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INTERVISTA

Due sposi e la missione tra i poveri di fratel Biagio

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La storia di Riccardo Rossi, giornalista a lungo ateo, e di sua moglie Barbara Occhipinti. La conversione di lui grazie alla Madonna, l’incontro con lei attraverso la Missione di Biagio Conte. E una vita affidata alla Provvidenza, aiutando i poveri.

Attualità 06_03_2024

Riccardo Rossi è un noto giornalista, che a Napoli veniva chiamato “mastino napoletano”. Negli anni Novanta è stato l’addetto stampa di molti personaggi illustri e politici. Era entrato in un meccanismo dove la notizia non era sempre autentica, ma era scritta per compiacere qualcuno. In quegli anni Riccardo era un ateo convinto. Ma un giorno a Torre Annunziata, nel 1999, qualcosa cambiò nella sua vita. In una chiesa, davanti alla statua della Madonna, sentì dentro di sé una pace celestiale che lo portò a iniziare un percorso di fede.

In questo percorso venne inizialmente seguito da una donna che lo accolse come un figlio, dopo aver perso il suo. Gli donò un viaggio a Roma e lì Riccardo, nell’Aula Nervi del Vaticano, durante un incontro col Papa, rimase profondamente scosso da un messaggio di Giovanni Paolo II rivolto a tutti i giornalisti: «I giornalisti non devono essere complici della cattiva informazione».

Riccardo si è sposato il 12 febbraio 2016 con Barbara Occhipinti. Entrambi hanno lasciato il loro lavoro (lui il giornalismo istituzionale, lei l’impiego come progettista e venditrice in un negozio di ceramiche) e ora si occupano di aiutare chi è in difficoltà nella Missione di Speranza e Carità, fondata da fratel Biagio Conte (1963-2023) a Palermo. Anno cruciale per l’incontro tra i due: il 2014, quando Riccardo abitava a Catania, aiutava disabili e malati terminali e viveva di provvidenza in una casa famiglia, facendo raramente il giornalista. La Nuova Bussola lo ha intervistato.

Riccardo Rossi, puoi raccontare come hai conosciuto Barbara?
Fratel Biagio alla fine del 2014 si allontanò dalla Missione perché la burocrazia non gli permetteva di aiutare i poveri come lui voleva. Lasciò la comunità dicendo alle istituzioni e alla città: «I poveri sono di tutti, ora occupatevene voi». Palermo era preoccupata; si fecero tanti gesti per farlo tornare sui suoi passi. Quando fratel Biagio tornò alla Missione, mi chiese di fare un articolo sul nostro giornale “La Speranza” che mettesse in evidenza un paio di gesti significativi fra le centinaia di aiuti ricevuti. Uno di questi gesti era di Barbara, che in un gruppo Facebook aveva scritto che ogni giorno portava qualcosa da mangiare in comunità e che se ognuno avesse fatto qualcosa la Missione sarebbe potuta andare avanti; inoltre diceva che, essendo povera, donando qualcosa avrebbe dovuto saltare la cena, ma ne era contenta perché magari sarebbe dimagrita un po’. Mi innamorai di quelle parole, volli conoscere Barbara e dopo un mese di frequentazione le chiesi di sposare me, 100 poveri di casa famiglia e di vivere di provvidenza!

Qual è stato il ruolo della Madonna nella scelta del matrimonio e anche dopo?
La preghiera delle mille Ave Maria è stata fondamentale per far nascere nel cuore di Barbara il desiderio di cambiare vita per dedicarla tutta a Dio e ai più deboli. Per bomboniera abbiamo scelto un rosario, perché è stata proprio la preghiera del Rosario a farla decidere di seguirmi. Ora con mia moglie ci siamo consacrati alla “Vergine Maria nel Regno della Divina Volontà”. Facciamo il percorso dei Libri di Cielo di Luisa Piccarreta per unirci, grazie alla nostra Mamma celeste, completamente a Gesù e vivere della Divina Volontà già in questa vita. Personalmente ho avuto alcuni doni tra cui la guarigione dalle ferite dell’infanzia leggendo, fuso con Gesù e Maria, il libro Le 24 Ore della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo.

Voi, a differenza di tanti sposini, non avete vissuto in una vostra casa subito dopo le nozze: ci spiegate il vostro percorso di sposi?
È stato travagliato. Abbiamo vissuto i primi due anni in una stanza in casa famiglia, poi altri due anni in una stanza di un istituto religioso. Solo da pochi anni viviamo finalmente in una casetta. Il Signore ci ha forgiati per farci capire che niente è scontato; tante famiglie non hanno una casa, tante sono costrette a vivere separate. Vivere sotto lo stesso tetto, in una casa, è un dono grande e per questo dobbiamo ringraziare il Signore.

La tua conversione personale è avvenuta nel 1999, dopo essere entrato, a vent’anni dall’ultima volta, in una chiesa a Torre Annunziata. Che cosa è successo esattamente?
Non ero credente ed ero scappato dal caos in cui vivevo a Napoli: i miei genitori si erano separati, mio fratello era scomparso nella rete della droga, nel mio lavoro ricevevo minacce e della gente mi aspettava sotto casa per intimidirmi. Il mio cuore era tormentato. Entrai con una donna, Marinella, e suo figlio nella Basilica della Madonna della Neve a Torre Annunziata e davanti alla statua di Maria sentii una pace nel cuore che non era normale. Da allora ho iniziato un percorso di fede. Ho conosciuto un'altra donna, Dora, a cui avevano ucciso il figlio, e che mi ha fatto da madrina nella fede. Così è iniziata per me una nuova vita.

Il problema della droga ha toccato persone a te vicine. Anche queste persone si possono dire, in un certo senso, “povere”?
Sono tra le più disperate, tutto per loro non ha più senso, solo la droga conta. Mio fratello è arrivato a rubare in casa tutto quello che poteva, così da potersi procurare la droga. È finito in una setta satanica, spesso le droghe portano anche a questo. Ma ogni vizio, dall’alcol alle sigarette, è una porta per fare entrare il male, basti pensare al numero di morti che ci sono ogni anno.

Per il vostro matrimonio avete rinunciato a una lista nozze e avete donato i soldi ricevuti a un progetto per disabili. Anche il vostro viaggio di nozze è stato sui generis: un’udienza con il Papa. Che cosa vi ha detto?
Papa Francesco in realtà ha ascoltato me che parlavo: gli ho raccontato del nostro percorso di sposi e gli abbiamo donato la nostra bomboniera, che era composta da un sacchettino in stoffa con dentro un rosario. Lui alla fine ci ha benedetti e ci ha chiesto di pregare per lui.

Qual è stata, secondo te, la missione di fratel Biagio e quale il messaggio che ha voluto portare?
Lui ha voluto indicarci la via per Gesù. È stato l’uomo dell’accoglienza dei più deboli, l’eremita e il pellegrino, ma è stato soprattutto un innamorato di Gesù e di Mamma Maria.

Oggi la società cerca quasi solo certezze materiali: uno stipendio sicuro, una casa, un’auto e comfort vari. Un po’ il contrario di ciò che avete scelto voi. Qual è il segreto per fidarsi di Dio fino al punto di vivere solo di provvidenza?
Affidarsi totalmente, mirare a fondersi con Gesù e Maria con la speranza certa che ogni nostro atto e preghiera avvicinano il tempo dell’avvento del Regno di Dio. Il Signore è buono e non ci fa mancare niente: se mettiamo in pratica con fede quello che ci assicura nel Vangelo – come in Matteo 6,25-34 – Lui ci dona tutto quello di cui abbiamo bisogno, dalle cose materiali a tanti amici.