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STATI UNITI

Aborto, un flop le proteste contro la Corte Suprema

Non hanno avuto il seguito sperato dalle multinazionali dell’aborto le manifestazioni di protesta del fine settimana contro la bozza Alito. Ma continua il gioco sporco di Dem e media liberal verso i giudici supremi favorevoli a ribaltare la sentenza Roe vs Wade. Intanto un’altra grana, la penuria di latte in polvere, conferma l’inettitudine di Biden.

Esteri 16_05_2022

Le manifestazioni di protesta contro la Corte Suprema e i pro vita - in tutte le grandi città degli Stati Uniti ne erano previste almeno 600 - non hanno avuto il seguito sperato dagli organizzatori, tra i quali si contavano le potentissime multinazionali dell’aborto Ippf e Center for Reproductive Rights. Dopo gli ultimi avvenimenti della settimana appena trascorsa, tra cui la bocciatura della federalizzazione dell’aborto proposta dai Democratici, gli abortisti stanno prendendo atto che il popolo americano è preoccupato da altri problemi. L’Associated Press parla di migliaia di partecipanti alle manifestazioni, la Reuters di decine di migliaia, ma per certo non sono state centinaia di migliaia né milioni di persone a scendere in piazza e scandire gli stessi slogan incartapecoriti del passato: “Giù le mani dai nostri corpi” o “Noi non torneremo indietro”.

Impressiona invece che la stragrande maggioranza dei presenti sia formata da giovani e giovanissimi, segno di quanto l’indottrinamento scolastico possa condizionare le opinioni dei ragazzi. Emergono anche le prime polemiche contro i Democratici, incapaci di imporre leggi abortiste, e lo stesso Biden, per alcuni troppo incerto nel decidere misure draconiane pro aborto. La strategia Dem si dipana attraverso le decisioni pro aborto prese negli Stati dove hanno la maggioranza (vedi California in particolare) e nelle città che governano, come soprattutto a New York e Chicago, con iniziative contro i “radicali estremisti pro vita”, come li chiamano. Al di là del macabro gioco di parole, i veri estremisti - che hanno vandalizzato chiese, rubato tabernacoli, lanciato bombe e minacciato i centri pro life negli scorsi giorni - sono in parte già arrestati, anche se la lista degli attacchi e attentati occorsi nel Paese negli ultimi 10 giorni si allunga.

La minaccia di proseguire con proteste, assalti e marce abortiste durante tutta l’estate, per tenere sotto pressione i giudici supremi e cercare di ottenere vantaggi elettorali in vista delle elezioni di novembre prossimo, è confermata.

Il 12 maggio c’è stata la prima riunione dei giudici della Corte Suprema dal trafugamento della bozza di sentenza scritta da Samuel Alito. A fine riunione, proprio l’estensore della bozza di sentenza contro l’applicabilità su scala nazionale della Roe vs Wade ha tenuto a precisare che i giudici non sono affatto intimiditi dalle proteste dei pro aborto e continuano con il loro lavoro ordinario, facendo il proprio dovere. Più esplicito il giudice Clarence Thomas che ha rimarcato quanto la pubblicazione illecita della bozza di sentenza abbia cambiato i rapporti di fiducia con i dipendenti e debba essere pienamente investigata per la grave infedeltà ai doveri di ufficio che rappresenta.

Sono continuate le manifestazioni nei pressi delle abitazioni familiari dei giudici. Ma nonostante le richieste ufficiali di diversi governatori Repubblicani, il segretario di Stato alla Giustizia Merrick Garland, pur rafforzando la sicurezza, non ordina gli arresti. Degna di nota la risposta ai manifestanti di una vicina di casa del giudice Amy C. Barrett che li ha apostrofati dicendo: “Andate a casa e fatevi una famiglia”, invece di disturbare la quiete famigliare del nostro quartiere. I grandi gruppi editoriali stanno vietando ai propri giornalisti di prendere le distanze dalle manifestazioni pro aborto e introdurre opinioni pro life nei propri articoli. Il Washington Post ha addirittura chiesto ai produttori di videogame di schierarsi chiaramente a favore dell’aborto libero. A riprova del sostegno e dello strapotere delle multinazionali abortiste, non potevano mancare gli appelli delle star di cinema e musica contro i giudici supremi e a favore della liberalizzazione totale dell’aborto. Il New York Times prosegue nella sua campagna di delegittimazione e minaccia verso i giudici conservatori con due commenti in prima pagina ieri: in uno si attacca il giudice Thomas perché, intervenendo spesso in pubblico, avrebbe con il suo comportamento fornito la giustificazione morale ai colpevoli del trafugamento della bozza di sentenza; nell’altro si torna ad attaccare la giudice Barrett per la sua cattolicità.

Tutto ciò poco interessa ai cittadini americani, soprattutto perché, oltre alla galoppante inflazione, proprio nel fine settimana si è verificata in tutto il Paese una penuria di latte in polvere vitaminico (Baby formula) di cui il 90% delle famiglie americane con figli piccoli fa uso. Il caso è nazionale, le polemiche feroci dei Repubblicani e le proteste delle famiglie di ogni ceto sociale alle prese con i supermarket vuoti sono senza precedenti e, ancora una volta, sia i Dem sia lo stesso Biden sono apparsi tanto inconcludenti quanto incapaci di dare una risposta credibile ed efficace al problema. La risposta della Casa Bianca ai fondati sospetti che gli stock di prodotto siano stati inviati ai migranti illegali trattenuti ai confini del Paese ha acuito le polemiche e dimostrato ancora una volta l’inettitudine del presidente Biden che si dimostra, sapendo della scarsità del prodotto e non avendo agito per evitarne le conseguenze, sempre più distante dai problemi reali delle famiglie americane. Biden favorisce l’aborto dei bambini e lascia alla fame i neonati? La polemica è solo all’inizio e non basteranno le armi all’Ucraina o le manifestazioni pro aborto a far risalire il consenso verso i Dem in vista delle prossime elezioni di autunno.