e rafforzati in questi tempi tanto difficili e contraddittori, in cui il mondo sembra tornare a desiderare posizioni e atteggiamenti di forza e violenza, che credevamo e speravamo fossero superati per sempre», ha auspicato ancora il prefetto delle Chiese Orientali.

Un «figlio fedele della Chiesa, che non ha vacillato pur in tempi di persecuzione»: con queste parole, nel messaggio inviato a mons. Cristian Dumitru Crişan, amministratore della Chiesa Arcivescovile Maggiore Greco-Cattolica Romena, Leone XIV ha reso grazie «per l'esemplare testimonianza» di Mureșan, ricordandone «con ammirazione le difficoltà e le umiliazioni sostenute con coraggio negli anni della prova, quando continuò a servire Cristo nel ministero pastorale anche a rischio della propria libertà». Il Papa ne ricorda inoltre l'abbandono fiducioso al Padre celeste, in piena fedeltà al suo motto episcopale (Fiat voluntas tua), confidando «che, accompagnato dai martiri e dai beati della Chiesa greco-cattolica romena, sia accolto nella gioia del Regno eterno».