Ue, il nuovo Patto per il Mediterraneo deve molto all’Italia
Ascolta la versione audio dell'articolo
La Commissione europea sta lavorando a un nuovo “Patto per il Mediterraneo”, per eliminare le barriere commerciali con alcuni Stati del Nord Africa e del Medio Oriente. Un’iniziativa che fa seguito al Piano Mattei lanciato dal governo Meloni.

L’Italia è importante a Bruxelles più di quel che si pensi o che il provincialismo di mass media e opposizioni voglia ammettere. Con l’inedita nomina di una commissaria per il Mediterraneo, la croata Dubravka Suiça, e la creazione di una Direzione generale dedicata a Medio Oriente, Nord Africa e Golfo (DG MENA) era già emersa, nei mesi scorsi, la volontà della Commissione europea di innovare i rapporti con i Paesi della riva sud del Mediterraneo, a trent’anni dall’avvio del Processo di Barcellona, che aveva inaugurato la cooperazione euro-mediterranea.
L’iniziativa, ora conosciuta come Partenariato Euro-Mediterraneo, era stata promossa nel 1995 per stimolare la cooperazione politica, economica e socio-culturale tra l'Unione Europea e i Paesi del Mediterraneo, con l’obiettivo di creare una zona di pace, stabilità, prosperità condivisa e un dialogo interculturale. I tre pilastri che fondavano l’iniziativa erano quelli del dialogo politico e di sicurezza, la cooperazione economica con una zona di libero scambio e, infine, la cooperazione umana e culturale. Successivamente, e sino al 2008, la Commissione aveva promosso nuove iniziative per ravvivare tale cooperazione e «aumentare l’efficacia del partenariato euromediterraneo. La nuova Unione per il Mediterraneo consiste principalmente nello sviluppare: la cooperazione politica; il principio di corresponsabilità nelle relazioni multilaterali; progetti regionali e subregionali più concreti e più visibili per i cittadini della regione». Così nella comunicazione della Commissione al Parlamento e al Consiglio del 20 maggio 2008, in cui si sottolineava anche che il numero degli Stati interessati era arrivato a 43 e comprendeva tutti gli Stati membri dell’Unione europea (UE), la Commissione europea, i Paesi partner e Paesi osservatori del partenariato euromediterraneo (Mauritania, Marocco, Algeria, Tunisia, Egitto, Giordania, Autorità palestinese, Israele, Libano, Siria, Turchia e Albania) e altri Stati costieri del Mediterraneo (Croazia, Bosnia-Erzegovina, Montenegro e Principato di Monaco).
È assodato che l’iniziativa dell’Italia e dell’attuale governo Meloni riguardante il Piano Mattei – lanciato nel gennaio 2024, coinvolgendo direttamente anche la presidente della Commissione europea – stia diventando sempre più centrale e strategica non solo per il nostro Paese ma anche per l’intero continente europeo e le sue istituzioni. Non è un caso che sia stato creato un commissario europeo ‘ad hoc’ per il Mediterraneo 12 mesi dopo la presentazione dell’iniziativa italiana, né che, in questo quadro, tramite la nuova DG MENA, la Commissione europea stia lavorando a un “Nuovo Patto per il Mediterraneo” dallo scorso mese di giugno, allo scopo di ordinare le relazioni tra l’UE e la sponda Sud verso una cooperazione all’insegna di pragmatismo, flessibilità e inclusione.
Il testo di tale nuovo Patto è stato visionato in anteprima dalla testata giornalistica Euronews nei giorni scorsi. Secondo il testo, diversi Paesi dell'UE starebbero già spingendo per utilizzare un imminente accordo dell'UE sul Mediterraneo per eliminare le barriere commerciali con alcuni Stati del Nord Africa e del Medio Oriente, allineandoli il più possibile alle regole del mercato unico dell'UE. Il patto per il Mediterraneo, la cui presentazione da parte dell'esecutivo dell'UE è prevista per metà ottobre, mira a stabilire una combinazione di accordi bilaterali nuovi e già esistenti tra l'UE e alcuni Paesi mediterranei selezionati in vari settori, in particolare con Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Libia, Marocco, Palestina, Tunisia e Siria.
Attraverso questa iniziativa, la Commissione europea vorrebbe rafforzare l'integrazione nella regione del Mediterraneo, in particolare alla luce delle instabilità commerciali con alleati tradizionali come gli Stati Uniti e le incertezze sulle partnership nei mercati globali dove il colosso statunitense si confronta sempre più con la Cina e i Paesi del gruppo BRICS.
Non è la prima volta che Bruxelles tenta di avviare l'integrazione commerciale tra i Paesi del Mediterraneo. Nel 1995, in occasione della cosiddetta "Dichiarazione di Barcellona", i partner concordarono di creare un'Area di libero scambio euro-mediterranea (EMFTA), ma non fu mai realizzata. L'UE ha già un accordo commerciale preferenziale con i Paesi del Mediterraneo, delineato nella regola di “origine preferenziale paneuromediterranea”, nota come Convenzione PEM del 2012, un accordo commerciale multilaterale che armonizza le regole di origine e comprende i Paesi dell'UE, i membri dell'EFTA (Svizzera, Norvegia, Islanda e Liechtenstein), i Balcani occidentali, i partner mediterranei, la Georgia, l'Ucraina e la Repubblica di Moldavia.
Ora, nel testo che si sta elaborando si sottolinea come gli Stati membri dell'UE stiano cercando di approfondire i legami commerciali con i Paesi della regione e, al di là degli strumenti istituzionali da aggiornare o deliberare, si esprime il desiderio di «armonizzare le normative per attrarre investimenti e costruire catene del valore comuni nei settori digitale, dei trasporti e dell'energia pulita». Tutto ciò senza dimenticare l’agroindustriale, il sostegno alle piccole e medie imprese, eccetera. Senza l’intelligente iniziativa italiana del Piano Mattei, inclusiva di moltissimi altri Paesi africani oltre a quelli della riva sud del Mediterraneo, la Commissione europea molto probabilmente non avrebbe aggiornato e profondamente innovato nel metodo e nel merito le proprie politiche per il Mare Nostrum. Onore dunque al governo italiano guidato da Giorgia Meloni, che, dopo aver contribuito a cambiare la narrazione sulle politiche migratorie, ora centra l’obiettivo di spingere Bruxelles a cogliere opportunità e sviluppo a partire dal mare che diede i natali all’idea stessa di Europa.