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La decisione

Contraccettivi in cenere, gli USA fanno adirare i neo-malthusiani

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Una fornitura enorme di contraccettivi, del valore di quasi 10 milioni di dollari e figlia delle politiche verso i Paesi poveri della smantellata UsAid, è vicina ad essere incenerita. Protestano le organizzazioni per il controllo delle nascite e l’aborto, che hanno cercato, finora senza successo, di acquisire i contraccettivi dall’Amministrazione Trump.

Attualità 13_08_2025
Il segretario di Stato USA, Marco Rubio

Un numero enorme di contraccettivi potrebbe finire in cenere. Lo scorso 23-24 luglio la Reuters ha dato notizia del fatto che contraccettivi finanziati dagli Stati Uniti, per un valore di quasi 10 milioni di dollari, sono sul punto di lasciare il Belgio per essere inceneriti in Francia, dopo che Washington ha rifiutato le offerte dell’Unfpa (il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione) e di multinazionali abortiste come la Marie Stopes International (oggi MSI Reproductive Choices) di acquistare o spedire tali forniture ai Paesi poveri.

Le forniture di contraccettivi – che includono pillole e dispositivi intrauterini – facevano parte di una iniziativa dell'Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale (UsAid), agenzia in gran parte smantellata da quando il presidente degli Stati Uniti Donald Trump è tornato alla Casa Bianca a gennaio, grazie all'azione congiunta del segretario di Stato Marco Rubio e dell’allora responsabile delle politiche antispreco (Doge), Elon Musk. Dall’1 luglio l'Agenzia è chiusa e i suoi pochi  programmi ritenuti ancora validi e in linea con le politiche USA sono promossi, controllati e attivati dal Dipartimento di Stato.

Secondo la Commissione europea, spetta al Belgio, dove erano immagazzinate le scorte americane, insieme alla Francia, dove saranno distrutte, trovare una soluzione. «La Commissione non può fare nulla; spetta agli Stati membri agire» ha dichiarato l’11 agosto una fonte ad Euractiv. Intervenire sulla destinazione delle scorte di contraccettivi di proprietà USA metterebbe la Commissione in una posizione delicata, poiché se da un lato Bruxelles deve affrontare le pressioni delle organizzazioni per il controllo delle nascite e l’aborto, al contempo deve assolutamente evitare di inimicarsi Donald Trump e il Dipartimento di Stato americano. 

Al momento almeno una parte delle scorte è stata spedita in Francia per essere incenerita, anche se le principali aziende di smaltimento rifiuti Veolia ed Engie hanno negato qualsiasi coinvolgimento. Venerdì 1 agosto la Francia aveva dichiarato di non poter sequestrare i prodotti contraccettivi del valore stimato di 9,7 milioni di dollari che gli Stati Uniti intendono distruggere: secondo il Ministero della Salute francese, come riporta Le Monde, non esiste alcun modo legale per intervenire. L’11 agosto, il Ministero degli Esteri belga ha dichiarato ad Euractiv che stava «esplorando tutte le vie possibili per evitare la distruzione di questi prodotti, comprese soluzioni di trasferimento temporaneo», suggerendo che non tutte le scorte sono state ancora distrutte.

Ovvie le pressioni e proteste delle multinazionali abortiste. Secondo la Federazione internazionale per la pianificazione familiare (IPPF, nell’acronimo inglese) la distruzione potrebbe privare della contraccezione 1,4 milioni di donne in Africa. Per la Reproductive Health Supplies Coalition la distruzione degli strumenti contraccettivi potrebbe portare a «362.000 gravidanze indesiderate, 161.000 nascite non pianificate; 110.000 aborti non sicuri e 718 decessi materni evitabili». L’1 agosto Marie Stopes International ha ricordato di essersi offerta di rilevare i contraccettivi, pagando le tasse di importazione e gestendo la logistica. Ma gli Stati Uniti erano disposti a vendere la merce solo al suo prezzo pieno di mercato, secondo quanto detto già a luglio alla Reuters da Sarah Shaw, una dirigente di MSI.

In prima linea nell’impegno per acquisire i contraccettivi è la Francia, lo stesso Paese che ha incluso la cosiddetta “libertà” di abortire nella sua Costituzione. La scorsa settimana Marine Tondelier, leader dei Verdi francesi, ha scritto una lettera aperta indirizzata al presidente Emmanuel Macron, sottolineando che la Francia «non può essere complice, nemmeno indirettamente, di politiche retrograde, né può tollerare che risorse mediche vitali vengano distrutte». Che poi i Verdi, difensori nominali dell’ambiente, siano i primi a voler impedire le nascite di bambini e anche ad avallarne l’uccisione nel grembo materno – visto che alcuni metodi contraccettivi possono avere anche effetti abortivi – è la conferma del cortocircuito morale in cui vive oggi l’Occidente.

Al momento è confermata sia la decisione dell’Amministrazione Trump di distruggere questa grande fornitura di contraccettivi sia la posizione della Commissione Europea di astenersi da ogni intervento.