Usa: amore-odio fra il nuovo Papa e il nuovo "Imperatore"
Leone XIV è un Papa storico: il primo dagli Usa. Come saranno i rapporti con il presidente Trump? L'inquilino della Casa Bianca è entusiasta, i conservatori lo rivendicano come uno di loro, ma su immigrazione e pena capitale sono su poli opposti.

Leone XIV è un Papa storico: il primo nordamericano, il primo cardinale statunitense che ascende al soglio pontificio. Ma Robert Francis Prevost sarà il Papa amico o nemico di Donald Trump? È lecito chiederselo, anche se parrebbe una domanda molto superficiale e utile solo per fare previsioni di breve periodo: il presidente durerà ancora, se gli va bene, fino al 2028, il nuovo Papa ha 69 anni e può regnare per decenni. Ma è la figura strabordante del presidente americano, fra i primi a congratularsi con il conterraneo asceso al soglio, che impone una riflessione, soprattutto considerando la forte influenza degli Usa sulla Chiesa, un’influenza non solo finanziaria.
Secondo il noto giornalista Augusto Minzolini, il Papa sarà nemico di Trump. Addirittura lo paragona ad un nuovo Wojtyla, ma nel blocco opposto: « Il nuovo Papa un americano all’opposto di Trump come la Chiesa scelse un Papa di un paese comunista per combattere l’Unione Sovietica». La reazione di Trump alla fumata bianca, tuttavia, non è affatto simile ai commenti misuratamente indignati che da Mosca arrivarono a commento dell’elezione di Papa Giovanni Paolo II. Anzi, l’inquilino della Casa Bianca sprizza entusiasmo in ogni dichiarazione: «Congratulazioni al cardinale Robert Francis Prevost, appena nominato Papa. È un grande onore sapere che è il primo Pontefice americano», ha scritto in un post su Truth. «Non vedo l'ora d'incontrare Papa Leone XIV. Sarà un momento molto significativo». «Avere un Papa americano è un grande onore. Quale onore più grande potrebbe esserci? Siamo un po' sorpresi, ma molto felici», ha detto poi Trump, parlando con i giornalisti. «Stavamo guardando, hanno detto che è degli Stati Uniti d'America e ho detto “Fantastico”».
Se Trump è un protestante e accoglie con gioia la notizia del nuovo Papa perché è suo conterraneo, JD Vance esprime anche la soddisfazione a nome dei cattolici americani, lui che si è convertito nel 2019. «Congratulazioni a Leone XIV, il primo Papa americano, per la sua elezione! Sono certo che milioni di cattolici americani e altri cristiani pregheranno per il successo del suo operato alla guida della Chiesa. Che Dio lo benedica!».
I media, anche in Italia, hanno fatto notare la donazione di 14 milioni di dollari, elargita personalmente da Donald Trump al Vaticano in occasione del funerale di Papa Francesco. Benché siano ben accolti, in un momento di difficoltà finanziarie per la Santa Sede, 14 milioni non fanno un Papa. Il discorso dell’influenza americana non è però da sottovalutare e va preso nel suo insieme. Negli Usa vivono 53 milioni di cattolici, il 20% degli americani. Benché siano una minoranza, sono la singola religione più diffusa nel paese. Tradizionalmente inclini a votare a sinistra (come tutte le minoranze, specialmente irlandesi e italiani), nel corso degli anni si sono spostati a destra, man mano che il Partito Democratico stigmatizzava la causa pro-life e sposava i “nuovi diritti” sessuali e riproduttivi. Nelle ultime elezioni presidenziali, la media dei sondaggi rileva un 56% di cattolici che ha votato Donald Trump. Economicamente parlando, gli Stati Uniti sono il principale benefattore dell’Obolo di San Pietro: 107 milioni di dollari, pari al 28% del totale delle donazioni.
Bene quindi chiedersi quale influenza abbiano esercitato questi numeri nel Conclave. Ma anche quale ruolo sociale (e indirettamente anche politico) giocherà il nuovo Papa americano nel suo paese d’origine. Secondo Gabe Guidarini, analista politico repubblicano di Chicago, città di cui Prevost è natio, tweetta: «I cittadini di Chicago conoscono molto bene Robert Prevost (ora Papa Leone). È infatti piuttosto conservatore sulle questioni sociali relative al matrimonio e alla famiglia, anche se non lo è sulla questione dei migranti».
Il conservatore Charlie Kirk, dell’associazione non profit Our Turning Point, ha ricostruito la storia di voto di Robert Prevost nel corso degli anni, stabilendo che è un elettore repubblicano stabile, socialmente conservatore. «Il nostro team di Turning Point Action ha recuperato la cronologia delle votazioni di Papa Leone XIV. È un repubblicano registrato che ha votato alle primarie repubblicane quando non viveva all'estero. I nostri dati dimostrano che è un repubblicano convinto e che è contrario all'aborto. Turning Point Action ha pubblicato la sua cronologia, dimostrando che fino all'agosto 2023 Prevost era registrato come repubblicano e aveva votato alle elezioni presidenziali del 2024».
Il cardinale Robert Prevost, comunque, non ha risparmiato critiche a Trump e a Vance, soprattutto sull’immigrazione. Non lo ha fatto scrivendo o dichiarando qualcosa di proprio, ma soprattutto rilanciando sui social network articoli critici. Ad esempio, ha rintuzzato JD Vance ripostando due articoli, uno della rivista America e l’altro del National Catholic Register, in cui si stigmatizza la visione dell’amore per il prossimo secondo il vicepresidente americano. «Gesù non fa una gerarchia di chi si ama», è il senso di entrambi gli articoli, perché JD Vance ritiene che il “prossimo” da amare sia innanzitutto quello della propria comunità, poi lo straniero e l’immigrato. Monsignor Prevost ha anche contestato (sempre rilanciando articoli presi da altre fonti) la decisione di Trump di deportare in Salvador un cittadino accusato di appartenere alla gang MS-13, di cui la Corte Suprema chiede il rimpatrio. In un’intervista, in spagnolo, rilasciata al quotidiano La Republica, quando era vescovo di Chiclayo, in Perù, Prevost si diceva contrario alla pena di morte, in ogni circostanza. Un altro punto su cui non sarà affatto d’accordo con l’amministrazione Trump.
Con i tagli di UsAid il colpo più duro è arrivato alla Caritas statunitense, Catholic Relief Services (Crs), principale destinatario dei fondi dell’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale. La metà del budget di 1,5 miliardi di dollari del Crs veniva da UsAid per tenere in piedi molte realtà cattoliche, fra cui anche l’Italiana Avsi, il cui budget era coperto dall’agenzia americana per il 15% (17 milioni di euro)
Il 20 febbraio la Conferenza episcopale degli Stati Uniti ha fatto causa all’amministrazione Trump per la “sospensione illegale” dei finanziamenti, pari a 65 milioni di dollari, ai programmi di aiuto per i rifugiati. I vescovi Usa ricordano il lavoro portato avanti “per quasi mezzo secolo” con l’Ufficio per la popolazione, i rifugiati e le migrazioni del Dipartimento di Stato che ha permesso di aiutare «circa un milione di persone a trovare sicurezza e costruire le loro vite negli Stati Uniti». Eppure — denuncia l'Usccb — lo scorso 24 gennaio il Dipartimento di Stato ha sospeso i finanziamenti “senza preavviso”.
Questo sarà sicuramente il primo terreno di confronto, o scontro, da qui si capirà come saranno i rapporti fra il nuovo Papa e il nuovo “Imperatore”.