Delitto Iryna Zarutska, quando il razzismo alla rovescia provoca morti
Iryna Zarutska, rifugiata di guerra ucraina, è stata accoltellata a morte su una metropolitana leggera di Charlotte, Carolina del Nord, Stati Uniti. Il suo assassino è un afro-americano. La sua morte ha riacceso la questione razziale.

Se chiedete cosa sia il caso del delitto Iryna Zarutska, di cui tutti parlano negli Usa da una settimana, il giornalista collettivo, quasi certamente, vi risponderà che è "la nuova mania dei suprematisti bianchi". Elon Musk ha sborsato 1 milione di dollari di tasca sua per finanziare graffittari e pittori che ritraggano la vittima sui muri d'America. E quindi se c'è dietro l'imprenditore sudafricano (ex) amico di Trump, vuole dire che c'è sotto del razzismo. Ma così, questa ragazza ucraina, rifugiata di guerra 23enne, fuggita dall'invasione russa per trovare la morte in un paese in pace, viene uccisa due volte. Prima dal suo assassino, poi dal perbenismo di una società che si ammanta di anti-razzismo.
Iryna Zarutska è stata accoltellata a morte su una metropolitana leggera di Charlotte, Carolina del Nord. Il delitto è avvenuto il 22 agosto, ma la notizia è diventata di dominio pubblico da appena una settimana. E solo grazie alla nuova policy di libertà di espressione di X, voluta da Elon Musk. Altrimenti i media locali e nazionali avevano già relegato la notizia a due righe in cronaca e, soprattutto, per due settimane, nessuno aveva voluto divulgare il video dell’accoltellamento ripreso dalle telecamere di sicurezza. La stessa sindaca di Charlotte ha ringraziato i media che hanno deciso di non pubblicarlo.
Ma cosa c’era da nascondere, oltre al rispetto per la vittima e alla crudezza della scena in sé? Il caso Zarutska ha riacceso i riflettori sulla questione razziale, ma stavolta al contrario. Non è un caso da “Black Lives Matter” di un bianco che uccide un nero, ma il contrario. Iryna, una ragazza bionda, è stata accoltellata di sorpresa (mentre leggeva qualcosa sul suo cellulare e aveva cuffie wireless nelle orecchie) dal vicino di posto, un afro-americano, identificato dalla polizia nel 34enne Decarlos Brown. Non erano soli, il vagone era pieno di passeggeri, la maggior parte dei quali neri (tutti, nella zona di vagone in cui è avvenuto il delitto). Nessuno ha provato a difenderla, nessuno l’ha soccorsa nei lunghi minuti di agonia, nessuno di quelli inquadrati nella telecamera di sorveglianza viene visto chiamare la polizia o i soccorsi. Indifferenza assoluta anche mentre il suo assassino barcollava qua e là per il vagone, sgocciolando sangue della vittima, si toglieva la felpa con cappuccio e poi, con calma serafica, scendeva alla prima stazione.
Cosa sarebbe successo, invertendo i fattori razziali? Se la donna fosse stata nera e il suo assassino biondo? Se la maggioranza schiacciante dei passeggeri fosse stata composta da bianchi caucasici, come sarebbe stata commentata la loro ignavia e indifferenza? Come avrebbero reagito i media e la politica?
La sindaca di Charlotte, Vi Lyles, Democratica e afro-americana, ha emesso un comunicato solo lunedì scorso, 8 settembre, più di due settimane dopo il delitto. Ha speso più parole per descrivere l’assassino come una vittima del sistema che non per la ragazza vittima del delitto: «Si tratta di una situazione tragica che mette in luce i problemi delle reti di sicurezza della società legate all’assistenza sanitaria mentale e dei sistemi che dovrebbero essere in atto», ha scritto la sindaca nel suo primo comunicato.
L’amministrazione Trump è entrata a gamba tesa nel caso, considerando che l’omicidio di Iryna poteva essere prevenuto. Il suo assassino (ancora presunto, fino a sentenza definitiva) Decarlos Brown era stato arrestato altre 14 volte prima del delitto ed era a piede libero. Per questo il presidente vuole federalizzare il caso, considerando l’inaffidabilità della polizia e del sistema giudiziario locali. Decarlos Brown ha una lunga storia criminale, che risale al 2011 e include condanne per rapina a mano armata, furto aggravato e violazione di domicilio. Secondo i registri dello Stato, ha trascorso più di cinque anni dietro le sbarre per rapina a mano armata.
All’inizio di quest'anno, Brown era finito di nuovo nei guai giudiziari perché aveva chiamato a vuoto i soccorsi a seguito di un allarme delirante. A Brown era stata diagnosticata la schizofrenia e soffriva di allucinazioni e paranoia, secondo quanto riferisce sua sorella alla Cnn. L’assassino di Iryna è salito sul treno senza biglietto. Se anche solo quella piccola regola fosse stata fatta rispettare, la ragazza ucraina sarebbe ancora viva.
La richiesta di togliere i fondi alla polizia e di ritirare gli agenti dalle strade parte dal presupposto che il sistema dell’ordine pubblico sia “razzista sistemico”, cioè congegnato apposta per reprimere i neri. Le strategie di repressione del crimine, come la “tolleranza zero”, sono state abolite, Stato dopo Stato, soprattutto dopo l’uccisione di George Floyd da parte di un poliziotto bianco. Era il 2020: quell’anno, Decarlos Brown, futuro assassino di Iryna, veniva rimesso in libertà dopo aver scontato la sua pena carceraria per rapina a mano armata. I manicomi non ci sono più da un pezzo, come in Italia, le carceri sono un “sistema razzista”, quindi si cercano pene sostitutive. Uno schizofrenico (così risulterebbe da una diagnosi) pieno di precedenti penali ma a piede libero, ha avuto modo di scegliere la sua vittima e assassinarla.