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TIZIANA E LE ALTRE

Come proteggersi dalla gogna di Internet

Tiziana Cantone suicida per video hard diventati virali, una diciassettenne viene violentata a Rimini, filmata e il video finisce nel Web. Come difendersi da questi nuovi pericoli? Il diritto possiede almeno in parte gli strumenti adatti.

L'ITALIA SESSUOFOBA CHE NON C'E' di Marco Guerra

Cultura 17_09_2016
Manuale di diritto dell'informazione e della comunicazione

I recenti tragici avvenimenti riguardanti l’uso disinvolto e scriteriato della Rete ripropongono il tema della gogna mediatica e interpellano le coscienze di tutti gli internauti, a prescindere dall’età. Si sta discutendo in queste settimane in Parlamento il disegno di legge sul cyberbullismo, ma il suicidio di Tiziana, trentunenne napoletana che si è tolta la vita qualche giorno fa perché non ha retto alla vergogna in Rete, conferma che i rischi del web riguardano tutte le fasce d’età. 

Su internet è vietato sbagliare ed è inutile pentirsi. Pubblicare una notizia, una foto, un video significa accettare che la loro diffusione possa prendere strade assolutamente impreviste e spesso pericolose. Ogni giorno la polizia postale oscura siti pedopornografici o che inneggiano al terrorismo o all’odio razziale. La Rete è un Far West in cui la facilità di accesso rende spesso sterili i controlli preventivi o le censure. Tiziana Cantone, solo per citare l’ultima vittima della Rete, si è impiccata con un foulard nella casa in cui viveva con la mamma, poiché on line erano finiti (a sua insaputa) filmini piccanti girati per un gioco hard. La rimozione di quei video, disposta dall'autorità giudiziaria, non è mai avvenuta in maniera integrale perché la loro diffusione era virale ed esistono tuttora centinaia di migliaia di pagine di Facebook che parlano di lei. La Procura del Tribunale di Napoli Nord ha aperto anche un fascicolo per istigazione al suicidio. E ora sono partite incriminazioni anche per violazione della privacy e diffamazione. Intanto, però, Tiziana non c'è più perché non è riuscita a superare la vergogna e il dolore, e ha deciso di farla finita. 

Il diritto possiede almeno in parte gli strumenti per combattere questi abusi. Tuttavia la sfida appare impari, se è vero che proprio due giorni fa il Garante della Privacy ha ammesso che il diritto all’oblio e la protezione della sfera di privacy delle persone che finiscono sul web è assai problematica, se non impossibile. Ecco perché lo stesso Antonello Soro ha aggiunto che, al di là delle opportune azioni di contrasto e delle iniziative legislative tese a predisporre una cornice di norme da rispettare, occorre agire sul versante educativo e culturale. In che modo? Insegnando ai ragazzi, fin dalle scuole dell’obbligo, come utilizzare i potenti mezzi tecnologici, evitando che si trasformino in killer dei loro sogni e, in alcuni casi, perfino delle loro vite. 

C’è poca consapevolezza nelle nuove generazioni circa le trappole e le insidie della piazza elettronica. Difficilissimo tracciare un confine chiaro tra sfera privata e sfera pubblica quando si entra in un social network. L’ingenua o casuale diffusione on line di momenti di vita privata o di debolezza personale può trasformare il resto della propria esistenza in un'odissea. Sempre in settimana un altro episodio increscioso ha scosso l’opinione pubblica. A Rimini, una diciassettenne è stata violentata nel bagno della discoteca mentre le amiche filmavano tutto con i loro cellulari. La denuncia è scattata dopo la diffusione del filmato su WhatsApp. Anche qui è partita un’indagine della Procura.

Non bisogna, però, demonizzare la Rete e considerarla un mostro. Occorre utilizzarla in modo prudente e costruttivo. Senza internet molte catene di solidarietà, tanto per fare un esempio attualissimo dopo il terremoto del 24 agosto, non si sarebbero attivate. Per non parlare delle campagne per la donazione del sangue o degli organi. Le enormi potenzialità del web non possono essere sottaciute, neppure quando si verificano disgrazie imputabili proprio alle insidie dell’ambiente virtuale.

Tuttavia, sulla permanenza in Rete di informazioni che ci riguardano si gioca il nostro spazio di libertà, tutela dell’identità digitale e autodeterminazione informatica. Oggi la tecnologia consente di raccogliere una quantità sterminata di dati, il che aumenta i rischi per i diritti degli individui e per il nostro “io elettronico”. Il diritto all’oblio è una delle frontiere mobili della tutela dei diritti individuali e si sta affermando progressivamente in tutta Europa, anche grazie al nuovo Regolamento sulla privacy approvato qualche mese fa e destinato ad entrare in vigore entro due anni. Potremmo definirlo come diritto a non restare indeterminatamente esposti ai danni ulteriori che la reiterata pubblicazione di una notizia può arrecare all’onore e alla reputazione: una sorta di antidoto contro la gogna mediatica perpetua.

*Ruben Razzante è autore della settima edizione del Manuale di diritto dell’informazione e della comunicazione (ed.Cedam-Wolters Kluwer)

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