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LA FORZA DELLA NATURA

Arriva l'uragano, ma Dio non è lì

Un certo catastrofismo che accompagna gli eventi naturali è figlio della tradizione pagana. Niente a che vedere con la tradizione cattolica....

Attualità 01_09_2011
uragano

Le immagini di potenza e devastazione dei cicloni che si sono abbattuti sugli USA e le Filippine, possono far capire perché nella mitologia maya Huracan - il nome è all'origine della parola "uragano" - era il dio del fuoco, del vento e delle tempeste. Divinità di alto rango, Huracan aveva sembianze zoomorfe, era rappresentato con la testa di serpente o comunque con aspetto rettiloide. Il vento impauriva le persone creando rispetto e paura per la divinità.

Era lo stesso vento la cui intensità per gli antichi non fu misurabile, almeno fino al 1805 quando, grazie all'ammiraglio britannico Francis Beaufort (1774-1857), si adottò una scala contenente dei criteri relativamente precisi per quantificare il vento in mare e permettere in tal modo la diffusione di informazioni affidabili e universalmente comprese sulle condizioni di navigazione. Proprio la difficoltà nel quantificare, “fotografare” il vento, l’aveva fatto associare nell’antichità all’anima. Al soffio di Dio che rende persona. Radice che ancora oggi ritroviamo nel nome dello strumento per la misura dell’intensità del vento: l’anemometro.

Non tutti però vedono la divinità nelle forze della natura che spaventano. Nel primo Libro dei Re possiamo leggere: “Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna”.


Che sorpresa! Dio viene all'uomo nel "sussurro di una brezza leggera". Il Creatore si fa vicino alle sue creature nella normalità della vita, nelle situazioni che ogni credente si trova a vivere quotidianamente. Esiste un Dio che non s’impone con la paura del vento impetuoso ma lo si trova nella brezza che conforta, disseta e rasserena.


Nella tradizione cattolica ancor oggi si venera non l’Uragano ma, ad esempio, la “Madonna dell’Uragano”, colei che nella tradizione protesse la popolazione dal terribile ciclone che si abbattè sull’estremo lembo del Salento il 10 Settembre 1832, colpendo drammaticamente Diso e Otranto ed altre località situate sull’asse delle due cittadine. "Il 10 Settembre 1832 Diso fu invaso da un turbine devastatore di potenza straordinaria; turbine tenebroso e fiammeggiante, il quale, dopo aver desolate le campagne poste a libeccio di Diso, atterrando muri e case rustiche e divellendo o spazzando oliveti annosi, entrò nell’abitato e lo ridusse ad un cumulo di rottami. Neppure il solido frontespizio della Chiesa Parrocchiale resistette alla violenza del turbine e ne rimase diroccato. Se non che al momento dell’invasione una preghiera eruppe da tutti i cuori; e un grido unanime implorante l’aiuto di M. SS. Immacolata risuonò sulle labbra di tutti. Tra le rovine e i rottami non si trovarono che due soli morti; ma invece fu grande il numero di coloro che vennero dissepolti sani ed illesi, e tra questi non poche madri prossime a sgravarsi che videro salve se medesime e la prole nascitura. Lo stesso ciclone che desolò Diso coese sino ad Otranto, e ne invase il sobborgo facendovi 24 cadaveri; e fortuna che gli Otrantini che mediante l’intercessione dei loro Martiri, il turbine deviò e la città fu salva".

In un epoca in cui spesso le teorie ecologiste di stampo pagano, del tipo teoria di Gaia o di Medea,  che colpiscono l’uomo per ciò che emette, in cui la TV cerca di metter paura troppo spesso facendo divenire potenzialmente catastrofico ogni evento naturale, dobbiamo sforzarci di saper riconoscere e seguire quel "sussurro di una brezza leggera".