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Venerdì della Bussola

Tornare allo sguardo dritto verso Dio: solo così l’Europa si salverà

Ricambiare l’amore a Gesù crocifisso, unico garante dell’amore per l’altro, della vera pace e dignità umana, come ricordava Benedetto XVI. L’importanza della preghiera. Come l’Europa potrà rinascere. Dal videoincontro con dom Christopher Zielinski.

Attualità 14_06_2025

«Ciò di cui abbiamo soprattutto bisogno in questo momento della storia sono uomini che, attraverso una fede illuminata e vissuta, rendano Dio credibile in questo mondo. La testimonianza negativa di cristiani che parlavano di Dio e vivevano contro di Lui, ha oscurato l’immagine di Dio e ha aperto la porta all’incredulità. Abbiamo bisogno di uomini che tengano lo sguardo dritto verso Dio». Così diceva l’allora cardinale Joseph Ratzinger verso la fine di una sua conferenza, a Subiaco, l’1 aprile 2005, vigilia della morte di san Giovanni Paolo II.

Su quello stesso auspicio si è incentrato il Venerdì della Bussola trasmesso ieri, intitolato appunto Lo sguardo dritto verso Dio, che è anche il titolo della nostra campagna di raccolta fondi. Alla conduzione c’era Stefano Chiappalone, che ha avuto come ospite padre Christopher Zielinski, benedettino olivetano, abate dell’abbazia di Lendinara (Rovigo), molto impegnato nel sottolineare l’impronta dei monaci benedettini sulla cultura europea.

A proposito della rinascita che serve al monachesimo e in generale all’Europa e all’intera umanità, dom Zielinski ha richiamato innanzitutto i tratti principali della Congregazione olivetana, fondata nel 1319 da san Bernardo Tolomei: «la preghiera con una forte presenza di Maria», guardando specialmente alla nostra Madre celeste sotto la croce; e un particolare amore verso Gesù crocifisso, che ci ha amato fino al dono totale di Sé.

Tratti, questi, che è necessario recuperare, come antidoto alla situazione drammatica in cui siamo immersi e che Ratzinger delineava profeticamente già nel 2005. «Nel suo intervento a Subiaco, parlava di un’Europa che ormai era alla deriva: una deriva che potrebbe cancellare perfino la memoria di Dio non solo dalla vita pubblica ma anche dalla vita interiore», spiega il sacerdote. Il futuro Benedetto XVI, nel suo discorso dell’1 aprile di vent’anni fa, «evidenzia che la forza della morale non è cresciuta insieme allo sviluppo della scienza, anzi è diminuita o, meglio, è venuta meno la consapevolezza che siamo creati a immagine di Dio».

Questa consapevolezza perduta – aggiunge l’abate – sta facendo della nostra epoca storica «un momento sempre più disumano, sempre più lontano dal sogno di Dio, dal desiderio di Dio, dal suo regno di giustizia, di amore e di pace». Nel mondo oggi si fa un gran parlare di “pace” e di “amore”, ma non li potremo mai davvero conseguire fin quando non ci volgeremo all’essenziale, ossia alla ricerca di Dio, all’amore filiale per Lui, fonte di ogni bene.

In questo senso, è ancora Benedetto XVI ad aiutarci con il suo insegnamento. Dom Zielinski richiama il discorso che il Papa fece il 12 settembre 2008 a Parigi, al Collège des Bernardins, dove Ratzinger «sottolinea che l’Europa nacque da questa esperienza di ricerca, di conoscere, di amare e di servire il Signore. L’Europa nacque da questo desiderio e da lì poi sono nati tutti i discorsi sulla giustizia, sulla dignità umana», il cui garante è Dio solo. Senza il rapporto con Lui tutto crolla «e questo vale per coloro che credono e per coloro che non credono», osserva il monaco nel solco di Benedetto XVI e di tutta l’autentica tradizione della Chiesa. E Cristo va riportato al centro anche nella sfera pubblica: non sempre essere considerato «un buon cittadino» equivale a essere un «buon cristiano», come ricorda dom Zielinski, che cita le leggi sul divorzio, l’aborto e l’eutanasia come esempi di «leggi che invece di elevare l’umanità, la disgregano, la dividono e la fanno anche morire».

