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lo studio

Educazione sessuale, giovani manipolati dalla cultura degli adulti

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Secondo uno studio pubblicato da Orizzontescuola cresce il bisogno dei giovani di una educazione sessuale scolastica. Ma non è altro che il risultato del bombardamento fatto dalla cultura edonista del mondo degli adulti. 

Editoriali 26_05_2025

Continuano senza sosta le pressioni, da più parti, per introdurre stabilmente nei percorsi formativi scolastici dei veri e propri moduli di educazione sessuale, talvolta sotto le mentite spoglie della “educazione affettiva”, definizione più accattivante con la quale – già in moltissimi casi - sono state introdotte nelle scuole tematiche gender, presentate da personaggi quanto meno equivoci.

Ci informa infatti Orizzontescuola.it di un nuovo (ennesimo) studio, questa volta condotto da Skuola.net per la Federazione Italiana di Sessuologia Scientifica (FISS), secondo cui  «molti giovani sentono la necessità di una mediazione consapevole»”, dato che l’incontro con il sesso negli anni ha visto un consistente abbassamento dell’età e «molti adolescenti avvertono l’esigenza di ricevere un’educazione sessuale capace di raggiungere tutti in modo rispettoso della privacy e delle differenze individuali».

Il campione coinvolto comprendeva 2.500 partecipanti di età compresa tra gli 11 e i 22 anni, con particolare attenzione – guarda caso - ai temi dell’identità di genere e della salute sessuale. I risultati: il 71,3% si definisce eterosessuale, tuttavia una percentuale definita “significativa” si riconosce in orientamenti diversi, tra cui bisessuale (12,9%), pansessuale (5,8%), asessuale (5,3%) e omosessuale (4,7%). Inoltre, il 7,5% non si identifica con il sesso “assegnato” alla nascita.

L’interesse dichiarato dagli adolescenti non si limita tuttavia solo ai rapporti sessuali: il 90% desidera certamente approfondire l’argomento, ma è interessato anche ai cambiamenti fisici tipici della pubertà (86%) e all’anatomia degli organi genitali (85,3% per quelli femminili, 80,6% per quelli maschili). Emerge anche la volontà – soprattutto da parte del pubblico femminile - di conoscere meglio le dinamiche relazionali e di comunicazione, tra cui il consenso, la gelosia e le delusioni affettive.

Scopo dichiarato dell'indagine è dunque quello di richiamare pubblicamente l’attenzione sull’interesse crescente da parte dei giovani per un’educazione sessuale più «inclusiva, strutturata e attenta» agli aspetti emotivi e relazionali; non solo per introdurre alla conoscenza della sessualità con tutte le sue implicazioni biologiche e relazionali, ma per prevenire e contrastare gli stereotipi e la violenza di genere, l’omofobia, il disagio o il semplice impaccio nella “gestione” della propria identità sessuale, reale o autopercepita. In realtà è facile riconoscere sottotraccia l’obiettivo di giustificare e sdoganare la fruizione delle pratiche sessuali di ogni tipo sin dalla più tenera età, incanalandole verso ogni possibile direzione, offrendo una legittimazione sociale e culturale ad ogni pretesa e inclinazione.

A parere dei giovani intervistati, l’avvio di questa formazione dovrebbe avvenire prima possibile, già durante la scuola secondaria di primo grado, ritenendo superfluo introdurre queste tematiche quando sono già iniziate le prime esperienze dirette. Secondo i dati raccolti, infatti, oltre un terzo degli intervistati (35,1%) ritiene che l’inizio dell’educazione sessuale debba avvenire entro i 12 anni. Un altro 39,6% preferirebbe cominciare durante l’adolescenza, mentre una minoranza indica un avvio addirittura prima dei sei anni!

La scuola – sempre secondo l’indagine (e tanto per cambiare) - è considerata l’ambiente più idoneo allo svolgimento delle attività, purché gestite da un consulente esterno, per evitare il disagio legato al confronto con figure familiari o scolastiche. La grande maggioranza dei giovani, infatti – circa 8 su 10 – ha espresso il desiderio di discutere in modo libero, senza troppi imbarazzi, di queste tematiche con professionisti qualificati, in ambienti protetti.

Insomma, parrebbe una esigenza massicciamente condivisa e fondata su bisogni reali. Ma lo è realmente?

