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Giustizia show, stai a vedere se non è colpa della Chiesa...

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A Garlasco manca solo la Banda della Magliana. Però entra la Chiesa, con la tesi di un omicidio perché «Chiara Poggi aveva scoperto delle cose sul rettore del santuario della Bozzola». Si parla di satanismo e pedofilia. Prove? Nessuna, ma intanto lo show è servito. 

Editoriali 27_05_2025

Manca solo la Banda della Magliana e il quadro indiziario di Garlasco è chiuso. Da quando si sono riaccesi i riflettori sul delitto di Chiara Poggi non passa giorno che non emergano fatti, fatterelli o fattacci che stanno condendo la vicenda giudiziaria di “misteri” che vanno ben oltre le indiscrezioni su quello che trapela dalla Procura di Pavia.

È ripartita la giustizia spettacolo, contrariamente a quanto si auspicava, ed è ripartita con nuovi protagonisti. Non più Alberto Stasi, la cui condanna definitiva è ormai derubricata da tutti come ingiusta o irragionevole, ultimo della lista il ministro della Giustizia Nordio, ma in buona compagnia con giudici e persino con l’avvocato del nuovo indagato Andrea Sempio.

E nella ridda di piste da seguire, alimentate dai media, non poteva mancare la Chiesa. In attesa che entri in scena la Banda della Magliana, e magari la pista nera di qualche terrorista assoldato dagli immancabili servizi segreti deviati para massonici, a fare notizia sono pure suggestioni che non hanno nulla a che vedere con la morte della giovane nel 2007, ma che fanno presa sull’opinione pubblica perché le tv ci stanno sguazzando senza un minimo di riscontro probatorio.

Succede che persino Massimo Lovati, il quale di mestiere dovrebbe fare il difensore di Andrea Sempio, principale indagato nel nuovo filone di indagini su cui stanno lavorando non uno, ma quattro pm, sposi pure lui una misteriosa pista satanista a luci rosse per spostare l’attenzione sul suo assistito e tirare in ballo un fatto di cronaca accaduto nel 2014, quando la povera Chiara era già sepolta da 7 anni.

«Chiara è stata uccisa da un sicario», dice Lovati. «Sapeva troppo e non è la prima volta che nella Chiesa succedono cose del genere, come dimostra il caso di Emanuela Orlandi e Stasi si è preso la colpa perché sennò sarebbe stato ucciso anche lui», dice a Repubblica. Ebbene: che cosa avrebbe dovuto sapere Chiara Poggi? Che nel santuario della Bozzola c’era un giro di pedofilia, esorcismo e messe nere. Ma almeno, la differenza tra esorcismo e messa nera, il principe del foro di Vigevano la conosce? Sembra di no.

Tutto viene buttato in un calderone caotico fatto di sogni e suggestioni. Prove? «Non ne ho, è materiale per un romanzo», ma intanto si parla e si scrive. E si fanno ospitate in tv. Chi l’ha visto è stata la prima, poi a ruota Quarto Grado e Zona Bianca, dove domenica, al cospetto del conduttore Giuseppe Brindisi, uno che definiva complottisti i danneggiati da vaccino, ma che riesce a sguazzare nel torbido con storie assurde come questa, si sono trovati uno di fronte all’altro i due avvocati della difesa, Lovati per Sempio e De Rensis per Stasi. Entrambi sostenitori dell’innocenza dell’uomo che si è già fatto 16 anni di carcere per quel delitto, solo che uno è il suo legale, l’altro dovrebbe essere colui che per difendere il nuovo indagato avrebbe tutto l’interesse a lasciare le cose come stanno.

Lo scandalo a luci rosse coinvolgerebbe il rettore del santuario in questione, tale don Gregorio Vitali, il quale ebbe diversi problemi per una vicenda di abusi sessuali. Sì, ma Chiara? Non si sa, in Procura non c’è uno straccio di indizio che colleghi la giovane a quel fatto di cronaca successivo alla sua morte. Ma fa audience, come si dice.

Il fatto è che siamo in Italia e se non tiri in ballo misteriosi emissari del Vaticano e storiacce di satanisti e pedofili, sembra che il pubblico non si diverta. E pace per gli elementi che l’inchiesta sta tirando fuori dai cassetti polverosi, che evidenziano per lo meno una superficialità da far paura nelle indagini precedenti che portarono alla condanna di Stasi.

La voce della pista satanico pedofila, con tanto di esorcismi come se anch’essi facessero parte del pacchetto noir, prende corpo grazie ad un immancabile pentito. E capirai se non c’era il pentito, ma pentito di cosa poi? Il pentito è tale se rientra dentro un programma di giustizia che gli offra protezione in cambio di informazioni probatorie, ma qui chi sarebbe il pentito in questione? E quali notizie probatorie avrebbe fornito? La Procura di Pavia è intervenuta per smentire il tutto e bollarlo come pura fuffa. 

Però la tesi che possa c’entrare questa pista l’ha sostenuta anche Giada Boccellari, a sua volta secondo avvocato difensore di Stasi, che nel 2017 tirò in ballo pure una veggente sensitiva. 

Ma evidentemente qualcuno ha interesse a diffondere certe tesi strampalate e a infangare la Chiesa, tutta la Chiesa persino il Vaticano urca!, come coinvolta nel delitto. Un po’ per distogliere la pressione mediatica sul nuovo indagato, un po’ perché è ormai una prassi consolidata quella di buttare la croce addosso a qualche settore ecclesiale deviato, tanto «calunniate, calunniate, qualcosa resterà».

E se, si sa, la calunnia è un venticello che «prende forza a poco a poco, vola già di loco in loco, va fischiando, brontolando e ti fa d’orror gelar», è pur vero che in questa vicenda del Garlasco bis, non abbiamo dall’altra parte, ad eccezione delle indiscrezioni sapientemente uscite dai passacarte, un quadro indiziario ancora chiaro.

Per lo meno, non abbiamo idea di come la Procura di Pavia intenda smontare le accuse e le prove che hanno portato alla condanna definitiva di Stasi. Accuse e prove che, effettivamente, sono sempre state piuttosto caduche, a cominciare dall’assenza di movente, ma per ogni processo bis di revisione che si rispetti, è necessario partire prima dallo smontare le prove che hanno portato alla condanna di chi si ritiene innocente e poi portare le nuove prove a carico del nuovo accusato. Ma qui, manca, almeno pubblicamente, ogni ipotesi che faccia carta straccia degli indizi che sancirono la condanna definitiva di Stasi.

Questa indeterminatezza, unita sicuramente alla volontà di far uscire da parte inquirente qualche elemento, sennò la notizia dell’impronta attribuita a Sempio non sarebbe venuta allo scoperto, porta di conseguenza media e gli stessi difensori ad affrontare il tutto come uno show.

Show nel quale adesso fa il suo ingresso trionfale anche la Chiesa, perché ormai la letteratura criminale lo sa: il sagrestano ha preso il posto del maggiordomo nella lista dei colpevoli. E uno scandalo a suon di sabba e pedofili non si nega ormai a nessuno.