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AL CAMPUS EINAUDI

Squadristi rossi in azione a Torino, col pretesto della causa palestinese

Aggressione dei pro-Pal nel campus Einaudi di Torino, complici docenti e dirigenti. All'associazione Vogliamo Studiare, nata proprio come reazione alle continue occupazioni, viene impedito di tenere un incontro su Israele. Una cronaca dal vivo.

Attualità 17_05_2025
Campus Einaudi occupato

Quanto accaduto mercoledì 15 al Campus Luigi Einaudi dell’Università di Torino è un fatto gravissimo, un attacco squadristico. 

Doveva essere una conferenza promossa dai ragazzi di “Vogliamo Studiare”, il Manifesto nazionale per il Diritto allo Studio, invitati dalla professoressa Giovanna Pacchiana Parravicini, la quale già aveva dovuto superare alcune difficoltà.

Era evento regolarmente autorizzato, pur se aveva subito un primo spostamento di aula (con rischio di smarrimento per coloro che avessero memorizzato la prima location). Ma ancor prima, fatto curioso, ancorché fosse stata chiesta un’altra data, la direzione del Dipartimento aveva assegnato proprio il giorno 15, ricorrenza dell’esodo arabo del 1948.

Arrivati all’aula col dovuto anticipo, siamo stati come sorpassati, perché è improvvisamente entrato un centinaio di persone (tutti studenti?) che hanno occupato tutti gli spazi e cominciato a gridare slogan.

Erano attrezzati con un grande impianto di amplificazione (superfluo, per un evento pacifico in un'aula piccola), bandiere palestinesi, due megafoni, adesivi ai vetri, lancio di coriandoli, striscione subito appiccicato dietro a dove la professoressa dei "Vogliamo studiare" avrebbe dovuto iniziare alle 16.

E si sono succeduti tre comizi, due perdipiù tenuti da docenti dell'Ateneo, dove si incolpano gli organizzatori per la provocazione di aver scelto proprio quell’anniversario. Messi in un angolo, quelli del Manifesto per Diritto allo Studio rispettosamente aspettavano lo scoccare delle 16. Ma davvero strano che la Direttrice del dipartimento abbia autorizzato un evento pro-Palestina, collocandolo dalle 15,40 alle 15,59, così a ridosso di quello successivo. E alle 16 gli schiamazzi diventano assordanti, molto serrati, programmati per non lasciar parlare la professoressa e il gruppo di "Vogliamo studiare ".

L'impedimento era totale, l'aula occupata. La direttrice del Dipartimento, che ha sempre tenuto un contegno parziale, inibendo in ogni modo coloro che subivano il sopruso e vietando loro di filmare ciò che accadeva, ora doveva in qualche modo permettere lo svolgimento. Ecco che allora infligge loro un terzo cambiamento di sede, stavolta Aula Magna. Ottiene così di far interrompere la lezione che vi si svolgeva (buttando la croce su quei "rompiscatole dei Vogliamo studiare") e di permettere ad altri 200 pro-Pal di entrare e assediare la professoressa e gli studenti dell'evento autorizzato.

Gli schiamazzi sono ininterrotti, insopportabili, vi si associano insulti, suoni fortissimi e molesti con i megafoni e cominciano gli spintoni, gli sputi, le percosse con le aste, ogni forma di provocazione per far saltare i nervi ai pacifici organizzatori. I quali non reagiscono.

Allora la direttrice del Dipartimento (già nota per la sua partigianeria), spudoratamente afferma «Finora è una manifestazione pacifica, non sono tenuta a chiamare Forze dell’Ordine». Viene messa alle strette: «Guardi che stiamo ricevendo percosse: se lei non riesce a evitarlo chiami la Digos che è lì fuori inerte».

No, lei non vuole chiamarli perché sarebbe «una provocazione che ecciterebbe i pro-Pal. Non trova niente di meglio che appellarsi, non già ai violenti, ma a quelli che dovevano fare l'evento: «Vedete un po’ voi ... se volete continuare con questo teatrino io non ve lo impedirò; ma penso che vi convenga uscire».

E siccome questa Direttrice non è in grado di garantire lo svolgimento dell'evento, non vuol lasciar entrare la Digos (che se ne sta un po’ pilatescamente fuori dell'edificio, ancorché dagli aggrediti più volte chiamata), i ragazzi del Manifesto per il Diritto allo Studio (ancora una volta loro), presi a sputi e strattoni (fino a strappare le camice), debbono rinunciare e andarsene.

E con loro la coraggiosa professoressa Giovanna Pacchiana Parravicini. Le abbiamo poi chiesto: «Lei domani mattina sarà di nuovo qui, se li trova davanti tutti i giorni, gliela faranno pagar cara?» Ci ha risposto «Ho dei bambini, lo faccio per loro: per l'Università che troveranno domani...».

Amareggia molto il resoconto di certi media, ciò che ha subito scritto on line per esempio il maggior quotidiano di Torino, La Stampa, che aveva inviato due dei suoi, un fotografo e un videoperatore: pensavamo di aspettarci maggior accuratezza e verità del racconto. Scrupolosamente hanno ripreso tutto; e che cosa ne è uscito? Una rappresentazione simmetrica, uno scontro fra due gruppi, portatori di due ideologie. Insomma come degli ultras, chi per il Toro chi per la Juve... Pari e patta.

Ora, possiamo persino permetterci di non scomodare l’antisemitismo: si tratta dell’elementare diritto di parola. Povero Giulio Einaudi. Per questo ci si può unire all’appello che Ruben della Rocca, consigliere della Comunità Ebraica, ha rivolto direttamente al Presidente della Repubblica: «Signor Presidente, Le chiediamo un Suo intervento per il rispetto della Costituzione».