Da una società che ha fatto del contenuto sessuale la filigrana della maggior parte delle comunicazioni ad ogni livello, esaltando il godimento immediato come finalità propria e definitiva dell’esistenza, cosa ci si può aspettare? Le nuove generazioni sono nate e cresciute all’interno di questo clima culturale, bombardate incessantemente da immagini e messaggi erotici (e oggi, con grande frequenza, omoerotici) veicolati, oggi, anche attraverso gli smartphone che sono nelle mani, non di rado, anche di bambini in tenera età e con accesso persino a siti pornografici: possiamo stupirci, allora, che le menti  e i cuori dei nostri giovani siano colmi di impulsi inconsci, fantasie disordinate e aspettative che vanno in certe direzioni? Inoltre, stante questa colossale e ininterrotta operazione di plagio a danno delle giovani generazioni, quale attendibilità potranno mai avere le risposte ricevute dalla Federazione Italiana di Sessuologia Scientifica durante l’indagine sul campo?

Il mondo degli adulti, immerso in una pervasiva cultura edonista e materialista che ha rigettato, in gran parte, il patrimonio di valori ereditato dalla tradizione cristiana dei padri, ha riversato sui propri figli, dietro una ipocrita (o schizofrenica) coltre di perbenismo, tutte le proprie perversioni e ora pretende di istituzionalizzarle per legittimarle pubblicamente, dandogli una veste di moralità.

I giovani, che ancora non hanno consolidato la scorza di cinismo che il mondo attuale richiede, sentono (giustamente) imbarazzo di fronte a certi argomenti, rendendosi conto inconsciamente che vanno a toccare corde delicate, profonde e decisive, e cercano di esorcizzarlo con la formazione teorica in ambienti protetti e con professionisti qualificati purché estranei. I genitori e gli adulti in genere, da parte loro, delegano alla scuola un compito che non le appartiene.

Ma quel sano imbarazzo nelle giovani anime non dovrebbe essere eliminato, bensì custodito, approfondito e compreso, perché è l’eco di una voce interiore che richiama alla verità delle relazioni umane, all’autentico bisogno di amare ed essere amati. Per questo la cosiddetta educazione sessuale dovrebbe avvenire in famiglia, respirando innanzitutto un’aria di rispetto reciproco, pudore e amore disinteressato, e poi con le eventuali e prudenti e misurate parole dei genitori.

Con parole forti (benché in un linguaggio di altri tempi) e inequivocabili lo ribadiva Pio XI nella sua lettera Enciclica Divini Illius Magistri del 1929, là dove affermava:  “Assai diffuso è l'errore di coloro che(...) promuovono una così detta educazione sessuale, falsamente stimando di poter premunire i giovani contro i pericoli del senso con mezzi puramente naturali, quale una temeraria iniziazione ed istruzione preventiva per tutti indistintamente, e anche pubblicamente, e peggio ancora, con l'esporli per tempo alle occasioni, per assuefarli, come essi dicono, e quasi indurirne l'animo contro quei pericoli. Costoro errano gravemente, non volendo riconoscere la nativa fragilità della natura umana e la legge: (...) le colpe contro i buoni costumi non sono tanto effetto dell'ignoranza intellettuale quanto principalmente dell'inferma volontà, esposta alle occasioni e non sostenuta dai mezzi della Grazia (…) In questo delicatissimo argomento, se(…)qualche  istruzione individuale si rende necessaria(…)da parte di chi ha da Dio la missione educativa e la grazia di stato, sono da osservare tutte le cautele notissime all'educazione cristiana tradizionale. Tale e tanta è la miseria nostra, e l'inclinazione al peccato, che spesse volte dalle medesime cose che si dicono per rimedio dei peccati si prende occasione ed incitamento allo stesso peccato

Ogni iniziativa di “educazione sessuale” così come proposta oggi, con la sua pretesa di “normalizzare” le pratiche sessuali di giovani e giovanissimi, insieme alle più bizzarre inclinazioni e perversioni ad essi legate, non avrà altro effetto che incrementare ciò che si vorrebbe “apparentemente” regolamentare e disciplinare. Il risultato finale sarà una società succube della libido più sfrenata e, in ultima analisi, con un alto tasso di infelicità, poiché non è certamente questo che può colmare il bisogno di vero amore del cuore umano. Ma, forse, è proprio questo che si vuole ottenere.