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OLTRE LA VIOLENZA URBANA

Ceceni contro magrebini: la Francia si scopre in guerra

«La giustizia arriva tardi, non siamo più nella repubblica». L'inquietante allarme lanciato dal sindaco di Digione rivela il problema, al limite della guerra civile, in Francia: ceceni contro magrebini per un'ondata di violenza, dietro la quale non c'è solo il controllo del territorio per lo spaccio, ma un rischio di terrorismo jihadista. 

Esteri 21_06_2020

Nizza e Digione s'inseriscono nella lunga lista di città francesi dove la guerriglia urbana è il nuovo orizzonte abituale. Durante tutta la quarantena, la Francia aveva patito le bande di islamici tra attentati, omicidi e aggressioni alla polizia: l'inconfutabile dimensione della perdita di quella parte della Republique, come denunciò due anni fa l'ex ministro dell'Interno, Collomb

Ma le spedizioni punitive dell'ultima settimana, targate "ceceni" nell'eterno scontro con i nordafricani, hanno, se possibile, ancora di più le caratteristiche di una guerra civile che ha devastato in poche ore la Borgogna. Il governo minimizza, ma l'ordine pubblico è completamente sfuggito di mano alla Francia da tre mesi a questa parte.

Centinaia di membri della comunità cecena d'oltralpe, incappucciati e armati di mazze di ferro, coltelli, martelli, cacciaviti, mazze da baseball e pistole hanno animato le giornate di quest'ultima settimana. A Digione, in queste sere, si sono radunati nel delicato quartiere di Les Grésilles - noto per il traffico di droga -, sparando in aria con pistole, distruggendo telecamere di videosorveglianza e bruciando bidoni della spazzatura oltre che automobili. 

Da circa una settimana, centinaia di uomini incappucciati "pattugliano" la provincia, armati di sbarre di ferro, coltelli, martelli, cacciaviti e mazze da baseball. I ceceni sono accorsi in macchina da tutta la Francia, e il pretesto per l'origine delle rivolte è stato "vendicare uno dei loro". Un sedicenne che sarebbe stato picchiato durante una rissa in cui erano coinvolti serbi e albanesi per difendersi dai presunti spacciatori della comunità del Maghreb. 

Le forze dell'ordine vivono da mesi un'estrema tensione, e oggi sono completamente impreparati e incapaci a far fronte all'emergenza. I gas lacrimogeni, il rafforzamento delle pattuglie e delle forze anti crimine, infatti, non sono bastati a fermare la guerriglia. I giornalisti di France 3 sono stati aggrediti, la loro auto data alle fiamme. Ad oggi sono stati arrestati cinque ceceni.

Ma non si tratta di una novità per quella Francia incapace di far fronte ai metodi caucasici, e non solo, almeno dall'inizio degli anni 2000. Sullo sfondo, il traffico di droga tra le varie bande di immigrati, le cosiddette "guerre territoriali" per aggiudicarsi il dominio di un territorio e la guerra contro la stessa Repubblica francese.  

Chamil Albakov, ex presidente dell'Associazione dei caucasici a Strasburgo, ha voluto precisare che "queste spedizioni punitive, non hanno nulla a che fare con una guerra di bande, e non dovrebbero ovviamente diventare la regola. Ma ci siamo sentiti abbandonati dalla polizia durante la quarantena". "Poiché la giustizia arriva troppo tardi e la polizia non ha i mezzi per agire, la comunità cecena è venuta a far valere i propri diritti da sola. Non siamo più nella repubblica quando succede così", ha denunciato il sindaco della città, François Rebsamen.  

L'attentato al grido di "Allah Akbar" nel maggio del 2018, per mano di un giovane ceceno e rivendicato dall'Isis, aveva riaperto i due decenni di rischi rappresentati dai membri della comunità cecena con un attentato che per l'intelligence non fu una novità. Dall'inizio degli anni 2000, in Francia, vengono monitorati, perseguiti e, a volte arrestati ceceni - ex combattenti dell'Unione Sovietica - coinvolti in indagini antiterroristiche e nella frequente radicalizzazione imposta in tutto il Paese. 

