Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
AL REGINA COELI

Crimini venezuelani, il giallo delle parole del Papa

L’Appello sul Venezuela annunciato sul bollettino della Santa Sede doveva contenere il rispetto della vita dei detenuti del regime di Nicolas Maduro. Invece Francesco ha parlato a braccio facendo un discorso che alleggerisce la posizione del regime. E che tace sulle torture dei prigionieri politici. 

Esteri 21_05_2018

L’Appello sul Venezuela annunciato sul bollettino della Sala Stampa della Santa Sede per il Regina Coeli ha suscitato una certa meraviglia tra i giornalisti. Per la prima volta il Papa Francesco avrebbe lanciato un appello per il rispetto della vita dei detenuti del regime di Nicolas Maduro: “Desidero dedicare nuovamente un particolare ricordo all’amato Venezuela. Con l’aiuto dello Spirito Santo, tutti si adoperino nella ricerca di soluzioni giuste, efficaci e pacifiche alla grave crisi umanitaria, politica, economica e sociale che sta stremando la popolazione, evitando la tentazione del ricorso a qualsiasi tipo di violenza. Incoraggio le Autorità del Paese ad assicurare il rispetto della vita e dell’integrità di ogni persona, specialmente di quelle che, come i detenuti, sono sotto la loro responsabilità”, dovevano essere le parole del Santo Padre alla fine della tradizionale preghiera.

Invece la Domenica di Pentecoste si è trasformata in Pesce di aprile per i venezuelani. Dopo la preghiera del Regina Coeli il Papa Francesco ha alzato lo sguardo verso i 30mila fedeli riuniti in piazza San Pietro per pronunciare un messaggio improvvisato ben diverso da quello scritto dalla Segretaria di Stato: “Desidero dedicare un particolare ricordo all’amato Venezuela. Chiedo che lo Spirito Santo dia a tutto il popolo venezuelano – tutto, governanti, popolo – la saggezza per incontrare la strada della pace e dell’unità. Anche prego per i detenuti che sono morti ieri”, ha affermato il Pontefice, evitando di leggere il foglio che aveva tra le mani.

Uno strano modo di ricordare “l’amato Venezuela”, quello del Papa Francesco, censurando un messaggio contro il dittatore socialista. Basta confrontare il messaggio diffuso, molto chiaro contro la violazione dei diritti umani in Venezuela, con quello pronunciato alla fine dal Pontefice per capire quanto sia difficile per il Papa argentino fissare una posizione netta contra il delfino di Hugo Chavez, Nicolas Maduro. 

Forse uno dei tanti strani casi delle parole cambiate all’ultimo minuto. Almeno sul Venezuela non è la prima volta che Bergoglio tenta di alleggerire le parole contro il governo venezuelano, ma mai in modo così clamoroso come ieri. Ma cosa sta accadendo in Venezuela ai detenuti? Perché la Segretaria di Stato aveva ritenuto importante parlare di questo argomento?

L’episcopato venezuelano aveva già allertato sulla situazione dei prigionieri politici di Maduro. In un comunicato pubblicato lo scorso giovedì 17 maggio, la Commissione di Giustizia e Pace della Conferenza Episcopale del Venezuela aveva fatto appello “allo Stato, alla sua responsabilità nei confronti della vita e dell'integrità di tutte le persone detenute. Garantire i diritti umani è un obbligo imperdonabile e non trasferibile dei governi”.

Lo stesso giorno i prigionieri del carcere “El Helicoide” erano in rivolta, chiedendo giustizia e libertà. Ma non si tratta di detenuti comuni, sono un gruppo di 58 prigionieri politici di Maduro, composto da leader politici, studenti e attivisti. Secondo la Ong “Foro Penal Venezolano”, dedicata alla difesa delle vittime di persecuzione politica, il 35% erano stati rilasciati su cauzione, ma continuavano ad essere detenuti illegalmente dalla polizia politica, il servizio di intelligence bolivariano SEBIN. Oltre ai prigionieri de “El Helicoide”, nel paese ci sono più di 330 “dissidenti politici” arrestati dal regime.

Ma “El Helicoide” non è un carcere, è un centro di tortura. Alfredo Romero, presidente del “Foro Penal Venezolano”, ha affermato che riceve molto spesso le denunce dei prigionieri sulle torture che subiscono. “I nostri telefoni non smettono di suonare con testimonianze della violenza fisica e psicologica che si vive nell'Helicoide. È orribile, stiamo parlando di persone appese al tetto, nudi, che ricevono colpi e docce di acqua ghiacciata, che subiscono persino violenza sessuale”.

“Nessuno può essere privato della dignità”. Si legge sul titolo del comunicato dei vescovi venezuelani, citando una frase di Papa Francesco. Si riferivano al carcere “El Helicoide”, “dove i cittadini sono detenuti per ragioni di carattere politico”. I vescovi richiamano le autorità “a rispettare la vita di chi è sotto la sua responsabilità”, considerando che si trovano nelle istituzioni dello Stato venezuelano”. Esigono “il rispetto dei diritti umani di tutti e una soluzione pacifica al problema”. Proprio quello a cui riferiva il messaggio censurato dal Papa Francesco.