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Famiglie numerose, l’Italia le beffa. L’Ungheria le aiuta

L’assegno unico si profila sempre più come una beffa per chi ha più figli: la denuncia arriva dall’Associazione Nazionale Famiglie Numerose, riunitasi in Lombardia e che segnala il problema dell’eliminazione delle detrazioni Irpef. Mentre il Governo Draghi procede per spot, in Ungheria si stanziano quasi 10 miliardi di euro per il 2022 in favore di famiglie e natalità.

Famiglia 03_11_2021
Boario_foto_gruppo_Associazione Famiglie Numerose

L’Italia si accanisce contro le famiglie e la natalità. Non far nulla sarebbe già grave, vista la devastazione demografica che vive il Paese, ma penalizzare le famiglie numerose (quelle che accolgono con entusiasmo la vita) porta con sé l’amara ammissione di punirle. La denuncia emerge dall’Assemblea dell’Associazione Nazionale Famiglie Numerose svoltasi a Darfo Boario Terme nei giorni scorsi. Tutti i timori sull’impatto negativo e la penalizzazione che l’assegno unico avrebbe portato alle famiglie numerose, emersi negli scorsi mesi, sono confermati. L’assegno unico, infatti, rischia di essere una beffa per le famiglie numerose; lo avevamo scritto sin dalla scorsa primavera sulla Bussola, mettendo in chiaro che senza una riforma dell’Isee la misura di 250 euro a figlio si sarebbe rivelata una penalizzazione netta.

Ci sono da attendere ancora i decreti attuativi della legge-delega ma ad oggi il Governo ha fatto sapere che intende recuperare le risorse dell’assegno unico principalmente da due voci di spesa: l’abrogazione dell’assegno al nucleo familiare (e con esso anche quello destinato a nuclei con tre figli e il bonus bebè) e le detrazioni di imposta per figli a carico. Solo così si arriverà agli annunciati sei miliardi di investimenti per le famiglie. Non poco ma, come ha spiegato l’Associazione Nazionale Famiglie Numerose, “secondo le nostre simulazioni molte famiglie numerose vedranno ridursi e quasi annullarsi il vantaggio ottenuto in questi mesi con il cosiddetto assegno ponte. E a incidere sulla erosione del beneficio giocheranno soprattutto le detrazioni Irpef: non dimentichiamo, infatti, che fino ad oggi le famiglie con quattro o più figli beneficiavano di una detrazione aggiuntiva di 100 euro al mese, stabilita dal governo Prodi e che sparirà”. In sostanza, “una coppia con almeno quattro figli e 50mila euro di reddito da lavoro dipendente (ed un Isee di 13.227 euro) riceveva fino al mese di giugno una media di 161 euro al mese in benefici per ogni figlio minore. Una cifra salita a 216 euro con l’assegno-ponte. Ma che potrebbe ridursi, secondo le nostre stime, a 180 euro con le risorse attualmente disponibili per coprire l’assegno unico. Si tratta di una perdita complessiva che stimiamo in 146 euro al mese, 1.749 l’anno. Mantenendo, invece, le attuali detrazioni Irpef, la famiglia avrebbe ottenuto un vantaggio sull’assegno ponte di 125 euro complessivi al mese, di 1.501 euro all’anno».

Inoltre, il calcolo Isee (indicatore che serve a valutare e confrontare la situazione economica delle famiglie) continua a non tener conto a sufficienza delle spese sostenute da una coppia che decide di dare vita a molti figli: nella legge-delega se ne prevede una rivisitazione, ma non c’è alcuna certezza sulla direzione che si prenderà nelle valutazioni politiche. Sarebbe utile che il Governo si dedicasse meno a pubblicare ‘spot’ e invece informasse meglio le famiglie, così come ha chiesto in questi giorni la fiscalista Modesta Valenti: “Anziché fare spot di una misura transitoria, è necessario comunicare alle famiglie cosa fare correttamente per ottenere le misure previste a loro sostegno, piuttosto che far credere che le famiglie, solo per il fatto che hanno un ISEE inferiore a 50.000 e un componente del nucleo inoccupato o con partita Iva, possano richiedere AT [l’assegno temporaneo per i figli minori, ndr] e lo riceveranno con certezza”.

Mentre l’Italia dice “no” alle politiche familiari e “no” alla natalità, in Europa c’è un Paese dalla bandiera nazionale simile alla nostra che afferma anno dopo anno la sua dedizione a famiglie e bambini: l’Ungheria. In Ungheria, il tanto vituperato Governo Orbán ha deciso di stanziare il 6,2% del Pil del Paese a favore delle politiche familiari e della natalità. Il governo ungherese spenderà circa 3.500 miliardi di fiorini (pari a 9,7 miliardi di euro) nel 2022, lo ha dichiarato il ministro per le politiche familiari e giovanili Katalin Novák, in un’intervista all’edizione di sabato 30 ottobre del quotidiano Magyar Nemzet. Il ministro ha respinto ogni futile accusa delle opposizioni circa una manovra economica elettoralistica, in vista delle elezioni della prossima primavera. Non è così: come abbiamo più volte descritto anche sulla Bussola, il Governo Orbán dal 2010 ha progressivamente sostenuto con efficaci misure le politiche familiari e favorevoli alla natalità. “Non abbiamo iniziato questo lavoro solo ora, ma abbiamo continuamente stanziato risorse per il sostegno alla famiglia”, ha detto la Novák, aggiungendo: “La spesa per le misure di sostegno alla famiglia aumenterà a circa 3.500 miliardi di fiorini l’anno prossimo, dai soli 960 miliardi nel 2010”.

Una crescita degli investimenti per le politiche familiari impressionante e che non ha paragoni a livello internazionale. Il Governo Orbán non aumenterà solo gli aiuti diretti e le deduzioni fiscali per le famiglie con figli, ma quest’anno costruirà più asili nido nella previsione di rendere disponibili 70.000 posti entro il 2022 e anche alle aziende estere che investiranno nel Paese verrà chiesto di costruire fabbriche con annessi asili nido per le famiglie di operai. La politica familiare ungherese funziona davvero; anche il numero di matrimoni in Ungheria è in crescita. Diminuiscono i divorzi e il numero di aborti è inferiore del 40% rispetto a dieci anni fa. Gli investimenti per la famiglia saranno più del doppio della media Ocse (2.34%), mentre il Paese ha uno dei più alti tassi di crescita del Pil nella regione e in Europa (stima 2021 del Fmi al 7.6%).