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IL LIBRO INCHIESTA

Complici del male. Sinistra e jihadisti in Francia fanno fronte comune

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Il libro inchiesta di Omar Youssef Souleimane svela i legami fra La France Insoumise, primo partito della sinistra francese e gli ambienti radicali islamici. Un'alleanza elettorale pericolosa che apre la strada alla shariah e all'antisemitismo in Francia.

Esteri 30_09_2025
Omar Youssef Souleimane

C’è irritabilità nei corridoi de La France Insoumise. Un nervosismo vivo, che non nasce dalla crisi politica imposta da Macron – paradossalmente un’occasione che potrebbe perfino rafforzare le ambizioni elettorali della sinistra radicale parigina – bensì dall’imminente pubblicazione di un’inchiesta destinata a scuotere l’intero Paese: un libro che annuncia di rivelare i rapporti tra il movimento di Jean-Luc Mélenchon e l’islamismo.

«Da giovedì – avverte con tono tagliente Omar Youssef Souleimane, autore dell’opera – consiglio ai parlamentari del partito (La France Insoumise, ndr) di acquistare il volume, leggerlo con calma, senza agitarsi, e poi trarre le proprie conclusioni. Se lo riterranno diffamatorio, hanno tutto il diritto di citarmi in giudizio: siamo pur sempre in un Paese in cui la libertà d’espressione è sacra. Vorrei ricordare che ho trascorso venticinque anni della mia vita in Siria e in Arabia Saudita. Là ero già giornalista e bastava pubblicare un articolo perché venissi aggredito dai servizi segreti, umiliato, persino picchiato. Sono fuggito da quell’ingiustizia per rifugiarmi in Francia, la patria dei diritti umani: non certo per rivivere lo stesso incubo».

Parole al vetriolo, ma pronunciate in tutta calma all’indomani della clamorosa sconfitta legale inflitta al partito di Mélenchon che aveva tentato di fermare in tribunale la pubblicazione di un libro già diventato caso nazionale ancor prima di arrivare in libreria. Les Complices du mal, edito da Plon – in italiano I complici del male – squaderna i rapporti controversi tra candidati di LFI e progetti sovversivi di matrice islamista, tesi a imporre norme sociali compatibili con la shari’a. Un’opera osteggiata con forza dalla sinistra francese più dura e pura, e che ora, proprio grazie a quella battaglia legale persa, si prepara a diventare un detonatore politico. 

Addirittura il partito aveva presentato un ricorso d’urgenza davanti al tribunale di Parigi contro la casa editrice Place des Éditeurs chiedendo una divulgazione anticipata e forzata dell’opera, con l’obiettivo di esaminarne le pagine prima che arrivassero in libreria. Ma i giudici hanno respinto la richiesta, pronunciandosi a favore di Omar Youssef Souleimane, che si era opposto con fermezza, rivendicando non solo la propria libertà d’autore, ma anche quella libertà di espressione che sarebbe stata irrimediabilmente compromessa da una simile imposizione. E La France Insoumise è stata pertanto condannata a pagare 1.500 euro a Place des éditeurs per le spese legali.

Souleimane, ex cronista ricercato dai servizi segreti siriani per la sua attività contro il regime di al-Assad, racconta di aver costruito l’inchiesta calandosi dall’interno, infiltrandosi nelle primissime manifestazioni e raduni pro-Pal organizzati in Francia all’indomani del 7 ottobre 2023. E si è trovato di fronte a quella che descrive come una strategia mirata: un patto elettorale tra La France Insoumise e gli ambienti islamisti, calibrato con un obiettivo preciso, conquistare il “voto della comunità musulmana”. Un’operazione politica che, secondo Souleimane, non è un episodio isolato, ma l’espressione di una tendenza più ampia. Ne emerge una narrazione aspra, in cui viene messa in evidenza «un’alleanza elettorale» pensata per conquistare il «voto della comunità musulmana».  L’accusa — diretta, spiazzante e disturbante per l’opinione pubblica francese — è che alcuni dirigenti e candidati della gauche radicale abbiano intessuto rapporti con progetti tesi a introdurre regole sociali compatibili con la shari’a.

D’altronde, la Francia, lo sappiamo, è il principale laboratorio europeo dell’islamo-gauchismo: la saldatura tra settori della sinistra radicale e istanze islamiste, un’alleanza tattica che sfrutta il linguaggio dei diritti e delle rivendicazioni sociali per aprire varchi all’interno della democrazia repubblicana. 

