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Tutti i rischi dell'IA a scuola

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In ambito scolastico l'Intelligenza artifiale può comportare una nuova e ulteriore dipendenza dalla tecnologia e la perdita di competenze umane; può ridurre le interazioni umane tra studenti e insegnanti e rendere meno importanti la creatività e l'innovazione.

Educazione 21_06_2025

La attività didattiche dell’anno scolastico 2024/2025 sono da poco terminate e gli studenti, ad eccezione di quelli che devono sostenere gli esami, stanno assaporando i primi deliziosi - così appaiono alla memoria di chi studente non è più…- giorni di vacanza estiva. Ripensando ai mesi di scuola trascorsi, ci si accorge che l’anno scolastico che si sta chiudendo è stato caratterizzato in modo particolare da un fenomeno che sta travolgendo la società e, con essa, l’intero comparto dell’istruzione: l’intelligenza artificiale. Non è quasi passato giorno senza che se ne parlasse, che fosse proposto qualche corso di formazione o che si leggesse sulla stampa specializzata qualche notizia di uso e (soprattutto) di abuso di questo nuovo strumento. L’ultima, al riguardo,  è proprio di questi giorni: Maturità 2025: 9 studenti su 10 hanno già usato l’IA a scuola, 1 su 3 pianifica di barare all’esame. L’intelligenza artificiale rivoluziona (e minaccia) l’Esame di Stato.

Piaccia o non piaccia, è ormai un argomento sul quale occorre riflettere attentamente, perché l’I.A., benché sia solo uno strumento e non un umanoide come taluni credono, ha senz’altro grandi potenzialità ma comporta anche enormi rischi sistemici.

In ambito scolastico, in particolare, può comportare (per esempio e per citarne solo alcuni) una nuova e ulteriore dipendenza dalla tecnologia e la perdita di competenze umane; può ridurre le interazioni umane tra studenti e insegnanti; ridurre la capacità degli studenti di sviluppare competenze come il pensiero critico e la risoluzione dei problemi, rendendoli dipendenti da soluzioni automatizzate; rendere meno importanti la creatività e l'innovazione, che sono invece elementi fondamentali dello sviluppo cognitivo degli studenti; limitare le conoscenze e le informazioni al già conosciuto e categorizzato all’interno del grande serbatoio della I.A; alimentare  visioni e giudizi non veritieri e, soprattutto, quella pigrizia intellettuale che in talune fasi della vita può rappresentare una grande tentazione… Insomma, può rivelarsi un vero e proprio sistema di atrofizzazione o, quantomeno, di manipolazione del pensiero dell’umanità e un enorme plagio culturale.

Questioni enormi da affrontare, che certamente non riguardano solo la scuola, ma che comunque sul piano della educazione/formazione possono avere ricadute epocali. Se ne sta parlando anche nel ciclo di conferenze sull’intelligenza artificiale organizzato dal Comitato di Vigilanza della Camera, aperto dal premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi, il quale ha suonato alcuni campanelli di allarme, facendo diverse affermazioni molto interessanti su cui  può essere utile soffermarsi.

Il Nobel ha spiegato, infatti, come i Large Language Model (LLM) come ChatGPT e Gemini siano fondamentalmente limitati nella loro comprensione del mondo reale: «Questi modelli sono essenzialmente disincarnati e disomatizzati, non hanno un corpo (….) La loro conoscenza è puramente sintattica e semantica sulle relazioni tra le parole, non ontologica su come sono fatti gli oggetti e le relazioni nel mondo reale.  Insomma – ha affermato - per i sistemi di IA, tutto è “flatus vocis“, dato che le parole sono collegate ad altre parole, ma manca la comprensione profonda della realtà fisica che caratterizza l’esperienza umana». Chiunque operi nel campo della educazione/formazione, qualsiasi insegnante, può facilmente comprendere come questo processo vada nella direzione esattamente opposta a quella di un vero autentico apprendimento. Questi sistemi - ha chiarito Parisi - pur essendo capaci di ragionamento apparente, in realtà imitano i processi logici umani senza una vera comprensione, e quando non conoscono una risposta, tendono a inventare informazioni, un fenomeno che rappresenta uno dei principali rischi operativi della tecnologia attuale.

In un mondo sempre più globalizzato e omologato, la principale preoccupazione espressa da Parisi riguarda tuttavia il rischio di un vero e proprio monopolio dell’informazione: «Se si arrivasse a un monopolio di fatto dell’intelligenza artificiale, sarebbe una situazione terribile perché saremmo altro che nel 1984 (il romanzo distopico di Orwell)». In realtà, l’informazione si sta già orientando verso un modello in cui l’IA legge giornali e libri, elabora le informazioni e le restituisce filtrate agli utenti. Si comprende, al riguardo, quanto sia  critica e pericolosa la questione della selezione delle fonti, dato che diversi sistemi di IA utilizzano database differenti e questo va inevitabilmente a influenzare le risposte fornite, orientando ideologicamente le informazioni. «L’ l’IA di Musk, - ha detto Parisi per esemplificare - dichiaratamente utilizza fonti di destra e non utilizza fonti woke, per cui evidentemente certi tipi di risposta o di informazioni non sono possibili».

Insomma, ogni sistema di I.A. è nei fatti un universo di conoscenze deciso (e ben delimitato, per quanto ampio) da persone che hanno una certa visione del mondo. Che tipo di apprendimento può scaturire per un giovane studente da un simile sistema? Se l’educazione/formazione cui è chiamata la scuola non è solo quella di trasferire conoscenze ma, innanzitutto, di far maturare nella persona la capacità di ricerca del vero, di critica, di creazione di qualcosa di nuovo e assolutamente originale (dato che ogni persona è assolutamente unica e irripetibile), quale utilità può avere l’uso della I.A.?

Non si vuole demonizzare né eliminare l’I.A., che come ogni strumento scoperto dall’uomo può essere utilizzato bene o male, ma richiamare l’attenzione sul fatto che per usarlo bene è necessario conoscerne approfonditamente rischi e potenzialità, e conseguentemente regolamentarne e restringerne l’uso ad ambiti specifici. Nel settore scolastico ed educativo i rischi, ad oggi, appaiono di gran lunga superiori ai vantaggi.

I nostri giovani hanno bisogno più che mai, immersi come sono nel mondo “virtuale” degli smartphone, della comprensione del mondo reale e di scoprirne i nessi attraverso la ricerca personale della verità. Non facciamo l’errore di farli precipitare sempre di più in un mondo fatto tutto di apparenza, senza alcuna stima della loro intelligenza e deprivarli ulteriormente di ogni relazione significativa per la loro crescita umana.