Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Sant’Adelaide a cura di Ermes Dovico
Dottrina sociale
a cura di Stefano Fontana

Francia

I 120 anni della legge sulla laicità e le distrazioni di Macron

La legge del 1905 sulla cosiddetta “laicità”, cioè sulla separazione tra Stato e Chiesa, fu imposta con la violenza e il sopruso. Alcuni esempi di quei fatti, che Macron evita di ricordare.

Dottrina sociale 16_12_2025

Il 9 dicembre scorso il presidente francese Emmanuel Macron ha celebrato in un discorso pubblico il 120° anniversario dell’approvazione nel 1905 della legge cosiddetta “della laicità”, sulla separazione tra Stato e Chiesa in Francia.

Macron ha riproposto la scontata motivazione secondo la quale la legge laica «non impone alcuna fede al cittadino» e rimane «neutrale; non fa distinzioni tra le coscienze, rendendole così libere». La Francia non rappresenta «un’identità nata da origini culturali, religiose o particolari», ha aggiunto Macron, che ha elogiato la legge del 1905 come «il compimento della Rivoluzione francese». Ha concluso dicendo che «preservare la legge del 1905, la scuola e, con essa, la laicità, significa preservare la nostra libertà, la libertà di ogni individuo e, quindi, la libertà di tutti».

Una simile interpretazione della legge sulla laïcité è senz’altro politicamente corretta ma, nella sua superficialità, non riesce ad evitare molte contraddizioni. Ne sottolineiamo due. La prima consiste nel negare che la Francia abbia «una identità nata da origini culturali, religiose o particolari». Questa Francia, la Francia della laicità, non è priva di origini culturali dato che lo stesso Macron la considera un «compimento della Rivoluzione francese», che è quindi la sua matrice culturale. Inoltre, la Francia esisteva anche prima di quell’evento, ed era la Francia cristiana, un aspetto fondante anche questo perché la sua storia non inizia nel 1789 e nemmeno nel 1905. Il rifiuto della Francia cristiana, che non ne annulla con ciò l’importanza storica, non è espressione di neutralità, ma esibizione di una precisa identità. La Francia di oggi non è quindi neutra, ha una identità laicista, ossia di negazione che la religione abbia un ruolo pubblico. L’identità di questa Francia è di volere una società senza Dio.

A conferma di quanto ora detto interviene la storia a ricordare che la legge del 1905 fu imposta con la violenza e il sopruso. Si trattava di una imposizione innaturale. Il metodo con cui fu realizzata dichiara senza ombra di dubbio che si è trattato non di neutralità ma di un feroce intervento di parte. Alcuni esempi: le confische dei beni ecclesiastici, l’abbandono dei vescovi privati del governo di chiese, seminari e beni parrocchiali, le limitazioni della libertà di culto per i cattolici, la chiusura delle scuole cattoliche, l’esilio di molti membri degli ordini religiosi, la Grande Chartreuse invasa dai militari, il monastero chiuso e i confratelli dispersi. Gli ospedali furono confiscati, i simboli religiosi tolti dagli edifici pubblici, i sacerdoti accademici non più esentati dal servizio militare. Nel suo discorso, naturalmente, Macron nulla dice di tutto questo, gli storici però lo sanno. Uno spazio neutro imposto in questo modo evidenzia che proprio neutro non è.

La seconda contraddizione consiste nei riferimenti del discorso di Macron al problema islamico. Egli, infatti, ha fatto riferimento alle vittime di alcuni attacchi islamisti e ha detto che non bisogna indietreggiare su questo fronte. Sappiamo come l’islamizzazione della Francia nelle leggi, nella vita sociale e nella scuola sia un fenomeno in velocissima crescita. Ciò significa che la Francia non riesce a garantire quella laicità come spazio neutro che Macron difende ed elogia. E non riesce a farlo perché nessuno è disposto a lottare per uno spazio vuoto, nessuno si dà da fare per difendere una non-identità, soprattutto davanti ad una identità forte come quella islamica.

Stefano Fontana