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Ideologia al potere

UE contro vita e famiglia: no ai fondi alla Fafce, sì all’aborto

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I Patrioti hanno presentato interrogazioni contestando i criteri usati dalla Commissione dell’UE per tagliare i fondi alla Federazione delle associazioni familiari cattoliche europee. E ieri il Parlamento ha approvato la risoluzione che mira a far pagare a tutti i contribuenti gli aborti transfrontalieri.

Attualità 18_12_2025

Dopo la decisione della Commissione Europea di non assegnare fondi alla Federazione delle associazioni familiari cattoliche europee (Fafce), in Parlamento i Patrioti si preparano allo scontro con la Commissione stessa. Intanto ieri la maggioranza di Strasburgo ha approvato la risoluzione sui fondi a favore degli aborti transfrontalieri – di cui la Bussola aveva parlato qui – da far pagare a tutti noi.

Partiamo dalla Fafce. A fine novembre era emersa la sconcertante notizia di come la Commissione Europea avesse giustificato il taglio totale di ogni sostegno finanziario alla Fafce (composta da 33 associazioni di 20 Stati membri dell’UE e fondata nel 1997), che ha come obiettivo prioritario la promozione della famiglia naturale. Un taglio apportato nonostante le esplicite previsioni della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, che al punto 33, paragrafo 1, garantisce «la protezione della famiglia sul piano economico, giuridico e sociale». La giustificazione fornita dagli uffici di Bruxelles era tutta intrisa di pregiudizio anticristiano e della chiara volontà discriminatoria nei confronti della famiglia naturale fondata sul matrimonio tra uomo e donna. La decisione era stata presa, come già scritto su queste pagine, perché «le informazioni limitate sulle disparità di genere nella partecipazione a organizzazioni di società civile potrebbero limitare la diffusione dell’analisi delle questioni gender e la comprensione di come le barriere della partecipazione sono affrontate in diversi gruppi demografici… l’approccio potrebbe contravvenire le misure per l’eguaglianza dell’Unione europea». Quella di Bruxelles è stata una «discriminazione ideologica», come ha denunciato il presidente della Fafce, l’italiano Vincenzo Bassi. La Fafce ha presentato sei diverse proposte di progetto a programmi chiave dell'UE come Erasmus+ e Citizens, Equality, Rights and Values (Cerv), incentrati su aree che la stessa Commissione dichiara prioritarie: prevenire l'accesso dei minori alla pornografia, combattere la solitudine dei giovani, garantire il benessere digitale e la protezione dei bambini. Tutte le proposte della Fafce sono state respinte.

La Federazione delle associazioni familiari cattoliche ha avvertito nei giorni scorsi che senza i fondi europei o corrispettive donazioni liberali per 150.000 euro non sarà in grado di proseguire i progetti in corso e una parte del suo personale dovrà essere licenziato, dovendo ridurre la presenza nei dibattiti a livello europeo.

Invece, c’è da attendersi che la Commissione possa decidere di dare pieno sostegno alla risoluzione, non vincolante, approvata dal Parlamento Europeo e che nasce dall’iniziativa My Voice My Choice: For Safe and Accessible Abortion (La mia voce, la mia scelta: per un aborto sicuro e accessibile), sponsorizzata da personaggi come George Soros e dall’industria abortista internazionale (più di 300 le organizzazioni che vi hanno aderito raccogliendo 1,2 milioni di firme), e che mira ad ampliare l’accesso all’aborto in tutti i Paesi dell’UE pagando le spese delle donne che devono recarsi in un Paese diverso dal loro per abortire. Un sostegno all’aborto che passa quindi anche attraverso finanziamenti cospicui, come hanno denunciato pure i vescovi della Comece (Commissione delle conferenze episcopali della Comunità Europea) in un comunicato, piuttosto tardivo, pubblicato martedì 16 dicembre, appena un giorno prima del voto del Parlamento Europeo. I parlamentari europei hanno approvato la proposta con 358 voti a favore e 202 contro, mentre 79 eurodeputati si sono astenuti. Tutti i parlamentari presenti dei partiti di centrodestra italiani hanno votato contro; tutti gli europarlamentari liberali, i socialisti, i pentastellati e delle sinistre, invece, hanno votato a favore dei viaggi per uccidere i bambini nel grembo materno. La Cei, guidata dal cardinale Matteo Zuppi, prenda nota. Con tale risoluzione si chiede alla Commissione di istituire un meccanismo finanziario volontario e facoltativo per aiutare i Paesi a fornire assistenza abortiva alle donne che non possono accedervi nel proprio Paese e che scelgono di recarsi in un altro Paese con leggi abortiste.

La vicepresidente del gruppo dei Patrioti, l'europarlamentare ungherese Kinga Gál, e l’europarlamentare leghista Paolo Borchia hanno già presentato interrogazioni parlamentari contestando i criteri di valutazione utilizzati dalla Commissione e chiedendo come Bruxelles intenda affrontare l'inverno demografico europeo se mette da parte le associazioni che pongono la famiglia al centro della loro azione sociale. Quest’ennesimo scandalo – con al centro stavolta il diniego dei fondi ai gruppi pro-famiglia, mentre prosegue il silenzio sullo sperpero miliardario degli ultimi anni avvenuto con i finanziamenti a organizzazioni Lgbt, abortiste e ambientaliste – conferma ancora una volta che la Commissione non è più la «custode dei trattati», ma una interprete sempre più ideologizzata che nega il pluralismo sancito dall'articolo 2 del Trattato sull'Unione Europea e lo subordina ad una visione unica. Esattamente come nell’Europa dell’est sotto il tallone sovietico.



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