Nel 2002 tutti i servizi di intelligence francese, DST-RG, DCRI e DGSI lanciarono il primo ufficiale allarme di una spedizione dalla Francia di volontari per la jihad cecena, e smantellarono una rete di combattenti francesi e maghrebini che aveva compiuto il viaggio e voleva effettuare attentati in Francia. Avvisarono, poco dopo, dello sviluppo di nuclei islamici radicali nella comunità installata in Francia. Le due guerre cecene (dal 1994 al 1996, e nel 1999) avevano effettivamente provocato un flusso costante di rifugiati in fuga verso l'Europa.  La comunità stabilita in Francia, quasi ovunque sul territorio, con punti di forza nell'Ile-de-France, in Alsazia e nelle Alpi Marittime, era passata subito al crimine organizzato e all'attivismo islamista: fenomeno particolarmente difficile da gestire per la polizia, anche perché le comunità cecene sono molto unite, e relativamente chiuse. 

I ceceni appartengono all'islam sunnita, che negli anni si è solo inasprito, legandosi sempre più al wahhabismo e al salafismo. Dalla prima guerra del 1994, una forte corrente islamista e persino jihadista si è sviluppata tra i separatisti ceceni, che competono fortemente con correnti più moderate. Ucciso nel 2006, il leader separatista Chamil Bassayev, che si definì "mujahedeen", fu il rappresentante per eccellenza di questa svolta islamista dell'indipendentismo ceceno. Un jihadismo che oltre la Cecenia, si diffonderà in tutto il Caucaso, in Russia e nelle ex repubbliche sovietiche e socialiste. Pertanto, nel 2017, la Russia diventerà il primo esportatore di combattenti stranieri nelle file dello Stato islamico.  

Oggi le manifestazioni di forza da parte di gruppi criminali ceceni "sono sempre più frequenti sul territorio e si stanno evolvendo verso una violenza senza precedenti", avvertiva una nota riservata della direzione centrale della polizia giudiziaria (DCPJ), datata martedì 16 giugno, di cui Le Parisien ha pubblicato estratti questo mercoledì. Poi le spedizioni punitive cecene delle ultime ore hanno superato le aspettative dell'intelligence. Per gli 007 francesi, gli scontri ormai, però, sono principalmente con la comunità nordafricana. Conflitti che rientrano nell'ordine delle guerre di territorio, delle questioni clandestine e sullo sfondo di un'economia sommersa, mentre le organizzazioni criminali tengono insieme tutto. 

Per diversi anni, gli analisti hanno notato come le reti criminali cecene in diverse regioni, come l'Alsazia e il sud della Francia, si siano imposte persino come agenti di sicurezza nel cuore della notte. 

Nell'Île-de-France, a Montereau-Fault-Yonne, nella Senna e Marna, i ceceni si sono stabiliti e "imposti con forza, minacce e intimidazioni tra residenti e trafficanti locali". Al punto da attirare l'attenzione dei servizi di intelligence, che sono particolarmente preoccupati dall'intreccio del banditismo ceceno con il fondamentalismo religioso islamico. Secondo Le Parisien, circa 300 ceceni sono oggi registrati nel dossier per la prevenzione della radicalizzazione di natura terroristica (FSPRT). 

In questi giorni di scontri anche le donne hanno voluto far sentire la loro. Le cecene velate si sono rese disponibili con i giornalisti per mettere i puntini sulle 'i'. "Vogliamo inviare un messaggio alle autorità: hanno frainteso quello che è successo qui. Non è una storia di comunità, è una faccenda privata. Non è vero che siamo trafficanti di droga. I nostri uomini, guarda, sono lì, ma per proteggerci, per la nostra sicurezza, perché oggi la polizia non può più provvedere". Nel frattempo le auto continuano a bruciare, e i francesi hanno sempre più paura. 

Il criminologo Alain Bauer mette in guardia contro la "logica tribale che mina il modello centralizzante" e condanna la "debolezza" dell'esecutivo. Il Segretario di Stato per gli Interni, da parte sua, ha promesso espulsioni per i protagonisti stranieri di questa ondata di violenza. Ma alla fine è sempre la magistratura a decidere, commenta la stampa francese.