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CRISI UMANITARIA

"Dèyè mòn, gen mòn": Haiti isola perduta, dal caos al colera

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Non solo l'infinita guerra fra gang, adesso anche il colera. Haiti si prepara ad affrontare una nuova catastrofe umanitaria. Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu approva un'altra forza di intervento per combattere le gang.

Esteri 24_10_2025
Haiti, campo profughi (La Presse)

Haiti è nel caos da tempo e nel giro di pochi mesi quasi 5.000 persone sono state uccise. Tra ottobre 2024 e giugno 2025, 4.864 persone sono state assassinate, di cui oltre 1.000 nella capitale Port-au-Prince e nelle aree limitrofe. Solo nel primo semestre del 2025 le vittime sono almeno 3.141. È la fotografia che emerge dall’ultimo rapporto delle Nazioni Unite. Le gang controllano porzioni crescenti del Paese, i civili fuggono e lo Stato combatte per recuperare porzioni di territorio. A tutto ciò si aggiunge un flusso costante di denaro illecito che inonda Haiti, oltre a traffico di armi, esseri umani, droga e una rete finanziaria fuori controllo. Dèyè mòn, gen mòn –recita un proverbio creolo- “dietro le montagne, ci sono altre montagne”.

La violenza, inizialmente concentrata a Port-au-Prince, si è estesa verso nord. Tra le gang principali coinvolte nell'incessante violenza che vampirizza lo Stato caribico ci sono Viv Ansanm, coalizione nata nel 2023 dall’unione delle fazioni G-9 e G-Pép, responsabile di attacchi a infrastrutture strategiche che hanno causato le dimissioni dell’ex Primo Ministro Ariel Henry; e Gran Grif, la gang più numerosa nel dipartimento agricolo di Artibonite, responsabile dell’80% delle uccisioni dei civili in quell’area dal 2022. Entrambe sono designate organizzazioni terroristiche dal Dipartimento di Stato USA. Nel frattempo, Haiti è diventato un buco nero finanziario con gravi falle nei sistemi contro il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo. Nel 2024 l’Indice di Rischio Antiriciclaggio della Banca di Basilea ha classificato Haiti come il Paese con il rischio più elevato in America Latina, seguito dal Venezuela. L’indice valuta corruzione, trasparenza, regolamentazione e stato di diritto, basandosi su dati pubblici forniti da organismi internazionali (Gruppo d'azione finanziaria internazionale, Banca mondiale, Organizzazione mondiale del commercio). L’attuale sistema finanziario haitiano, fondato sull’uso massiccio di contanti, agevola il riciclaggio di denaro collegato a droga, tratta di persone e traffico d’armi. Le gang, che controllano intere aree di Haiti, sfruttano questo meccanismo per finanziare le proprie attività e rafforzare il controllo sul territorio. Dèyè mòn, gen mòn. Perché c’è un’altra “montagna”. Il Ministero della Sanità Pubblica e della Popolazione (MSPP) di Haiti ha lanciato l’allarme colera e una mobilitazione di emergenza nei comuni dell’area metropolitana di Port-au-Prince dopo la segnalazione di due decessi e dodici casi sospetti. Il governo ha avviato la distribuzione di cloro in 233 aree considerate a rischio, nel tentativo di contenere la diffusione della malattia.

«L’aumento dei casi sospetti, unito a un tasso di positività superiore all’8%, riflette una circolazione attiva del vibrione colerico nella comunità», si legge nel rapporto del Ministero, che ritiene i dati sottostimati. Le zone più vulnerabili restano quelle ad alta densità urbana e con infrastrutture sanitarie inesistenti. L’ultima grande epidemia di colera, tra il 2010 e il 2017, uccise quasi 10mila haitiani dopo il devastante terremoto. E Medici Senza Frontiere ha annunciato la chiusura definitiva del suo centro di pronto soccorso nella capitale haitiana, costretto alla resa dalla violenza crescente. Port-au-Prince è ormai sotto il controllo di bande criminali per circa il 90%. Più del 60% delle strutture sanitarie della città, incluso l’ospedale generale di Haiti, è chiuso o non funzionante. Da gennaio a giugno, secondo le Nazioni Unite, oltre 3.100 persone sono state uccise e 1.100 ferite. Gli sfollati interni hanno raggiunto la cifra record di 1,4 milioni, con un aumento del 36% dalla fine del 2024, secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni. I rifugi di fortuna sono passati dai 142 di dicembre ai 238 attuali. Tra gli sfollati figurano anche decine di sacerdoti e operatori religiosi, segno di un collasso che non risparmia nessuno.

Eppure, tra le infinite “montagne” e il silenzio generale che avvolge Haiti — dimenticata tra le crisi di Gaza e dell’Ucraina — si potrebbe aprire uno spiraglio. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato la creazione di una nuova Gang Suppression Force (GSF), una task force per lo smantellamento delle bande armate. La GSF disporrà di fino a 5.550 agenti di polizia e militari, con il potere di arrestare i membri dei gruppi criminali. La forza opererà in collaborazione con le autorità haitiane e con la Missione Multinazionale di Supporto alla Sicurezza (MSS) guidata dal Kenya, che non era riuscita finora a frenare l’escalation di violenza. La GSF ha già condotto le prime operazioni nel dipartimento di Artibonite, a circa cento chilometri da Port-au-Prince, dove ha affrontato la “feroce resistenza” delle bande armate. Secondo una nota ufficiale non si sono registrati morti né feriti durante gli interventi. I veicoli e i contingenti dispiegati dovrebbero contribuire a ristabilire la sicurezza regionale e garantire ai civili accesso ai servizi essenziali e corridoi di transito sicuri.

Ma se altri haitiani verranno rimpatriati ci saranno più vite da proteggere e da assistere, in un Paese che già non garantisce un domani a quelli che vi si trovano. Appena lo scorso luglio Washington ha annunciato la fine dello status di protezione temporanea concesso dopo il terremoto del 2010. Per il segretario alla Sicurezza nazionale, Kristi Noem, “le condizioni del Paese sono migliorate a sufficienza”. Dèyè mòn, gen mòn.