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COLOMBIA-VENEZUELA

Farc-Eln, gli accordi di pace aiutano solo i terroristi

A due anni e mezzo dalla firma degli accordi di pace con le Farc, promossi da Cuba e anche dal Vaticano, la guerriglia non è affatto finita. Si è solo spostata. Il Venezuela è diventato un santuario del movimento armato comunista e al confine fra Venezuela e Colombia aumentano omicidi, rapimenti e traffici illeciti.

Esteri 22_07_2019
Guerriglieri delle Farc/Eln

Era un sabato come tantissimi altri a Ureña, un paese dello stato Tachira, in Venezuela. Il sole stava per tramontare nella zona di confine con la Colombia e, all’improvviso, i militari venezuelani individuarono cinque uomini che trascinavano diversi sacchi, nell’atto di attraversare il fiume Táchira dalla sponda colombiana. I militari fermarono gli ignoti, scoprendo che dentro i sacchi c’erano tre teste umane. La macabra scena è accaduta lo scorso 6 luglio mentre un mese prima veniva trovato il corpo decapitato di Evert Antonio Báez Arenales (29 anni), nella stessa città di frontiera.

Quattro persone sono state trovate macellate negli ultimi due mesi al confine colombiano- venezuelano. E non a caso il 23 giugno è fuggito un intero paese dal territorio venezuelano, secondo quanto ha dichiarato la sindaca di Puerto Santander (Colombia), Nidya Reyes, alla radio colombiana RCN Radio. La sindaca ha confermato l’arrivo al suo comune di 198 venezuelani che chiedevano aiuto alla Colombia, tra cui 77 bambini e 121 adulti, che hanno attraversato il confine per timore di altri scontri.

È il risultato degli accordi di pace firmati tra le Farc e il governo di Juan Manuel Santos. Lo ha confermato il direttore della fondazione colombiana Redes (FundaRedes), Javier Tarazona, durante una conferenza stampa, realizzata dopo aver presentato al ministero degli esteri colombiano le prove della presenza dei guerriglieri delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (Farc) e dell’Esercito di Liberazione Nazionale (Eln) in territorio venezuelano.  Tarazona ha denunciato che dopo la firma degli accordi di pace (il 24 novembre 2016), gli uomini delle Farc hanno attraversato il confine e hanno creato il gruppo “Colectivo del Pueblo”. In Venezuela, “ci sono certamente i gruppi irregolari Eln, Epl, le Farc e il gruppo misto Fronte di Liberazione Bolivariana, con una forte presenza in più di 14 stati dei 24 del Paese”, ha evidenziato.

Anche la violenza in Colombia si è intensificata. Non solo è esplosa la violenza negli oltre 2.200 chilometri di frontiera colombiano-venezuelana, perfino gli omicidi in Colombia sono aumentati del 6,7% nel 2018, raggiungendo il tasso più alto dall’anno 2014, a causa dell’azione violenta di nuovi gruppi guerriglieri emersi o rafforzati dopo il tentativo di disarmo delle Farc, secondo un rapporto ufficiale pubblicato martedì 25 giugno dall’Istituto di Medicina Legale della Colombia. Secondo l'autorità forense, l'anno scorso sono stati registrati 12.130 omicidi, mentre nel 2017 erano 11.373. Nel 2018, quindi, è finita la “buona fortuna di otto anni” in cui il numero di omicidi era sceso costantemente in Colombia.

Quindi, nel 2016 sono arrivati gli accordi ma non è andata via la morte. Da quando è stato firmato l'accordo di pace, almeno 500 attivisti e leader della comunità sono stati uccisi e oltre 210.000 persone sono risultate sfollate dalle loro case a causa della violenza. È una pace non raggiunta che tuttavia ha garantito all’ex presidente Santos il Premo Nobel della Pace. Una pace decisa in tutta comodità all’Avana (Cuba) e imposta attraverso la maggioranza dominata da Santos in Parlamento, con i maggiori attori internazionali come sostenitori, compreso Papa Francesco. Questo malgrado gli accordi respinti per la volontà popolare in un plebiscito realizzato due mesi prima.

Inoltre, la coltivazione di coca in Colombia è aumentata del 156%. Sono cifre pubblicate dall’economista colombiano e amministratore delegato della società di consulenza agricola Inverdies, Andrés Espinosa Fenwarth, sottolineando che tale incremento è il risultato degli accordi di pace che hanno portato all’aumento esponenziale delle coltivazioni, da 80.500 ettari nel 2013 a 206.000 ettari nell'agosto 2018. Di conseguenza, la partecipazione globale delle coltivazioni di coca colombiana è aumentata dal 40 al 74%, secondo dati delle Nazioni Unite. Tutto ciò perché “le Farc non hanno rispettato gli impegni presi con il governo Santos, che li obbliga a dire la verità sui comportamenti commessi e le circostanze della loro commissione, in particolare in relazione all'ubicazione dei laboratori, centri di cristallizzazione e le rotte utilizzate dal narcotraffico delle droghe illecite prodotte”, ha affermato Espinosa Fenwarth.

E il Venezuela si è trasformato in una base operativa delle Farc. Secondo un articolo pubblicato dalla fondazione InSight Crime, specializzata nello studio del crimine organizzato, il Paese fornisce ai guerriglieri i principali corridoi di narcotraffico e rifugio per riorganizzare le loro forze. Non a caso, diverse testate sudamericane hanno confermato che i cinque capi dell’ala più violenta e sanguinaria delle Farc hanno abbandonato il processo di pace e si sono rifugiati in territorio venezuelano, tra cui spuntano i nomi di “Iván Márquez”, “Gentil Duarte”, “Jhon 40” y “El Paisa”.

Così sono trascorsi più di 31 mesi e le Farc sono più che mai presenti. È un dato di fatto che le Farc esistano ancora, si sono ripiegate in territorio venezuelano, confermandosi che al di là della pace, gli accordi hanno portato impunità e confusione. “È troppo evidente che gli accordi siano stati creati solo a beneficio dei membri delle Farc e dei loro partner, per riciclare i loro beni, per dare impunità, per ottenere la loro amnistia, il loro perdono, per mancare di rispetto alla dignità del popolo colombiano, per violare leggi e trattati internazionali”, ha ribadito l’analista politico colombiano Fernando Orjuela. Intanto, le cicatrici nel popolo colombiano e ora anche in quello venezuelano, rimangono indelebili.