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VATICANO

Segreteria di Stato senza portafoglio, fondi all’Apsa

Per decisione di Papa Francesco, la gestione dei fondi della Terza Loggia passa all’Apsa, sotto il controllo della Segreteria per l’Economia. È l’epilogo atteso di un processo di centralizzazione avviato da tempo e che gli scandali emersi nell’ultimo anno - palazzo di Londra in primis - hanno contribuito ad accelerare. Soddisfazione da fonti vicine a Pell.

Attualità 07_11_2020

Il passaggio della gestione dei fondi della Segreteria di Stato all’Apsa - sotto il controllo della Segreteria per l’Economia - è l’epilogo annunciato di un processo avviato da tempo e che gli scandali emersi durante l’ultimo anno hanno contribuito ad accelerare.

La lettera con cui Papa Francesco ha comunicato al Segretario di Stato la sua volontà di procedere a questa transizione risale allo scorso 25 agosto, quando l’indagine dell’Ufficio del Promotore di Giustizia sul palazzo londinese era già arrivata a buon punto, dopo l’inizio della collaborazione di monsignor Alberto Perlasca e la consegna della memoria del broker Gianluigi Torzi. L’attuazione delle volontà papali espresse nella missiva sarà al centro della neocostituita Commissione di passaggio e controllo in cui siederanno monsignor Nunzio Galantino, presidente dell’Apsa, padre Juan Antonio Guerrero Alves, prefetto della Segreteria per l’Economia, e monsignor Edgar Peña Parra, Sostituto della Segreteria di Stato.

La Terza Loggia resta senza portafoglio, ma non a sorpresa. Il passaggio di consegne ordinato dal Papa in estate ma divenuto pubblico l’altro ieri, infatti, era stato ipotizzato da Andrea Tornielli, direttore editoriale del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, in un’intervista a padre Guerrero pubblicata poco più di un mese fa sull’Osservatore Romano. Rispondendo al giornalista veneto, il gesuita succeduto al cardinale George Pell aveva spiegato che la Segreteria di Stato “è in questo processo da mesi”, riferendosi all’eventuale transizione nella gestione dei fondi nelle mani dell’Apsa. La Segreteria di Stato - aveva affermato padre Guerrero - “ha portato tutti i suoi fondi allo IOR e all’Apsa e parteciperà al processo di centralizzazione degli investimenti, con una gestione più tecnica e professionale”.

La centralizzazione non dovrebbe determinare un cambiamento nella destinazione dei fondi originariamente nelle disponibilità della Terza Loggia, dal momento che, sempre nell'intervista sopraccitata, il prefetto della Segreteria per l’Economia - ente preposto al controllo e alla vigilanza in materia amministrativa - aveva specificato che “i fondi gestiti dalla Segreteria di Stato sono stati ricevuti per uno scopo specifico, sempre naturalmente legato alla nostra missione. Se i fondi saranno gestiti da un altro ente, dovranno rimanere associati a quello scopo, con gli stessi beneficiari”. Comandando il trasferimento all’Apsa della gestione dei fondi e del patrimonio immobiliare, Papa Francesco ha voluto puntualizzare come “in materia economica e finanziaria, la stessa Segreteria di Stato operi per mezzo di un budget approvato attraverso i meccanismi abituali, con le procedure proprie richieste a qualsiasi Dicastero”.

Il potere della Terza Loggia, dunque, subisce indubbiamente un indebolimento con la perdita dell’autonomia finanziaria. Un indebolimento racchiuso anche simbolicamente in quelle tre parole scritte dal pontefice: “a qualsiasi Dicastero”. La Segreteria di Stato, infatti, fino ad oggi non è mai stato un “qualsiasi Dicastero”, ma piuttosto il cuore pulsante del governo della Santa Sede. Nella lettera, Francesco le ha riconosciuto di essere “il Dicastero che sostiene più da vicino e direttamente l’azione del Santo Padre”, ma la perdita del portafoglio sembra proiettarla ad essere una sorta di primus inter pares in Curia, almeno dal punto di vista amministrativo.

La richiesta di centralizzare l’amministrazione economica nelle mani dell’Apsa e sotto la vigilanza della Segreteria per l’Economia era già arrivata agli altri Dicasteri dando seguito ad un’intenzione già espressa dal Papa in una lettera del 6 novembre 2018 al coordinatore del Consiglio per l’Economia, il cardinal Reinhard Marx. Su questa linea anche il nuovo codice degli appalti pubblicato ad inizio giugno.

Non c’è dubbio che gli scandali finanziari che hanno coinvolto personalità di peso e di lungo corso della Terza Loggia e che hanno interessato proprio la gestione dei fondi a disposizione di questo Dicastero abbiano agevolato le modalità e le tempistiche di questa decisione, comunque attesa. È lo stesso Bergoglio a farlo capire nella sua lettera, invocando una “particolare attenzione” per “gli investimenti operati a Londra e il fondo Centurion, dai quali occorre uscire al più presto o, almeno, disporne in maniera tale da eliminarne tutti i rischi reputazionali”. La ferita aperta dell’affaire londinese, venuta fuori dall’interno con la segnalazione del direttore dello Ior, Gianfranco Mammì, e l’avvio dell’indagine dei Pm vaticani, fa una vittima eccellente come l’Ufficio Amministrativo della Segreteria di Stato che, trovandosi senza fondi da gestire, potrebbe chiudere del tutto, come lascia intendere il Papa nell’ultima indicazione inviata al cardinale Pietro Parolin lo scorso 25 agosto (“valuti la necessità della sua esistenza”). In questo Ufficio, infatti, lavoravano alcuni dei protagonisti dello scandalo finanziario partito dall’immobile di Sloane Avenue: monsignor Perlasca, ex capo in Prima Sezione e uno dei primi indagati dai magistrati vaticani, e Fabrizio Tirabassi, responsabile amministrativo per oltre vent’anni che nei giorni scorsi ha anche subito una perquisizione ad opera dei militari della Guardia di Finanza disposta su rogatoria del promotore di giustizia vaticano.

La decisione del Papa di trasferire la gestione dei fondi della Segreteria di Stato all’Apsa con il controllo della Segreteria per l’Economia è stata accolta con soddisfazione da persone vicine al cardinale Pell che alla Nuova Bussola Quotidiana hanno detto di essere convinte che il Vaticano stia attuando sempre più l’agenda iniziata dal porporato australiano nel 2014 e che quest’ultimo, tornato a Roma dopo essere stato prosciolto dalle accuse infondate mossegli in patria, possa vedere “finalmente realizzata” la ‘sua’ riforma dell’amministrazione finanziaria.