L’amore per Dio reca con sé anche l’amore per l’altro. «Fissare lo sguardo di Cristo è anche fissare il Cristo nel prossimo», afferma dom Zielinski, ricordando quello che Gesù Cristo in persona dice nel Vangelo (cfr. Mt 25, 31-46). «Da dove viene questo andare verso il malato, il nudo, il carcerato, se non da una visione cristologica che ci porta verso l’altro? L’altro, visto non come un problema da risolvere ma come soluzione alla mia salvezza: l’altro diventa la possibilità per conoscere, amare e servire il Signore. Questa visione avviene se abbiamo lo sguardo fisso su Gesù, fisso su Dio». Aggiunge il sacerdote: «Questo ci fa agire qui e ora, questo ci fa diventare sale della terra e luce del mondo, questo fa crescere il regno di Dio in mezzo a noi e questo salverà l’Europa. L’Europa è proprio sul precipizio e noi invece la vogliamo riportare al suo vero perché, vogliamo che rifulga la luce dalle tenebre».

Principio di questa salvezza è il ritorno alla preghiera, essenziale per ogni nuova vera evangelizzazione. Ci vuole certamente un’adeguata preparazione e conoscenza delle verità di fede, ma tenendo sempre presente che «ciò che nutre e sostiene la missione è la preghiera», come mostra l’esempio di tutti i grandi santi che hanno aiutato gli ultimi, quale ad esempio madre Teresa di Calcutta. Preghiera significa anche custodia del silenzio. A proposito, dom Zielinski ricorda un episodio che ebbe protagonista il cardinale Ratzinger in una delle sue diverse visite al monastero delle benedettine di Rosano (Rignano sull’Arno, Firenze). In quella circostanza Ratzinger riprese un giovane sacerdote che aveva fatto chiasso in sacrestia prima della Santa Messa, invitandolo a prepararsi alla celebrazione in silenzio, raccolto, e a leggere quanto prescritto dalle Praenotanda del Messale.

Proprio lo sguardo fisso su Cristo, secondo l’abate olivetano, ha portato Benedetto XVI ad essere «così vicino allo spirito benedettino e, dunque, alla consapevolezza che tutta la vita del monaco, dall’inizio alla fine della giornata, è una partecipazione liturgica». E questo è vero in ogni gesto vissuto in Cristo, dalla preghiera al lavoro intellettuale a quello manuale. Così si spiegano – oltre all’amore e alla cura per la sacra liturgia – anche le visite che Ratzinger faceva ai lavoratori quando si immergeva nel mondo benedettino, come ricordato sempre da dom Zielinski: «Andava nei campi di Rosano, lui vedeva questa visione d’unità dove tutto è una ricerca sia dal punto di vista intellettuale sia dal punto di vista manuale: per lui era davvero una liturgia cosmica».

Dietro osservazione di Chiappalone – che sottolineava come molti fedeli stanno guardando con sollievo al cristocentrismo che emerge dalle parole di questo inizio di pontificato di Leone XIV – padre Zielinski ha sottolineato l’importanza di annunciare la pace che viene da Cristo Risorto. E ha aggiunto che l’augurio di pace e amore fatto da papa Prevost «è più che un semplice augurio, è un impegno: lui vuole di nuovo impegnare la Chiesa a conoscere, amare e servire il Signore. Ci invita in realtà a voler di nuovo fissare lo sguardo su Cristo, contemplarlo e lasciargli illuminare i nostri cuori, la nostra mente, affinché possiamo di nuovo far crescere il regno di Dio in mezzo a noi».



CAMPAGNA ESTATE 2025

"Lo sguardo dritto verso Dio". Parte la raccolta fondi per la Bussola

12_06_2025 Riccardo Cascioli

Giusto venti anni fa, il cardinale Ratzinger indicava la strada per affrontare la crisi dell'Europa: "uomini che tengano lo sguardo dritto verso Dio”. È il compito che la Bussola vive nel campo dell'informazione e della formazione. Ma per questo abbiamo bisogno del tuo sostegno economico. DONA ORA, è sicuro e semplice.
- VIDEO: Lo sguardo dritto verso Dio