Ma la shari’a — l’insieme di precetti che regolano non solo il culto, ma la vita familiare, i codici penale e civile, le norme bancarie e amministrative delle comunità islamiche — risulta profondamente inconciliabile con i principi che governano le società occidentali. Una vera e propria minaccia alla tenuta di qualsiasi Stato, in questo caso della Francia. Basti ricordare che lo jihad — lo “sforzo e dovere collettivo” volto all’edificazione di uno Stato islamico — non è un concetto marginale, ma parte integrante della shari’a stessa, che lo definisce come obbligo religioso e giuridico, subordinando la politica alla dimensione della guerra: accogliere la shari’a equivale a imporre un impianto normativo che non regola la fede, ma istituzionalizza il terrorismo.

«Com’è possibile che in Francia, un paese laico, i fondamentalisti siano così presenti? Che approfittino della democrazia per infiltrare la loro ideologia? La cosa più inquietante è questa alleanza tra islamisti ed estrema sinistra: è semplicemente sconvolgente». Si interroga Souleimane che, in Complici del male, la battezza  “sinistra halal”.

Il libro si apre con un ricordo personale: «Mi chiamo Omar, provengo da una famiglia musulmana praticante. E nella metropolitana di Parigi, nel gennaio 2015, un uomo mi ha scambiato per un ebreo e ha cercato di uccidermi. Solo dal mio aspetto, ha pensato che fossi ebreo. Venire in Francia, il Paese di Jean Jaurès e Paul Éluard, e rivivere ciò che avevo vissuto in Siria, è stato terribile». Souleimane approda Oltralpe nel 2012, dove ottiene prima l’asilo politico e poi la cittadinanza. Con l’ambizione di farsi poeta, pubblica diversi libri prima di arrivare a I complici del male, l’inchiesta che lo ha costretto a rivivere il passato: «tredici anni dopo, mi ritrovo di fronte a politici che vogliono ridurmi al silenzio!». 

Nel suo J’accuse, Souleimane non esita a chiamare in causa anche l’eurodeputata Rima Hassan, volto di spicco de La France Insoumise, che, kefiah stretta al collo, sulla stampa nazionale, non sui canali arabi di ispirazione islamista, ha definito la Francia «un Paese colonialista» e persino «un Paese del Male», esprimendo sostegno aperto ad Hamas che  avrebbe «agito legittimamente». «Sono esattamente le stesse parole dei Fratelli Musulmani», osserva Souleimane, tracciando una linea di continuità inquietante tra le dichiarazioni di una rappresentante politica francese e la retorica delle organizzazioni islamiste.

«Dal 7 ottobre ho perso la maggior parte dei miei amici arabi» racconta lo scrittore nato a Damasco. «Ai loro occhi, l’antisemitismo in Medio Oriente non dovrebbe essere rivelato agli occidentali, per non sostenere l’agenda  “sionista”. Soprattutto nel mezzo della guerra israelo-palestinese. […] La cosa più triste è che sono stati miei compagni nella rivoluzione siriana, sanno benissimo che demonizzare Israele è una parte essenziale della propaganda del regime per restare al potere». 

Non sono mancate, così, neanche le minacce di morte. «Ho ricevuto insulti in francese e in arabo, semplicemente per aver detto una verità che tutti conoscono. Sappiamo bene che la parola ‘ebreo’ è un insulto in Medio Oriente».  

Il tentativo di censura della sinistra si è già trasformato in un boomerang, un classico “effetto Streisand”: più si tenta di mettere a tacere un contenuto, più cresce la sua visibilità. Il libro, infatti, è già salito in cima alle classifiche online dei bestseller prima ancora dell’uscita. E quando un libro finisce al centro di una battaglia legale e politica diventa il nodo visibile di tensioni più vaste. Il nervosismo all’interno delle stanze di partito di Mélenchon la dice lunga, ma soprattutto interroga: cosa hanno da nascondere o da temere? 

Nel frattempo, l’ex imam salafita Bruno Guillot - oggi convertito al cattolicesimo -, intervistato il 13 settembre su Europe1, ha confermato che la strategia dei Fratelli musulmani è quella di entrare nella vita politica francese tramite Mélenchon: «I Fratelli musulmani sono molto consapevoli della situazione in occidente, conoscono molto bene i suoi difetti».