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NIZZA E VIENNA

Gli jihadisti sfruttano i punti deboli dell'Europa

L'Europa è alle prese con una nuova ondata di attentati, come dimostrano le stragi di Nizza e Vienna. Gli jihadisti sfruttano i nostri punti deboli: uno degli attentatori di Vienna era appena stato scarcerato, dopo una lievissima condanna per terrorismo. E l'Italia non ferma i flussi migratori, nemmeno dopo che l'attentatore di Nizza è risultato essere un clandestino sbarcato a Lampedusa

Politica 04_11_2020
Vienna, tributo alle vittime di Sebastian Kurz

Impoverita e terrorizzata dal Covid e dall’incerta gestione dell’emergenza virale, incapace dopo decenni di terrorismo di matrice islamica di arginare l’immigrazione musulmana e di sgominare il jihadismo interno, un’Europa sempre più fragile deve fare i conti con una recrudescenza delle azioni terroristiche che sembra puntare proprio a enfatizzare le nostre debolezze.

L’attacco di Vienna sembra ricalcare su scala fortunatamente più limitata, gli attacchi terroristici portati nel 2015 dai jihadisti a Parigi. Un gruppo di fuoco composto da un numero ancora imprecisato di terroristi (almeno due) che colpisce in diverse aree della città obiettivi “facili” quali possono essere i civili che passeggiano per strada o che frequentano bar e ristoranti. Quattro i morti, due donne e due uomini tra i 40 e i 50 anni, più 17 feriti tra i quali 7 molto gravi.

Un modus operandi teso a terrorizzare la popolazione ingigantendo la percezione della forza dei terroristi e che consente qualche speranza ai jihadisti di riuscire a far perdere le proprie tracce, ipotesi che sarebbe invece remota se, sotto il fuoco dei kalashnikov, fossero stati sedi istituzionali o gruppi di poliziotti, gendarmi o militari. Una tecnica che sembra portare la firma dello Stato Islamico come dimostrerebbero i segnali lasciati sui social dall’unico terrorista individuato ed ucciso dalla polizia austriaca.

Un macedone di etnia albanese di 20 anni che era stato già condannato l’anno scorso per aver tentato di arruolarsi nell’Isis espatriando in Siria. Reato per il quale era stato condannato l’anno scorso a 22 mesi di carcere per essere poi liberato dopo poco più di sei. Nulla di sorprendente. Da un lato le popolazioni musulmane di Kosovo, Bosnia, Albania e Macedonia hanno offerto negli anni scorsi almeno 800 volontari al jihad del Califfato e Vienna ha chiesto aiuto al governo di Skopje per rintracciare altri tre macedoni sospettati per l’attacco terroristico. Dall’altro in Europa quasi nessun criminale sconta per intero la pena e soprattutto i jihadisti sembrano venir rimessi in libertà con troppa faciloneria, basti pensare che in Francia stanno per essere scarcerati oltre 500 detenuti per reati di terrorismo e più di 700 criminali comuni, tutti islamici e radicalizzati.

Insomma, l’Europa non riesce a prevenire le azioni terroristiche dei jihadisti, né a controllare gli islamisti già segnalati e pregiudicati ma neppure a tenere in carcere quelli che ha già catturato e imprigionato. Al tempo stesso, dopo che è stato appurato che il killer jihadista di Nizza era da pochi giorni sbarcato come immigrato clandestino a Lampedusa, non solo il governo italiano non ha fatto nulla per fermare flussi migratori che da tempo sappiamo alimentare il terrorismo islamico, ma ha persino consentito che negli ultimi giorni si intensificassero fino al record stagionale di 1.600 clandestini sbarcati in 48 ore.

Dopo i fatti di Nizza l’Italia non ha assunto nessun provvedimento per arginare il problema dell’immigrazione illegale e dell’infiltrazione terroristica, ma non ha neppure provato a evitare che si ingigantisse. Ieri il Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica riunitosi al Viminale presieduto dal ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, ha stabilito “l'intensificazione dei controlli ai valichi di frontiera anche con l'impiego dei militari dell'Esercito", con particolare riguardo ai recenti attentati terroristici compiuti a Nizza e a Vienna. Misure che, alla luce dei recenti atti terroristici, sembrano tese a evitare che potenziali terroristi sbarcati illegalmente (e allegramente) in Italia possano recarsi oltre confine quando invece tali misure avrebbero dovuto essere adottate ben prima e per impedire gli ingressi illegali in Italia dai confini marittimi e da quelli terrestri con la Slovenia. 

Se in Europa non riusciamo neppure a contrastare il crimine dell’immigrazione illegale potremo mai risultare credibili nel contrasto al terrorismo islamico? E’ chiaro quindi che in questo contesto il nemico jihadista ha buone ragioni per festeggiare e accentuare il suo attacco puntando e evidenziare tutti gli aspetti della nostra debolezza, che includono anche il rapido ritiro delle forze militari occidentali da Afghanistan e Iraq, dove talebani e Isis sono alla riscossa fornendo ulteriori frecce all’arco della propaganda islamista.