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ARGENTINA

Cristina Fernandez arrestata, la presidente che piaceva a Bergoglio

L’ex Presidente della repubblica argentina Cristina Fernandez è stata condannata a 6 anni di reclusione che sta iniziando a scontare ai domiciliari. Era la presidente peronista di sinistra che piaceva a Bergoglio, ma promuoveva l'aborto in patria.

Esteri 20_06_2025
Cristina Fernandez (La Presse)

In questi giorni l’ex Presidente della repubblica argentina Cristina Fernandez è stata non solo condannata a sei anni di carcere per corruzione, in uno dei molteplici processi in cui è imputata, ma ha dovuto iniziare a scontare la sua pena detentiva (ai domiciliari, per ora). In una situazione simile si trova il suo collega e amico di cordata, l’ex Presidente Alberto Fernandez, dopo le accuse di violenza famigliare, denunciate dalla moglie lo scorso anno e che l’hanno già portato ad una condanna di primo grado di 18 anni. 

Si direbbe proprio due splendidi esempi di cattolici in politica e servitori del bene pubblico e dei poveri. Il defunto Papa Francesco aveva un debole per il peronismo argentino. E il peronismo argentino era diventato abortista, promotore delle depravate ideologie e pratiche Lgbt sostenute negli ultimi anni da Cristina Fernadez vedova Kirchner, prima Presidente del paese dal 10 dicembre 2007 al 10 dicembre 2015, poi Vicepresidente dal 10 dicembre 2019 al 10 dicembre 2023, quando aveva lasciato la carica di Presidente al compagno di ventura Alberto Fernandez, Presidente dal 2019 al 2023 e con il quale ha legalizzato l’aborto nel paese. Ebbene il defunto pontefice e collaboratori hanno dedicato molte ore e diversi incontri per riceve, omaggiare e blandire sia Cristina che Alberto Fernandez, come esempi splendidi di incorruttibilità, promotori del bene pubblico, provvidi servitori del popolo. 

Martedì 17 giugno la Corte Suprema dell'Argentina ha respinto il ricorso della difesa di Cristina Fernández, confermando così la condanna dell'ex presidente argentina (reato di amministrazione fraudolenta a danno dello Stato) in un processo corruzione per irregolarità nell'assegnazione di lavori stradali.

Nella sentenza sono stati concessi gli arresti domiciliari all'ex presidente Cristina Fernández de Kirchner, nonostante la posizione dei pubblici ministeri, che avevano chiesto di far scontare in carcere la condanna a sei anni di reclusione per il "caso Vialidad", uno dei tanti scandali corruttivi a cui è sottoposta la “giovanna d’Arco” di Papa Bergoglio. I procuratori Diego Luciani e Sergio Mola avevano chiesto che l'ex first lady fosse condannata a dodici anni invece che a sei e si erano espressi contro gli arresti domiciliari. Il Tribunale invece, non ha solo dimezzato la pena a sei anni ma concesso di rimanere al suo domicilio ed «astenersi dall'adottare comportamenti che possano turbare la tranquillità del quartiere e/o alterare la pacifica convivenza».  

Tutt'altro sta facendo la reginetta del populismo socialista che da tre giorni, direttamente ed indirettamente, aizza la folla e promuove manifestazioni di protesta contro i magistrati e a proprio sostegno. Tant’è che anche le agenzie di stampa internazionali non hanno potuto tacere la corrida che si svolge nei pressi dell’abitazione dell’ex presidente. Grandi folle, fuochi d'artificio, canti ed inni con promesse di ‘tornare al potere’, visto che durante il suo mandato da Presidente e da Vice presidente ha aumentato enormemente il welfare, le prebende assistenzialiste e l'occupazione pubblica in una drammatica espansione dello Stato, lasciando l'Argentina con un'inflazione alle stelle e un deficit massiccio.

In un messaggio trasmesso dagli altoparlanti mercoledì nella Plaza de Mayo di Buenos Aires, Cristina ha assicurato la folla dei sostenitori che «possono rinchiudere me, ma non riusciranno a rinchiudere tutto il popolo argentino…torneremo, ma con più saggezza, con più unità, con più forza. Continuerò a fare tutto ciò che è in mio potere per essere lì, con voi, ce la faremo, perché abbiamo qualcosa che gli altri non hanno, abbiamo persone, abbiamo memoria, abbiamo una patria»…e le tasche piene! Siamo alla pura indecenza sbandierata come virtù. 

Non meglio vanno le cose per l’altro ex Presidente Alberto Fernadez, dopo l’apertura delle indagini per corruzione nell’agosto scorso e l'apertura del processo per corruzione e amministrazione fraudolenta ai danni dello Stato, nel novembre 2024, ora è anche sotto processo con l’accusa di aver minacciato e aggredito gravemente la moglie ed ex first lady Fabiola Yañez Yáñez quando i due condividevano la residenza presidenziale di Olivos tra il 2019 e il 2023. Nella sentenza dell’aprile scorso, di rigetto del ricorso di Fernández, il giudice Irurzum aveva stabilito che «i fatti concreti e oggettivi preliminarmente provati nel caso, tra cui lesioni e altre forme di violenza di genere …sono stati certamente la causa di un marcato peggioramento delle condizioni di salute della vittima». La pena massima che rischi Fernandez in questo caso è di 18 anni di carcere. C’è un nuovo Papa in Vaticano, attendiamo ci siano nuovi e più accorti collaboratori.