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IN MEMORIA

Gerstenfeld, lo stratega aziendale che mise a nudo l'antisemitismo

Lascia un segno nella vita sociale, politica e culturale di Israele Manfred Gerstenfeld, appena scomparso all'età di 84 anni. Noto nell'ultimo ventennio soprattutto come grande conoscitore e studioso dell'antisemitismo, in tutte le sue forme, fu anche uno stratega aziendale con un ruolo importante nello sviluppo industriale italiano.

Esteri 13_04_2021
Manfred Gerstenfeld

Lascia un segno nella vita sociale, politica e culturale di Israele Manfred Gerstenfeld, appena scomparso, con molto rimpianto, a Gerusalemme. Aveva 84 anni. Gli viene riconosciuta, anche all’estero, pure in Italia in una prima commemorazione, l’autorevolezza di maggiore studioso dell’antisemitismo e dell’antisionismo, e in effetti sono più di settecento gli studi da lui compiuti in questi ultimi vent’anni, quasi tutti divulgati come saggi e articoli giornalistici. Che purtroppo testimoniamo la vastità, gravità e persistenza del fenomeno, non solo la sua capacità di monitorarlo, “vivisezionarlo” e denunciarlo.

Le manifestazioni antigiudaiche continuano infatti a proliferare, lasciando esterrefatti per la loro persistenza, molteplicità e diffusione, sovente per la loro violenza o perché ammantate dall’antisionismo, incitano all’avversione di Israele, lo “Stato degli ebrei”, alimentando contro di esso una campagna di boicottaggio culturale ed economico; o adottando nelle relazioni internazionali decisioni che di fatto ne contestano o metterebbero a rischio la sua stessa esistenza. Per non parlare delle “aggravanti” di natura religiosa, di pregiudizi antichi, di errori del passato, di malintesi recenti. E delle “incrostazioni”, se non falsità storiche, nell’armamentario polemico islamico, specie del fondamentalismo. 

E’ dall’inizio di questo secolo che Gerstenfeld ha dedicato un prevalente, quasi esclusivo, interesse all’antisemitismo. Con l’autorevolezza che gli veniva dal presiedere (dal 2000 al 2012) il Jerusalem Center for Public Affairs di Gerusalemme ma gli proveniva dalla sopravvivenza sua e della sua famiglia all’Olocausto, dai suoi studi e dalla sua attività professionale. A me, che gli sono stato vicinissimo in tanti precedenti anni, ricordava che suo padre, Rafael, “anticipando gli eventi” durante la Seconda Guerra mondiale “salvò tutta la nostra famiglia”.

Gerstenfeld era nato a Vienna nel 1937, crebbe in Olanda dove conseguì una laurea in chimica organica all’Università di Amsterdam e in economia in quella di Rotterdam, negli anni Sessanta cercò di mettere a frutto questi studi a Parigi ma intravvide le migliori opportunità in Israele e compì l’aliya nel 1968. Le esperienze maturate nella Banca nazionale Leumì, nella principale società di navigazione Zim e in altre importanti aziende industriali lo fecero esperto di strategie aziendali e consigliere di uomini politici, soprattutto del partito Likud. La sua bravura ben presto si irradiò da Israele all’estero, favorita dalla conoscenza di diverse lingue.

Fino in Italia. Nel momento in cui Lorenzo Necci, dal 1981 presidente di Enichimica, poi di Enichem, ha la visione di quel grande progetto chimico nazionale che sarebbe maturato nella joint-venture tra ENI e Montedison. Si conoscono a Milano, scoprono di intendersi perfettamente, e negli anni di collaborazione, che li forgeranno amici, definiscono le caratteristiche dell’impresa che, nel 1988, con l’acquisizione delle imprese chimiche delle due società in Enimont, ne vedrà Necci presidente. Fu questo il periodo in cui, in Israele, io conobbi Manfred Gerstenfeld. Ero il corrispondente dell’Agenzia Nazionale di Stampa ANSA e a Tel Aviv il mio ufficio era adiacente al suo. Ci separava solo una parete. Eravamo vicini a Giaffa e a una moschea abbandonata , a metà altezza di un grattacielo antistante un vasto parco e la riva del Mediterraneo.

È viva la memoria del nostro primo incontro: mi accennò alla sua attività milanese, io gli dissi che si ritrovava vicinissima l’Italia, con tutte le informazioni che da essa si diramavano. Non immaginavamo che, anni dopo a Gerusalemme, saremmo divenuti amici molto cari. Egli mi avrebbe aperto più volte la sua casa, invitato il venerdì sera, alla cena dello shabbat, a tavola con sua moglie, una volta presente il loro figlio Dan, collega giornalista, sempre impegnati prima a pregare Dio, kippa in testa, leggendo lui in ebraico, io in inglese (nel libro che mi passava), gli stessi Salmi.

