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GUERRA, LA SITUAZIONE

Ucraina, l'offensiva russa rallenta. Inferno a Mariupol

L'offensiva russa rallenta su tutti i fronti. Durissimi combattimenti a Mariupol, assediata da tempo, dove i russi sono penetrati nella città e combattono una guerriglia urbana contro difensori ormai senza speranza. Bombardamenti a Ovest e monito di Mosca alla Nato contro l'invio di sistemi anti-aerei di origine sovietica all'Ucraina. 

Esteri 19_03_2022
Mariupol, carri russi in città

Mentre Putin ha celebrato con un discorso patriottico davanti a 80mila persone riunite allo stadio di Mosca il ritorno della Crimea alla Russia, sui campi di battaglia ucraini gli sviluppi militari dell’offensiva russa appaiono lenti ma progressivi. Come sempre occorre tenere conto che le notizie giungono quasi sempre dai belligeranti o da fonti a loro collegate che hanno interesse a diffondere informazioni di propaganda.

Secondo il bollettino quotidiano dello Stato Maggiore delle Forze Armate ucraine ammonterebbero a oltre 14.200 le perdite fra le fila russe dal giorno dell'attacco, lo scorso 24 febbraio. Distrutti 450 carri armati, 1448 mezzi corazzati, 205 sistemi d'artiglieria, 72 lanciarazzi multipli, 43 sistemi di difesa antiaerea, 93 aerei, 112 elicotteri, 879 autoveicoli corazzati, 3 unità navali, 60 cisterne di carburante e 12 droni. Numeri che è impossibile verificare ma che appaiono eccessivi tenuto conto che secondo le stime del Pentagono i caduti russi sarebbero circa la metà.

Il fronte più caldo ed esposto all’attenzione internazionale resta quello di Mariupol la città sul Mare d’Azov dove si combatte ormai nel centro e i reparti ucraini oppongono una resistenza che appare ormai senza speranza. Qui sono schierati gran parte dei combattenti del famigerato Reggimento Azov (di ispirazione nazista e che si macchiò di crimini documentati dalle Nazioni Unite contro i civili russofoni) e un battaglione di ceceni provenienti dalle milizie jihadiste che da decenni combattono i russi e le forze governative di Grozny. Il corrispondente dell’agenzia di stampa russa Ria Novosti ha riferito ieri che continuano i combattimenti nella parte centrale della città dove le strade principali sono bloccate da barricate. Secondo fonti ucraine del Consiglio cittadino riprese dalla CNN, Mariupol viene colpita ogni giorno da 50 a 100 proiettili di artiglieria, secondo il consiglio municipale per il quale in città sono rimasti 350mila dei 440mila abitanti.

Più a nord est le forze armate russe e quelle della Repubblica Popolare di Luhansk (LPR), avrebbero assunto il controllo di oltre il 90% del territorio della provincia secondo quanto affermato dl portavoce del ministero della Difesa russo, generale Igor Konashenkov. In questo settore i russi e i loro alleati del Donbass avanzano da giorni in modo costante a conferma del progressivo cedimento delle truppe di Kiev che qui schierano i loro migliori reparti su posizioni consolidate in 8 anni di guerra. Anche in questo settore i russi sembrano voler limitare le perdite, le proprie e quelle del nemico, puntando a circondare i reparti ucraini nell’area di Slaviansk piuttosto che affrontarli frontalmente.

Più difficile invece l’avanzata russa nel settore di Odessa dove il concentramento di navi russe di fronte alla città sembra aver l’obiettivo di minacciare uno sbarco costringendo gli ucraini a mantenere forze in città per contrastare un eventuale assalto anfibio mentre le forze di Mosca che hanno scatenato l’offensiva dalla Crimea sono impegnate nel settore di Mikolayv dove gli ucraini avrebbero lanciato con successo un contrattacco verso Kherson (occupata dai russi nei giorni scorsi) riuscendo a distruggere alcuni elicotteri. 

"I russi stanno cercando di aumentare il numero di truppe di stanza vicino a Kiev, spostando unità militari, che al momento sono disorganizzate e inefficaci, dai distretti militari centrali e orientali" ha reso noto lo Stato maggiore delle forze armate ucraine sottolineando che "nessun obiettivo strategico degli invasori è stato raggiunto”. 

Continuano poi bombardamenti missilistici russi sulle basi militari ucraine situate a ovest, tra il del fiume Dnepr e il confine polacco. Gli ultimi bombardamenti di ieri che hanno colpito obiettivi militari nei pressi dell’aeroporto di Leopoli sono stati effettuati con missili da crociera Kalibr lanciati dalle corvette della Flotta del Mar Nero. Attacchi che coincidono con l’afflusso dalla Polonia di carichi di armi fornite dai paesi NATO all’esercito ucraino e di volontari occidentali pronti a combattere con le forze di Kiev.

Washington ha promesso un altro miliardo di dollari di forniture militari e lo stesso presidente Joe Biden ha incluso nella lista missili da difesa aerea con un raggio d’azione maggiore degli Stinger portatili, attivi solo a bassa quota. Vengono presi in esame sistemi missilistici di tipo “ex sovietico” già ben conosciuti dai militari ucraini e l’ipotesi più accreditata è che la Slovacchia ceda agli ucraini le sue batterie di missili S-300 a lungo raggio. Ma ieri il ministro della Difesa di Bratislava, Jaroslav Nad, sembra aver fatto marcia indietro, forse a causa della reazione del ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov. “Il trasferimento dei sistemi missilistici di difesa aerea sovietici S-300 da altri Paesi all'Ucraina è impossibile ed illegale, la Russia non lo permetterà” ha affermato. "Voglio ricordare che i sistemi sovietici e russi, in conformità con accordi intergovernativi, hanno anche un certificato di utenza. E questo certificato non consente loro di essere inviati a Paesi terzi", ha sottolineato il ministro in un'intervista all'emittente televisiva Russia Today ribadendo che qualsiasi carico che contenga armi per l'Ucraina diventerà un obiettivo legittimo per la Russia.

Secondo il ministero della Difesa di Londra l’offensiva russa rallenterebbe a causa di problemi logistici e alle incursioni e contrattacchi ucraini che costringono Mosca a impegnare molti militari per difendere le proprie linee di approvvigionamento. Le forze russe hanno fatto "progressi minimi questa settimana": riferisce il report britannico. Al netto della propaganda anglo-ucraino-americana è possibile che i russi abbiano sul campo un numero di forze insufficiente ad avanzare su tutti i numerosi fronti e per questo starebbero facendo affluire rinforzi anche dalle regioni più lontane della Russia.

Probabile invece che l’offensiva russa risulti rallentata, oltre che dalla tenace resistenza ucraina, anche dalle condizioni ambientali e soprattutto dal fango che in alcune regioni ucraine caratterizza il disgelo nel mese di marzo. Un elemento che avrebbe rallentato soprattutto le unità corazzate alcune delle quali impantanate e costrette ad abbandonare i mezzi.