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IL LIBRO

Gigi, il prete-gatto che ricorda don Camillo

È nel mondo ma non del mondo, non insegue mode, non tradisce mai la missione di portare Cristo a tutti, perché ha a cuore la salvezza delle anime che gli sono affidate. Indipendente e un po' scontroso in quanto felino, devoto alla Madonna in quanto prete. Dalla fantasia dei Mienmiuaif esce il libretto, dal sapore guareschiano, Gigi prete diocesano gatto.

Cultura 22_10_2021

La sconfinata fantasia dei Mienmiuaif ha creato un nuovo “supereroe” clericofelino dal pelo nero, salvo una macchia bianca sotto la gola, a mo’ di clergyman. Ecco dunque Gigi, idealtipo del sacerdote che molti cattolici vorrebbero nelle proprie parrocchie ma che, nella cruda realtà, si rivela una specie rara. In quanto gatto, Gigi è di temperamento indipendente e un po’ scontroso, non si cura dei giudizi degli uomini e, quando vuole, sa tirare fuori le unghie. In quanto, prete, però, è fedele alla sua vocazione, prega molto la Madonna e ha fortemente a cuore la salvezza delle anime che gli sono affidate. È un “cowboy in clergyman di pelo di gatto che, invece delle pallottole, spara prediche da paura e spruzza acqua esorcizzata”.

I Mienmiuaif (al secolo Giuseppe Signorin e Anita Baldisserotto) sono un caso più unico che raro di coniugi musicisti e, al tempo stesso, scrittori. Hanno all’attivo due dischi e tre libri, l’ultimo dei quali è, per l’appunto, Gigi prete diocesano gatto (Berica editrice, 2021). Cultori di Netflix e delle serie Tv, ma con spirito critico, nel dar vita al loro nuovo irresistibile personaggio gli autori sembrano rifarsi allo spirito dei cartoni animati e delle sit-com. Ogni episodio della vita di Gigi è solo apparentemente slegato dagli altri. Il filo conduttore è il prete-gatto, un parroco apparentemente come tanti, che troviamo spesso in orazione davanti alla statua di Maria Addolorata: i suoi colloqui con la Madonna ricordano in parte quelli di don Camillo con il Crocefisso e rappresentano il nucleo spirituale del brillante e garbato libriccino. Anche i restanti capitoli, comunque, di guareschiano hanno parecchio. Gigi non deve vedersela con alcun Peppone o don Chichì ma, di volta in volta, deve affrontare sfide sempre nuove al suo zelo apostolico.

Pur non essendo umanamente perfetto, Gigi incarna tutte le virtù che dovrebbe tirare fuori un prete dei nostri giorni di fronte a un’umanità sempre più secolarizzata. Gigi è nel mondo ma non del mondo, portare Cristo a tutti, senza distinzione alcuna, non è il suo obiettivo ma la missione che Dio gli ha dato e che lui non tradisce mai. Gigi non pratica il rispetto umano, non insegue mode, mondanità e modernità, è sacerdote sempre fino in fondo, anche negli errori, compiuti però sempre in buona fede. Converte un noto trapper, che si fa ribattezzare Zaccheo Ebbasta; fa da guida spirituale a un ragazzo Instagram-dipendente, aiutandolo a recuperare una dimensione reale delle relazioni; incontra due miti viventi d’oltreoceano come Oprah Winfrey e Quentin Tarantino, con cui intreccia dei dialoghi esilaranti; un giorno si confronta persino con Greta Thunberg e riesce nel miracoloso intento di convertire i cuori e (grazie a quello!) realizzare il risparmio energetico.

Come tutti i parroci, Gigi ha una perpetua di nome Nina - con cui bisticcia e si riappacifica continuamente - e un incubo ricorrente: i “cattolici gelato-pizza”. Questi ultimi sono i cristiani tiepidi, completamente adagiati nella loro routine, che hanno completamente perso il sale della vita e non risultano per nulla attrattivi, in quanto completamente mimetizzati con il mondo. Gigi, però, non li giudica, in quanto sa che c’è un “cattolico gelato-pizza” in ognuno di noi, Gigi compreso: ne trae quindi spunto per i propri esami di coscienza e per la propria santificazione personale.

Gigi prete diocesano gatto è un libro atipico, intriso di uno humour paradossale e disarmante, uno scritto leggero ma non superficiale, tra le cui pieghe si nasconde la saggezza bimillenaria della Chiesa. Un libro rivolto ai giovani, scritto in un linguaggio giovanile e costellato di topoi giovanili odierni ma per nulla “giovanilista”. Per quanto idealizzato, Gigi è gatto, è prete ma è anche ognuno di noi o, quantomeno, quello che ognuno di noi potrebbe essere se amasse veramente Cristo e la Chiesa.