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IL PUNTO MILITARE

Donbass, come i russi logorano gli ucraini

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I russi avanzano in Donbass. Dopo dieci mesi di feroci combattimenti a Bakhmut, gli ucraini sono alle strette. E gli americani iniziano a prendere le distanze dalla scelta di Zelensky di difendere la città ad oltranza. Proseguono le battaglie di attrito sul fronte orientale: chi si logorerà per primo?

Esteri 27_04_2023
Bakhmut

I russi avanzano in Donbass. Dopo dieci mesi di feroci combattimenti, la battaglia di Bakhmut (Artemovsk per i russi) sembra giunta all’ultimo atto. I reparti della compagnia militare privata Wagner affiancati dalla fanteria aerotrasportata dell’esercito di Mosca stanno circondando le truppe ucraine interrompendo i movimenti lungo la strada 506 che consentiva ancora di rifornire e rinforzare le truppe di Kiev in città ed evacuare i feriti.

Il leader della Repubblica Popolare di Donetsk (DPR), Denis Pushilin ha reso noto il 21 aprile che la strada per Chasov Yar è stata interrotta e occupata dalle forze della PMC Wagner per “diverse centinaia di metri”. Gli ucraini avrebbero lanciato contrattacchi per liberare il tratto di arteria che da tempo è sotto il tiro dell’artiglieria, ma anche delle armi a fuoco diretto (armi anticarro e leggere) esplosi dalle vicine postazioni russe situate nel saliente settentrionale della tenaglia russa spintasi verso ovest a nord e a sud di Bakhmut.

Proprio lungo questa strada, situata di fatto sulla prima linea, e nel tentativo di costringere i russi ad arretrare dalle postazioni da cui la minacciano, fonti ucraine hanno riferito di un contrattacco supportato dall’artiglieria a est del villaggio di Khromovo, a nord-est della strada 506 che gli ucraini continuano a cercare di impiegare per portare munizioni e forze fresche a Bakhmut.

Già il 12 aprile gli ucraini avevano lanciato un contrattacco in questo settore che era stato fermato dall’artiglieria russa e la situazione per le forze ucraine a Bakhmut sembra diventare ogni giorno più insostenibile dopo molti mesi caratterizzati da elevatissime perdite in truppe ed equipaggiamento. Una situazione difficile anche per il morale delle truppe, anche se non vi sono conferme alle dichiarazioni rese di Evgheni Prigozhin, proprietario della Wagner, che riferivano di militari ucraini che si ribellano ai superiori e gettano le armi nelle immediate retrovie del fronte, a Chasovy Yar e Konstantinovka.

In quest’ultima località il 20 aprile i russi hanno rivelato di aver colpito il quartier generale dell'esercito ucraino che guida le operazioni in questo settore. Il giorno precedente il ministero della Difesa russo ha annunciato che altri tre quartieri occidentali della città di Bakhmut sono caduti nelle mani dei contractors e dei militari di Mosca: "Le unità d'assalto aviotrasportate hanno liberato tre quartieri nella parte nord-occidentale, centrale e sud-occidentale di Bakhmut nelle ultime 24 ore".

La vice ministra ucraina della Difesa, Hanna Malyar, ha ammesso i progressi delle forze russe a Bakhmut e li ha attribuiti alla tattica della terra bruciata. Per le forze ucraine é "molto difficile mantenere le posizioni" senza edifici e altre infrastrutture in cui nascondersi, il che spiega perché "una leggera avanzata del nemico" sia in atto in alcune delle aree urbane che i russi ancora non controllano.

Il giorno precedente Mosca aveva però annunciato il controllo di “tre quarti delle parti settentrionale, centrale e meridionale della città" aggiungendo che erano stati stroncati i tentativi di contrattacco ucraino. Percentuali ancora maggiori sono state fornite da Wagner il 20 aprile che attribuivano ai russi il controllo dell’81% dell’area urbana con un 8% conteso e il 10% (alcuni quartieri occidentali) ancora in mano agli ucraini.  Secondo altre fonti nei quartieri urbani di Bakhmut sarebbero rimaste solo due brigate ucraine col compito di ostacolare l’avanzata russa mentre altre unità vengono ritirate per scongiurare l'accerchiamento.

La battaglia del resto ha assunto per entrambe i belligeranti un valore anche politico e simbolico. Kiev sembra puntare a resistere ancora a Bakhmut, nonostante le pesanti perdite, per non consentire a Mosca di celebrare la presa della città in occasione della festa della vittoria nella Grande Guerra Patriottica (la Seconda guerra mondiale) il 9 maggio, che vedrà la solita parata militare sulla Piazza Rossa.

