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AUKUS

Guerra fredda della Francia contro le potenze anglofone

Il Trattato Aukus fra Australia, Regno Unito e Stati Uniti, per la cooperazione tecnologica delle tre potenze nel Pacifico, fa infuriare la Francia. Parigi, infatti, ha assistito, senza essere informata, alla cancellazione del mega-contratto per la fornitura di sommergibili all'Australia. E il nuovo trattato ridisegna le alleanze, emarginando la Nato. 

Esteri 19_09_2021 English Español
Sottomarino Usa classe Virginia in Australia

Australia, USA e Gran Bretagna rinsaldano il vecchio asse nato nelle due guerre mondiali e consolidatosi durante la guerra fredda per saldare una nuova intesa nella regione dell’Indo-Pacifico con l’obiettivo più evidente di rafforzare il fronte anti-cinese.

Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, il primo ministro britannico, Boris Johnson, e il premier australiano, Scott Morrison, hanno annunciato il 16 settembre la nuova intesa militare e industriale AUKUS basata sulla condivisione di tecnologie militari avanzate e la cooperazione più strettra nel settore della Difesa. I tre leader hanno affermato che "lo sforzo che lanciamo oggi aiuterà a sostenere la pace e la stabilità nella regione dell’Indo-Pacifico. Per oltre 70 anni, Australia, Regno Unito e Stati Uniti hanno lavorato insieme ad altri importanti alleati e partner per proteggere i nostri valori condivisi e promuovere la sicurezza e la prosperità. Oggi, con la formazione di AUKUS dobbiamo impegnarci nuovamente in questa visione”. L'accordo punta a facilitare la condivisione di tecnologie in settori quali l'intelligenza artificiale e la propulsione nucleare subacquea poiché l’Australia ha annunciato di volersi dotare di sottomarini di questo tipo, a lunghissima autonomia, con la cooperazione tecnica anglo-americana. 

Immediata la risposta di Pechino: un portavoce del ministero degli esteri Zhao Lijian, ha definito "estremamente irresponsabile" la decisione anglo-americana di esportare in Australia tecnologia nucleare e ha invitato i tre Paesi ad abbandonare la mentalità da guerra fredda”. L'Australia sarà la settima nazione al mondo a essere dotata di sottomarini a propulsione nucleare mentre la Marina Usa punta a schierare nella base navale australiana di Perth i propri sottomarini nucleari d’attacco della classe Virginia. Il Regno Unito ha annunciato che rafforzerà nei prossimi anni la sua presenza navale nella regione e fornirà all’Australia la tecnologia per la propulsione dei sottomarini nucleari d’attacco di cui Canberra acquisirà almeno 8 unità, rinunciando di fatto alla mega-commessa da quasi 60 miliardi di euro annunciata nel 2016 per 12 sottomarini del tipo francese Barracuda a propulsione diesel-elettrica.

L'accordo con Washington e Londra, che prevede la costruzione dei sottomarini nei cantieri di Adelaide, rappresenta quindi un grave danno per la Francia, la sua immagine e la sua industria mentre i modi brutali con cui Parigi è stata informata della cancellazione della commessa sembrano esprimere la volontà di umiliare la potenza europea. Durissima la reazione di Parigi. "Questa decisione brutale, unilaterale e imprevedibile mi ricorda molto quello che faceva Trump - ha tuonato il ministro degli esteri francese Jean-Yves Le Drian - Sono furioso e amareggiato. Non ci si comporta così fra alleati". Le Drian ha poi annunciato il richiamo in patria degli ambasciatori negli Usa e in Australia “per consultazioni”. Decisione assunta “su richiesta del presidente Emmanuel Macron, giustificata dall'eccezionale gravità degli annunci" fatti da Australia e Stati Uniti per quello che viene definito da Parigi "un comportamento inaccettabile tra alleati e partner".

L’ex ambasciatore francese negli Usa, Gerard Araud, ha parlato esplicitamente di pugnalata alle spalle da Stati Uniti e Gran Bretagna rilevando che sarebbe stato molto più semplice per Canberra acquistare i sottomarini nucleari dalla stessa Francia visto che tutti i sommergibili francesi sono a propulsione nucleare e la difficoltà nel programma per i nuovi sottomarini australiani era stata proprio quella di adattarli alla propulsione convenzionale. "Sono profondamente scioccato da questa notizia, ma anche dalle condizioni in cui la apprendiamo", ha affermato il presidente della Commissione Esteri e Difesa del Senato francese, Christian Cambon. “Questo mette in discussione molte certezze. Dovremo esaminare tutte le conseguenze di questa decisione. Dovremo interrogarci sull'atteggiamento ricorrente di alcuni nostri alleati, che si comportano più da avversari che da leali concorrenti”. L'ambasciatore francese in Australia, Jean-Pierre Thebault ha detto esplicitamente che “questo è stato un enorme errore, una pessima gestione della partnership. Non siamo mai stati informati di cambiamenti sostanziali” nel programma per i sottomarini.

La nascita di AUKUS emargina inoltre la NATO e ovviamente l’Unione Europea, che non sono state né informate né consultate. Dopo il ritiro dall'Afghanistan "è la seconda volta che si prende un'importante decisione di questo tipo senza che veniamo coinvolti" e "siamo preoccupati per le conseguenze che potrebbe avere in diversi ambiti. Dovremo parlarne a livello Ue, ma anche con la Nato" ha detto all'AGI un alto funzionario Ue. 

La vicenda conferma il rafforzamento dell’asse strategico tra le potenze anglofone vincitrici della Seconda Guerra Mondiale e la marginalizzazione degli altri alleati, considerati nulla più che gregari. Lo si nota oggi in modo fin troppo evidente nell’area del Pacifico, ma lo si vede molto bene da diversi anni anche in Europa, dove la linea anglo-americana-canadese traina l’Alleanza Atlantica nel braccio di ferro con la Russia e negli aiuti militari all’Ucraina. In secondo luogo la dura risposta della Francia, potenza nucleare non proprio marginale nell’Indo-Pacifico dove conserva territori d’oltremare e basi militari, sottolinea l’orgoglio con cui Parigi difende il suo ruolo e i suoi interessi nazionali anche nei confronti dei cosiddetti “alleati”. Va infine evidenziato che l’annuncio della costituzione dell’’AUKUS è giunto in contemporanea con la definizione dell’impegno strategico dell’Unione Europea nella regione dell’Indo-Pacifico in cui la Ue intende dislocare forze navali.