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Coadiuvatur ut amoveatur

Fréjus-Toulon: arriva il coadiutore per mons. Rey

Svolta ampiamente prevista per la diocesi francese, "congelata" da un anno e mezzo.

Borgo Pio 22_11_2023

Svolta ampiamente prevista per la diocesi di Fréjus-Toulon prima soggetta a visita apostolica e poi "congelata" dal giugno dell'anno scorso, con tanto di blocco delle ordinazioni sacerdotali (troppi seminaristi? Troppa indulgenza sui criteri per accogliere in seminario? Troppe aperture a carismatici e addirittura tradizionalisti?).

Ieri il Santo Padre ha nominato un coadiutore per l'attuale vescovo mons. Dominique Rey (che guidava la diocesi dal lontano 2000, attraverso ben tre pontificati). L'eletto è mons. François Touvet, finora vescovo di Châlons, che affiancherà mons. Rey nei quattro anni che lo separano dai fatidici 75 e quindi gli subentrerà quale ordinario diocesano a tutti gli effetti. Ma fin d'ora mons. Touvet è dotato di «speciali facoltà conferite dal Santo Padre», cui lui stesso ha fatto riferimento nella lettera pubblicata sul sito diocesano insieme a quella di mons. Rey (che menziona «i settori che il Santo Padre gli ha affidato: gestione del clero, amministrazione, formazione dei seminaristi e dei sacerdoti, sostegno delle comunità»).

I due vescovi si conoscono da anni e da entrambe le parti i torni paiono improntati all'accoglienza reciproca benché si possano leggere accenni al periodo tutt'altro che sereno vissuto dalla diocesi: un anno e mezzo definito da mons. Rey « particolarmente difficile e doloroso per tutti noi», ma senza cedere alla «tentazione di rabbia o di incomprensione di fronte a questa sanzione collettiva, grazie alla preghiera e alla grazia di Dio». Da parte sua mons. Touvet scrive che «la sua reazione [di mons. Rey] è molto dignitosa» (segno che evidentemente, qualche ragione per reagire diversamente l'avrebbe anche avuta).

Il suggerimento di assegnargli un coadiutore viene dallo stesso mons. Rey – come ha dichiarato nell'intervista di Jean-Marie Guénois su Le Figaro – «per compensare alcune inadeguatezze e correggere alcuni errori di discernimento». Se confida di non provare «nessuna amarezza» per l'avvicendamento, racconta che il blocco delle ordinazioni è stato «una grande prova per i seminaristi in attesa», ammirandone «la fiducia, l'umiltà, il coraggio e la perseveranza».

«Una via d'uscita onorevole per mons. Rey e per il suo lavoro pastorale» (così l'ha definita Guénois qualche giorno fa), il cui «dinamismo pastorale e missionario unanimemente riconosciuto» (così il neo-coadiutore nella lettera ai fedeli) appare fuori discussione. Ma qualche domanda resta, se non altro sulla politica dei due pesi e due misure.