Brescia, no ai manifesti di ProVita
L'amministrazione comunale bresciana ha vietato l'affissione dei manifesti di ProVita contro il gender nelle scuole.

«Oggi a scuola un attivista Lgbt ha spiegato come cambiare sesso - Giulio, 13 anni»; «Oggi a scuola ci hanno letto una favola in cui la principessa era un uomo - Anna, 8 anni»; «La mia scuola ha permesso anche ai maschi di usare i bagni delle femmine - Matilde, 16 anni». Sono gli slogan che compaiono su altrettanti manifesti ideati da ProVita & Famiglia e affissi in molte città italiane. Tra queste non c’è Brescia dato che l’amministrazione comunale non ha concesso il via libera.
«E’ una censura preventiva assolutamente ideologica, messa in atto con motivazioni false, pretestuose e prive di ogni fondamento», commenta Jacopo Coghe, portavoce della onlus ProVita & Famiglia. «Nel documento di rigetto si parla di mancanza “di finalità sociali” e addirittura che il nostro messaggio sarebbe lesivo della comunità Lgbtq+, che falsificherebbe la realtà e che contesta il diritto di autodeterminazione dell’orientamento sessuale. Niente di più falso! […] I nostri manifesti recano un messaggio vero perché sono centinaia, purtroppo, le denunce di genitori, in tutta Italia, su iniziative e progetti gender che raccontano davvero a bambini e adolescenti come cambiare sesso, che si possono usare bagni e spogliatoi neutri, che si può “nascere nel corpo sbagliato”, che non esiste il binarismo biologico uomo-donna ma infiniti generi e addirittura che si può ricorrere alla pericolosa Carriera Alias in virtù di una fantomatica e anti-scientifica “autodeterminazione” del proprio genere. La denuncia dei nostri manifesti ha di conseguenza importanti finalità sociali e informative, al contrario di quanto affermato dal documento che ne ha rifiutato l’affissione».