Giro di vite contro i cristiani in Iran
Il 17 settembre in appello sono state confermate le severe condanne comminate a cinque cristiani convertiti sulla base di accuse pretestuose

Continua la persecuzione dei cristiani in Iran. L’agenzia di stampa AsiaNews denuncia un giro di vite delle autorità iraniane contro i fedeli, colpevoli soltanto di professare la fede, e, con particolare accanimento, contro i musulmani convertiti al cristianesimo. Vengono pretestuosamente accusati di minare l’integrità dello stato, minacciare la sicurezza nazionale e di essere al soldo di potenze straniere, spiega AsiaNews, e delle confessioni vengono estorte a forza facendo uso della tortura. I casi più recenti riguardano cinque convertiti. Il 17 settembre la Corte d’appello della capitale, Teheran, ha confermato in secondo grado le condanne già comminate, per un totale di oltre 41 anni di carcere. La Human Rights Activist News Agency riporta che Hessamuddin Mohammad Junaidi, Abolfazl Ahmadzadeh-Khajani, e altri due imputati che hanno chiesto l’anonimato, sono stati condannati a otto anni e un mese di reclusione, con l’accusa di proselitismo e propaganda contro il regime. Il quinto imputato, Morteza Faghanpour Saasi, è stato condannato a otto anni e 11 mesi: sette anni e sei mesi per “attività educative e di proselitismo devianti, contrarie e lesive della legge islamica in relazione a contatti con l’estero”, sette mesi per propaganda contro il regime e 17 mesi per aver insultato la Guida Suprema. Le accuse per tutti si basano su presunte distribuzioni illegali di libri dal contenuto religioso cristiano, partecipazione a programmi di formazione cristiana on line e all’estero, in Turchia, e pubblicazione sulle reti social di una caricatura di Ali Khamenei, la guida suprema dell’Iran. La Repubblica islamica – ricorda AsiaNews – è il nono peggior Paese al mondo in fatto di persecuzione cristiana nella World Watch List di Open Doors International: “sebbene Teheran riconosca alcune comunità storiche come gli armeni e i caldei – spiega l’agenzia di stampa – i fedeli sono spesso trattati come cittadini di seconda classe e colpiti da politiche discriminatorie. È loro vietato predicare il Vangelo o possedere una Bibbia in lingua persiana, mentre la maggioranza della popolazione è formata da convertiti dall’islam che affrontano le peggiori conseguenze della repressione. Sono visti come apostati e trattati come una minaccia al controllo del governo islamico sul popolo, ministri del culto sono stati arrestati e accusati di “crimini contro la sicurezza nazionale”.