Zelensky ha ribadito il 23 aprile che l'Ucraina non può rinunciare a tenere Bakhmut “poiché la sua conquista potrebbe essere un punto d'appoggio alla Russia per avanzare su Kramatorsk e Sloviansk”. Anche gli Stati Uniti sembrano consapevoli della profonda crisi delle truppe ucraine a Bakhmut. Alcuni dei documenti segreti del dipartimento della Difesa Usa trapelati sui sociali confermano che il Pentagono aveva avvertito Kiev che la difesa a oltranza di Bakhmut sarebbe stata una battaglia disperata.

Secondo i documenti ripresi dal Washington Post, all'inizio di quest'anno Washington avvisò la leadership ucraina che tentare di difendere Bakhmut avrebbe comportato il rischio di accerchiamento russo poiché i "costanti" progressi conseguiti dalla Russia nell'area sin dallo scorso novembre "hanno compromesso la capacità dell'Ucraina di tenere la città".

Da quanto emerge gli Usa raccomandarono un ritiro prima di febbraio ma Zelensky ha invece insistito nel difendere la città a tutti i costi, al prezzo di un massiccio impiego di uomini e mezzi. Secondo il Washington Post il comandante ucraino incaricato della difesa di Bakhmut, colonnello Pavlo Palisa, ha dichiarato di non essere mai stato informato dai suoi superiori delle raccomandazioni e delle informazioni d'intelligence statunitensi.

Queste rivelazioni da un lato sembrano confermare l’acceso dibattito tra Washington e Kiev circa le valutazioni sulla necessità di difendere o meno “fino all’ultimo uomo” Bakhmut, ma dall’altro potrebbero anche indicare la determinazione degli ambienti militari e d’intelligence americani a far trapelare ai media informazioni che li mettano al riparo da critiche e accuse qualora Bakhmut cada rischiando di far crollare l’intero fronte ucraino di Donetsk.

L’autunno vedrà l’avvio della campagna presidenziale negli Stati Uniti ed è probabile che l’impopolarità di questa guerra costringerà Biden ad affievolire il supporto a Kiev: una circostanza che spiega da un lato perché militari e agenzie d’intelligence Usa cerchino di non farsi sacrificare come capri espiatori dall’amministrazione Biden e dall’altro perché i russi sembrano oggi non aver fretta di concludere la guerra né le battaglie “tritacarne” di Bakhmut e Avdiivka (anche qui gli ucraini rischiano di venire circondati) per eliminare o logorare il numero maggiore di riserve ucraine che non potranno così venire impiegate altrove.

I russi potrebbero infatti contare sul fatto che scadenze politiche e crisi economico-finanziarie in Occidente potrebbero raffreddare il sostegno a Kiev per una guerra a oltranza che secondo gli anglo-americani avrebbe dovuto logorare la Russia, ma che Mosca sembra aver compreso che logorerà maggiormente e più velocemente l’Occidente.

Sui campi di battaglia le truppe di Mosca peraltro continuano a conseguire progressi anche in altri settori. Sempre nella regione di Donetsk i russi avrebbero ripreso ad avanzare anche nell’area di Ugledar mentre fonti ucraine confermano che la situazione ad Avdiivka e Marinka "rimane molto difficile". A ovest di Avdiivka il 21 aprile le truppe russe avrebbero assunto il controllo di un ampio tratto dell’autostrada N20 tra Novobakhmutovka e Krasnogorovka che corre lungo la linea di difesa ucraina. La notizia è stata confermata da fonti militari ma non ufficiali ucraine.

Progressi russi anche più a nord, sul fronte di Kreminna dove nella battaglia che da mesi si combatte nella fitta foresta il 17 aprile sarebbero rimasti uccisi anche sette combattenti britannici aggregati alle truppe ucraine nelle battaglie contro la 76a Divisione Aerotrasportata della Guardia. In questo settore le forze di Kiev hanno fatto affluire rinforzi nelle ultime ore secondo quanto riportato da fonti russe.

L’unica notizia “distensiva” riguarda l’intesa tra Ucraina e Russia per lo scambio totale dei prigionieri: ne ha riferito il capo dell'intelligence militare ucraina, Kyrylo Budanov. "Il nostro Paese si sta avvicinando ad uno scambio tutti-per-tutti con la Russia. Ad oggi, sono già stati scambiati più di 2.200 prigionieri. Si tratta di un caso senza precedenti nella storia: nessuno ha mai fatto una cosa del genere. Tutti gli scambi avvengono dopo la fine delle ostilità e non durante", ha aggiunto.