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TERRA SANTA

Gaza: strage nella scuola Unrwa di Nuseirat, lievita l'odio fra i due popoli

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Massacro a Nuseirat, a seguito di un attacco aereo israeliano su una cellula di Hamas. Distrutta una scuola dell'Unrwa, i morti sono almeno quaranta. La guerra però sta scaldando gli animi ovunque, come si è visto nella marcia nazionalista di Gerusalemme, dove gli estremisti di Ben Gvir hanno rispolverato il peggio della loro ideologia anti-araba.

- Il nuovo fronte libanese di Stefano Magni

Esteri 07_06_2024
Quel che resta della scuola UNRWA di Nuseirat (La Presse)

Ennesimo massacro di donne e bambini a Gaza. Due missili sono stati lanciati dall’aviazione israeliana e hanno colpito l'ultimo piano di una scuola gestita dall'Unrwa, l'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel Vicino Oriente. La struttura, nel Campo di Nuseirat, in una zona centrale della Striscia, ospitava numerosi sfollati. Il bilancio è drammatico: quaranta le persone uccise e oltre settanta i feriti, tra questi quattordici bambini e nove donne. Erano tutti profughi che avevano trovato rifugio all'interno dell'istituto scolastico, dopo aver vagato per giorni in cerca di un riparo dalle continue e massicce incursioni aeree e dell'artiglieria israeliana.

L'esercito israeliano ha confermato l'accaduto, affermando che i suoi aerei da combattimento hanno colpito una cellula di Hamas all'interno della scuola dell'Unrwa nell'area di Nuseirat e che i terroristi appartenevano alle Forze Nukhba e avevano partecipato al massacro del 7 ottobre scorso. I bombardamenti avrebbero eliminato gli attentatori che stavano pianificando altri attacchi contro le forze israeliane. «L’occupazione (d’Israele, ndr) usa mentire all’opinione pubblica raccontando storie false e inventate per giustificare il brutale crimine commesso contro dozzine di sfollati», ha detto Ismail al-Thawabta, portavoce dell'Ufficio stampa del governo di Gaza, in una nota su X.

Non è la prima volta che strutture gestite dalle Nazioni Unite vengono distrutte dagli israeliani. La scorsa settimana sono stati presi di mira degli edifici nelle vicinanze di una struttura dell’agenzia dell’Onu, nella città meridionale di Rafah. L’esplosione che ne è seguita ha devastato le tende vicine che ospitavano gli sfollati, uccidendo almeno 45 persone. «Questa catastrofe provocata dall’uomo deve finire subito», ha detto Karin Huster, un funzionario di Medici senza Frontiere. Dopo quest'ultima strage serve «un'indagine indipendente» sull'attacco alla scuola dell'Unrwa a Gaza. Lo scrive su X l'Alto rappresentante Ue Josep Borrell. 

Nel frattempo, l'odio tra israeliani e palestinesi si propaga in forma esponenziale. Un’ostilità fomentata dagli uomini, da quei politici che dovrebbero, invece, trovare una via d'uscita a questa guerra. L'odio è esploso anche in occasione della Giornata di Gerusalemme, una festa che ricorda la conquista della parte orientale della città, abitata prevalentemente da palestinesi, durante la Guerra dei Sei Giorni del 1967.

«Morte agli arabi». «Andiamo a riprenderci Gaza, ma prima radiamola al suolo». «Che le vostre case brucino». «Maometto è morto», slogan che echeggiavano lungo la via Dolorosa, gridati dai seguaci di Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich, i due ministri dell'estrema destra. Tutti issavano le bandiere con la Stella di Davide e di Potere ebraico. In molti, però, indossavano anche la maglietta gialla, con il volto del rabbino Meir Kahame, teorico della deportazione da Israele di tutti i palestinesi. I manifestanti erano diretti verso il Muro del Pianto. Davanti alla porta di Damasco, luogo di ritrovo per i palestinesi nella Gerusalemme Est, hanno urlato slogan antiarabi e antislamici. «La Porta di Damasco è nostra. Il Monte del Tempio è nostro. E se Dio vuole, la vittoria completa è nostra», ha detto Ben-Gvir, riferendosi al complesso della moschea di Al-Aqsa, il terzo luogo più sacro dell’islam. «La violenza dei coloni, durante la Marcia delle Bandiere, conferma che Gerusalemme è il cuore del conflitto, e che il nostro popolo non avrà pace finché non finirà l’occupazione e non verrà creato uno stato palestinese indipendente con Gerusalemme come capitale», ha affermato in una nota Ismail Haniyeh, leader di Hamas.

Ma i seguaci di Ben-Gvir e Smotrich non sono la maggioranza nel paese, hanno però il potere di condizionare la vita del governo di Benjamin Netanyahu. Ed è in questo clima di tensione che i negoziatori cercano di raggiungere un accordo per la fine della guerra.

Netanyahu parla di "tregua a tempo", solo il tempo utile per la liberazione degli ostaggi ancora detenuti a Gaza, trovando l’appoggio del ministro della Difesa, Yoav Gallant: «Tutti i negoziati con Hamas avverranno solo sotto il fuoco». Intanto, il governo ha aumentato da trecentomila a trecentocinquantamila il numero di riservisti che le Forze armate possono richiamare entro il primo agosto in caso di necessità. Probabilmente in vista dell'attacco definitivo a Rafah e dell'apertura del nuovo fronte con gli Hezbollah.

Il presidente americano Joe Biden ha reso pubblico, nei giorni scorsi, un piano per un cessate il fuoco, con l’obiettivo di far pressione non solo su Hamas, ma anche su Israele. Molti analisti sostengono che Biden sia infuriato con l'alleato israeliano, il cui obiettivo è quello di prolungare il conflitto per una questione di sopravvivenza politica. «Non voglio commentare - ha detto il presidente statunitense - ma ci sono tutti gli elementi per trarre questa conclusione». Anche i leader del G7 hanno approvato il piano americano. «Chiediamo ad Hamas di accettare questo accordo e invitiamo le nazioni che hanno influenza su Gaza di garantire l’attuazione dell’intesa».

Hamas da parte sua, come rivela una fonte egiziana, all'incontrario di quanto fanno trapelare fonti dall'Arabia Saudita, sta valutando positivamente la proposta fatta dal presidente Biden, tuttavia, nutre forte perplessità sulle intenzioni di Israele. Netanyahu, dal canto suo, continua a respingere il cessate il fuoco definitivo, dopo il rilascio di tutti gli ostaggi. «I documenti israeliani parlano di negoziati a tempo indeterminato senza scadenza, e parlano di una fase durante la quale Israele riprenderebbe i suoi ostaggi e subito dopo darebbe corso ad una nuova guerra. È Israele che deve accettare totalmente il piano Biden», ha detto Sami Abu Zuhri, alto funzionario di Hamas.