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IL CASO DI SAPRI

Sessista la spigolatrice? E allora le donne di Botero?

Il caso della statua della spigolatrice, considerata sessista: se proprio c’è da fare polemiche, perché non prendersela col celebrato Botero, che le donne le fa sempre e solo obese? E che dire delle attrici di cinema le cui grazie fronte-retro sono a disposizione di tutti? Ormai per vedere donne nude basta entrare in farmacia, dove la pubblicità anche dei cerotti per calli utilizza bellissime modelle adolescenti.

Attualità 29_09_2021

«Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti». I giovani, che ovviamente del tormentone di Luigi Mercantini nulla sanno, penseranno a un’ode per gli Spartani delle Termopili, immortalati in un film di successo con Gerald Butler nei panni di re Leonida, film a sua volta tratto da una graphic novel di culto di Frank Miller, il disegnatore che ha rilanciato Batman negli anni Ottanta.

Invece no, i 300 di cui si discute sono quelli della fallita spedizione risorgimentale di Carlo Pisacane, che nel 1857 il solito Mazzini mandò al macello in una delle tante insurrezioni fallimentari che amava organizzare. I 300 in questione, in gran parte detenuti comuni liberati all’uopo, finirono sterminati non tanto dalla reazione borbonica quanto dai contadini di Sapri, che ben volentieri diedero man forte all’esercito contro l’ennesima provocazione liberale.

Per venire a noi, la poesia (a quel tempo non c’erano i Maneskin) di Mercantini si intitola La spigolatrice di Sapri, è costei che lamenta il fallimento del tentativo di Pisacane guardandone dal mare la disfatta. E quelli della mia età, ovviamente, hanno dovuto mandarla a memoria, la poesia, e recitarla a pappagallo davanti al maestro pena un quattro. Essendo un bambino, mica sapevo che gli spigolatori erano la categoria più bassa di tutte, più sotto dei braccianti a giornata: raccoglievano le spighe avanzate dopo la mietitura. Figurarsi se una lavoratrice del settore poteva sapere qualcosa di Pisacane e di Mazzini.

Insomma, licenza poetica. Epperò, per forza di propaganda (ai bambini: è sempre lì che si insiste) ‘sta Spigolatrice è entrata nell’immaginario patriottico e a Sapri, in provincia di Salerno, hanno pensato bene di dedicarle una statua che guarda malinconicamente al largo come la Sirenetta di Copenhagen.

Il fatto è che lo scultore incaricato, Emanuele Stifano, la statua l’ha fatta piuttosto sexy, vestita, sì, ma con una specie di velo di Salomè che mette in evidenza le forme. Poco importa se una spigolatrice d’epoca, molto più verosimilmente, a quindici anni ne dimostrava quaranta e da un campo di grano, altrettanto verosimilmente, il mare non si vedeva proprio. Comunque, gli artisti commissionati mostrano prima un bozzetto per l’approvazione, quindi le contumelie non devono essere indirizzate certo a Stifano.

E poi, diciamolo: se proprio c’è da fare polemiche sessiste, perché non prendersela col celebrato Botero, che le donne le fa sempre e solo obese? E che dire delle attrici di cinema le cui grazie fronte-retro sono a disposizione di tutti? Ormai per vedere donne nude basta entrare in farmacia, dove la pubblicità anche dei cerotti per calli utilizza bellissime modelle adolescenti. O gli spot televisivi sui preservativi, o quelli, leggermente disgustosi, degli assorbenti femminili. Ma ci faccia il piacere, direbbe Totò. Lasciatela dov’è, la statua della Spigolatrcie. E’ di gusto moderno, punto e basta. Negli svariati monumenti ai Caduti della Grande Guerra il gusto liberty dell’epoca ha disseminato di nudi maschili efebici o culturisti le nostre contrade, quando l’Italia Turrita aveva due poppe così e un Lato B in proporzione. E poi, quando un bambino, passando su lungomare di Sapri, chiederà «ma quella chi è?», voglio vedere quanti genitori saranno in grado di rispondere.