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Spiritualità

Gli scritti di san Bernardo, una guida per il Paradiso

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Autore di numerose opere, san Bernardo di Chiaravalle è considerato il più importante teologo del XII secolo. Nei suoi scritti ogni frase è come la tappa di un cammino verso il Cielo. I quattro “gradi” dell’amore e l’importanza della devozione a Maria.

Ecclesia 20_08_2025

«Vergine Madre, figlia del tuo figlio,/ umile e alta più che creatura,/ termine fisso d’etterno consiglio,/ tu se’ colei che l’umana natura/ nobilitasti sì, che ‘l suo fattore/ non disdegnò di farsi sua fattura». Una preghiera profonda, dal denso contenuto teologico, fa dire Dante Alighieri, nel canto XXXIII del Paradiso, a san Bernardo di Chiaravalle (1090 ca. - 1153), di cui oggi ricorre la memoria liturgica.

Autore di numerose opere, san Bernardo è considerato il più importante esponente del pensiero mistico-teologico del XII secolo. Fine teologo, prolifico scrittore, il santo cistercense ha fatto della sua vita un forziere di parole tutte rivolte alla Vergine Maria e a Dio. Nello sfogliare i suoi testi, il lettore è invitato, infatti, a intraprendere un viaggio affascinante:  grazie a vette irraggiungibili di una prosa poetica, viene condotto alla scoperta di Dio. Sembra davvero che ogni sua parola, ogni sua frase, sia una tappa di un cammino verso il Cielo.

Per comprendere i suoi scritti, è doveroso, prima di tutto, cercare di comprendere come san Bernardo di Chiaravalle intendesse la sua vocazione cistercense. Le sue parole, i suoi pensieri non possono essere slegati dalla sua vocazione. Scriveva in una sua lettera: «Il nostro ordine è mortificazione, umiltà, povertà volontaria, obbedienza, pace, gioia nello Spirito Santo. Il nostro ordine significa stare sotto un maestro, un abate, una regola, una disciplina […]. Consiste nell’esercitare il silenzio, nel praticare il digiuno, la veglia, la preghiera, il lavoro manuale e soprattutto [esercitare la] carità. E poi nel progredire di giorno in giorno in queste attività e perseverare in esse fino all’ultimo giorno». Le sei parole che elenca in questo scritto delineano già la sua natura di studioso della Parola e del suo essere religioso cistercense: «mortificazione, umiltà, povertà volontaria, obbedienza, pace, gioia nello Spirito Santo». E poi usa un verbo, «progredire», che riesce a farci comprendere lo sforzo con cui il santo ha vissuto la sua vita: una vita condotta nella piena ricerca – attraverso gli studi, le meditazioni e la preghiera – del suo unico grande tesoro, il Signore.

E visto che di ricerca si tratta, bisogna citare uno dei suoi testi più importanti: Sul dovere di amare Dio, in latino De diligendo Deo. Un titolo abbastanza esplicativo: è un dovere amare Dio. Ma perché? E soprattutto in che modo? È lo stesso autore che ci fornisce la risposta: «Volete dunque sapere da me perché e in che modo si debba amare Dio. E io vi rispondo: la causa per cui si deve amare Dio è Dio stesso; e il modo di amarlo è amarlo oltre modo». L’uomo, per san Bernardo, è “costretto” (non nel senso di costrizione, bensì di “inclinazione naturale”) ad amare il Creatore in quanto è Lui stesso ad averci amato per primo. E a supporto di questo ragionamento, che sorprende per la sua naturale semplicità, vengono in mente le parole dell’evangelista Giovanni: «In questo si è manifestato l'amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui. In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati» (Gv 4,9-10).

Amare, dunque. Ed è allora necessario comprendere di quale amore stia parlando il santo. Bernardo ci descrive ben quattro “gradi” dell’amore. Il primo è l’amore per sé stessi, espresso in sintesi in questa sua frase: «Prima l’uomo ama sé stesso per sé. Vedendo poi che da solo non può sussistere, comincia a cercare Dio per mezzo della fede». È questa la prima tappa per l’uomo. Poi, abbiamo la seconda tappa:  «Nel secondo grado, quindi, ama Dio, ma per sé, non per Lui. Cominciando però a frequentare Dio e ad onorarlo in rapporto alle proprie necessità». Poi, troviamo il terzo grado, cioè quando l’anima riesce ad amare «Dio non per sé, ma per Lui. In questo grado ci si ferma a lungo», così scrive. E poi, aggiunge, precisando:  «Non so se in questa vita sia possibile raggiungere il quarto grado». Infine, l’ultimo, il più difficile, è quello  «in cui l’uomo ama sé stesso solo per Dio. Allora, sarà mirabilmente quasi dimentico di sé, quasi abbandonerà sé stesso per tendere tutto a Dio, tanto da essere uno spirito solo con Lui». Immagine dell’unione perfetta con Dio.

Altra opera fondamentale per comprendere il pensiero del santo cistercense è il De gradibus humilitatis et superbiae, ossia I gradi dell’umiltà e della superbia, opera che in una certa misura può essere definita speculare alla citata De diligendo Deo. Anche in questo caso troviamo dei “gradi” che Bernardo di Chiaravalle annovera: si tratta di dodici gradini per conoscere e incontrare l’unica possibile Verità, cioè Cristo. L’uomo per realizzare sé stesso non può che compiere la volontà di Dio. E questo è possibile solamente conquistando l’umiltà. Di conseguenza, più si è superbi più ci si allontana da Dio e più ci si avvicina al peccato.

Ma, certamente, le meditazioni che vengono ricordate maggiormente dal popolo dei fedeli sono quelle che fanno riferimento alla Vergine Maria. È lei a essere al centro della vita religiosa di Bernardo. È lei che venera con devozione filiale, con trasporto poetico. Abbiamo testi come il famoso Memorare, a lui tradizionalmente attribuito, che ormai è entrato a far parte della tradizione popolare mariana. Ma non solo. «Nei pericoli, nelle angustie, nelle incertezze pensa a Maria, invoca Maria. Ella non si parta mai dal tuo labbro, non si parta mai dal tuo cuore; e perché tu abbia ad ottenere l'aiuto della sua preghiera, non dimenticare mai l'esempio della sua vita. Se tu la segui, non puoi deviare; se tu la preghi, non puoi disperare; se tu pensi a lei, non puoi sbagliare», così scrive nei suoi Sermones in Cantica Canticorum, i Sermoni sul Cantico dei Cantici. L’esempio della Vergine, ci ricorda san Bernardo, è faro per ogni cristiano: la Madre di Cristo riesce a non far disperare l’uomo, rivolgendo devotamente il pensiero a lei non possiamo sbagliare. Era naturale, dunque, che Dante scegliesse proprio san Bernardo come guida nel Paradiso: sapeva bene che così facendo non poteva certamente sbagliare.