Un’amicizia, la nostra, che si “nutriva di un’intesa mai esaustiva, di un dialogo sempre scintillante,di mille analisi sulle situazioni contingenti” (così ho appena scritto nel mio libro “Verità e beffe del secolo passato” edito da Marcianum Press) che vertevano “sulla situazione della nazione ebraica, l’antisemitismo, il conflitto arabo-israeliano, il Vicino Oriente, il confronto con il mondo islamico o sulle sue esperienze di consulente internazionale in strategie industriali, ecologiche, ecc”. Le nostre riflessioni erano talmente fitte e coinvolgenti che un giorno, ritrovatici all’aeroporto di Tel Aviv alla partenza per Roma, cominciammo a scambiarcele nella sala di attesa e poi sull’autobus e sull’aereo, seduti accanto, ignorando i vassoi e le  bevande che le hostess di Alitalia continuavano ad offrirci.

I libri! Dell’amicizia fra Gerstenfeld e Necci ne è testimone uno scritto da loro due, edito da Sperling e Kupfer, che ebbe un grande successo. Il suo titolo : “Rivalutare l’Italia – Un progetto per il futuro dell’Italia e dell’Europa” (ne custodisco un esemplare arricchito dalla dedica “cordiale” di Manfred). E fu il primo libro di entrambi, così sostengono le loro biografie, che ne ricordano molti altri. Ma la loro amicizia ebbe un seguito. Necci lasciata l’Eni nel febbraio 1990, pochi mesi dopo, in luglio, era nominato commissario straordinario delle Ferrovie dello Stato, quindi amministratore. E si tiene Gerstenfeld vicino, come consulente (e nella stessa veste per l’Union International Chemin de fer di cui è presidente), gli confida il suo progetto di una rete italiana integrata delle infrastrutture della mobilità e in particolare della TAV che ne è parte; di questa ne delineano insieme la natura di grande impresa privata, evitando ogni insidia pubblica,ovvero gli ingannevoli legami con lo Stato padrone.

Sappiamo come, nel 1996, cessò improvvisamente il rapporto tra Necci e le FS, e abbiamo memoria del penoso seguito giudiziario. Abbiamo pure visto lo stravolgimento del suo progetto della TAV. Non so, e per delicatezza non volli mai chiedere a Gerstenfeld, come evolse la sua relazione con Necci, che pure merita un approfondimento. So invece che Manfred scelse di sviluppare una tematica che lo aveva molto interessato, quella ambientale (fu chiamato per una consulenza ecologica dalla “Hercules”, la più grande industria greca del cemento). Aveva già scritto un secondo libro in italiano “Ambiente e confusione – Segnali per il futuro”, edito pure da Sperling e Kupfer, in cui “senza fanatismi e pregiudizi… aveva riassunto una visione strategica su uno dei più tormentati conflitti del mondo”. E aveva conseguito a Gerusalemme una terza laurea proprio su questa disciplina facendone confluire nel 1988 la tesi in un quarto libro “Ebraismo, ambientalismo e ambiente”. Quattro anni prima la terza sua opera, The future is not what it used to be, tradotta in italiano era stata edita da Rizzoli col titolo “Lo Stato come azienda ? - Una nuova visione della politica”.

Per completare la rievocazione di Gerstenfeld, personalità davvero eminente, occorre ritornare alla sua quasi totale dedizione nell’ultimo ventennio al fenomeno dell’antisemitismo di cui, come ho detto, è considerato uno dei maggiori conoscitori. Un riconoscimento che per questi meriti gli si deve l’8 aprile di ogni anno, in cui nel mondo, e in Israele in particolare, si fa memoria dell’Olocausto. Evocando questa ricorrenza, mi sovviene che alla fine degli anni Novanta, egli mi esternò, da israelita osservante, il suo interesse verso l’Agnello di Dio e mi chiese di fare delle ricerche che a Gerusalemme riuscii a soddisfare ricorrendo ad un altro carissimo amico, il frate francescano e famoso biblista Frederic Manns, docente del Biblicum. Di questa richiesta di Gerstenfeld scrivo nel mio libro; ed oggi collegando l’Agnello al sogno del Faraone dell’epoca di Mosè (spiegato nel Targum) non escludo che Manfred abbia considerato il sovrano egiziano come “il primo antisemita”.

Certamente l’interesse di Gerstenfeld per l’antisemitismo e l’antisionismo si è sviluppato con la nascita nel 1998, a iniziativa del premier svedese Goran Persson, dell’IHRA (International Holocaust Remembrance Alliance) organizzazione che unisce governi ed esperti di vari paesi per rafforzare, promuovere e divulgare l'educazione sulla Shoah, nonché il sostegno della Dichiarazione di principi promulgata nel 2000 dal Forum internazionale di Stoccolma (un documento di otto paragrafi, che sottolinea l'importanza dell'istruzione, del ricordo e della ricerca sull'Olocausto). L'IHRA ha 34 paesi membri, fra cui l’Italia che l’ha presieduta nel 2018; l’ultimo suo impegno – non da poco ! –  è stato chiarire e definire cosa è l’antisemitismo.