Se lo stupratore è trans scatta il privilegio
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Un detenuto dichiaratosi trans si fa trasferire in un carcere femminile, poi stupra una compagna di cella. Lei viene trasferita e privata di alcuni diritti, mentre lui attende il giudizio ancora nel carcere femminile. Storture che partono dall'amministrazione Biden e arrivano fin qua.

Breve storia di una violenza evitabile, avvenuta durante l’era pro trans (e anti scienza) di Joe Biden la quale grida vendetta, anche perché ancora oggi, a distanza di anni dallo stupro, la vittima è trattata peggio del colpevole.
Un certo Andre Patterson, cittadino statunitense, ha una carriera criminale di tutto rispetto, iniziata, secondo Reduxx, «fin dalla sua adolescenza». La notizia è questa: «Killer maschio trans-identificato accusato di aver violentato una detenuta nel carcere femminile dell'Illinois rimane nella struttura nonostante i tentativi di trasferimento dei funzionari»
Infatti, nel 2006, dopo fatti «minori» che lo hanno portato dietro le sbarre, il criminale ha «ucciso il suo compagno di cella a mani nude». E questo, dopo che i due uomini «erano stati detenuti insieme» per un «periodo di soli tre giorni». Patterson ha poi avuto altre condanne per «tentato omicidio» e «aggressione aggravata». Nel 2019 però, il signor Patterson assassino e reo confesso, ha «iniziato a identificarsi come transgender», a farsi chiamare Janiah Monroe e a presentarsi nel carcere con abiti e pronomi femminili. E quasi subito, come impone la doverosa lotta alle discriminazioni e all’omofobia, ha iniziato ad essere un «detenuto privilegiato e speciale».
Così, dopo aver incassato il sostegno della potentissima lobby Lgbt americana, rappresentata dal «Uptown People's Law Center» e dal «MacArthur Justice Center», è riuscito in pochissimo tempo ad ottenere il «trasferimento in un carcere femminile». Nell’aprile del 2019 dunque, Patterson/Monroe è stato rinchiuso al Logan Correctional Center, penitenziario per sole donne e questo dopo un «contenzioso» di appena «alcuni mesi» con le autorità della prigione.
Bene, anzi non proprio. Infatti, «due mesi dopo» il trasferimento a Logan, l’ex mister Patterson, ora miss Janiah Monroe ha stuprato la donna che è stata «costretta a condividere la cella» con il killer in transizione. La vittima ha denunciato Patterson e successivamente ha denunciato le stesse autorità della prigione. Sostenendo che proprio i funzionari del carcere avrebbero «tentato di costringerla a mentire sul suo calvario», di cui avrebbe «rivelato tutti i dettagli» in una successiva «causa del febbraio 2020».
Di detenuti trans, rinchiusi in carceri femminili, che compiono abusi sessuali e violenza «di genere» sulle detenute, è piena la storia recente degli Stati Uniti. E proprio per questo Donald Trump ha iniziato a reimpostare tutta la materia della «transizione di genere», vietandola per i minorenni e limitandola per gli adulti, volendo evitare o ridurre i rischi legati al mito della «transizione facile e felice».
La cosa particolarmente grave qui – e che fa pena rispetto all’ipocrita femminismo sbandierato dalle sinistre – è che in nome dell’ideologia trans si permette ad un pericoloso killer «che ha ancora i genitali maschili» ben funzionanti di convivere con una donna, come se nulla fosse. Anche se è probabile che lo si faccia per la paura che le associazioni di categoria usino l’arma delle denunce-ricatti su ipotetici segni di «transfobia» che inquinerebbero la polizia, la magistratura e le stesse autorità carcerarie americane, qui dell’Illinois.
In ogni caso, la vittima dello stupro, all’inizio non è stata creduta, ma addirittura – per silenziarla meglio e mantenere vivo il «sogno dell’inclusione» - è stata «trasferita all’unità di assistenza sanitaria della prigione». Poi è stata portata in «un ospedale esterno» per un esame del cosiddetto «kit per lo stupro». In seguito è stata punita «con la rimozione dei suoi diritti di detenuta» per due mesi, inclusa la possibilità «di utilizzare il telefono», così come la «palestra della prigione». È stata poi trasferita a circa 40 miglia di distanza al «Decatur Correctional Center», dove ancora si trova.
Ma qual è la notizia, si chiederà il lettore. Il fatto indecente è che mentre la causa penale è ancora in corso, a quanto hanno appreso le vere femministe di Reduxx - che hanno potuto consultare la documentazione del processo – il killer risulta vivere, ancora oggi nel giugno del 2025, nello stesso carcere femminile dove ha compiuto il delitto. Mentre la vittima ha dovuto cambiare prigione. Dà i brividi poi sapere che le autorità del penitenziario continuino a rivolgersi al signor Patterson usando sempre e solo i pronomi femminili graditi (astutamente) dallo stupratore.
La domanda è semplice, se non si hanno timori riverenziali verso un criminale. Mentre stuprava la sua vittima, questo squallido serial killer - che per i reati commessi potrà tornare in libertà solo nel 2050 - era un uomo, come indica l’apparenza biologica, o una donna, come diceva di sentirsi?