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GIÀ CLASSI IN DAD

Scuola, l’illusoria “sicurezza” dell’odioso green pass

A pochi giorni dall'inizio della scuola, già alcune centinaia di classi in quarantena, secondo l’Anp. Smentito l’orgoglio di chi ha voluto l’obbligo del green pass per il personale con lo slogan “mai più Dad, e apertura delle scuole in sicurezza”. Le prime vittime sono gli studenti, che pagano una serie di provvedimenti irrazionali.

Educazione 17_09_2021

È passata poco più di una settimana dall’inizio della scuola e si registrano già diversi casi di quarantena. Prima è accaduto a Bolzano, dove la scuola è iniziata il 6 settembre, ma in pochi giorni le segnalazioni si sono moltiplicate: come riportato dal Corriere della Sera, sono in quarantena una decina di classi del territorio Ats Milano, che comprende anche la provincia di Lodi; sono coinvolti studenti della scuola secondaria, della primaria, ma anche bambini dei nidi e delle scuole dell’infanzia. Lo stesso in Emilia Romagna, nel Modenese, dove c’è stato subito un caso di Covid in una classe che dal 15 settembre segue le lezioni in Dad, e nel Sud Sardegna, a Ussana, dove un’intera classe della scuola primaria è in quarantena dal secondo giorno di scuola a causa di un bambino che potrebbe essere positivo. E ieri l’Associazione Nazionale Presidi ha parlato di «qualche centinaia» di classi in quarantena in Italia «su un totale di 400mila».

E siamo solo all’inizio. Appaiono ancora più patetiche e false come monete di latta, alla luce di questi primi casi, le affermazioni di quanti, tronfi di orgoglio per aver introdotto l’odioso obbligo del green pass nelle scuole, hanno ripetuto come un mantra gli slogan del “mai più Dad, e apertura delle scuole in sicurezza” e altre simili amenità, quasi che il bollino verde potesse preservare dalla circolazione del virus.

In realtà basta osservare quanto accade all’uscita dei ragazzi al termine delle lezioni in una qualsiasi scuola superiore: studenti accalcati all’inverosimile per salire per primi sugli autobus, sui quali poi viaggiano stipati come sardine in scatola. Ma questa è solo una delle numerose assurdità cui stiamo assistendo grazie ai nostri illuminati governanti; come argutamente descritto da Rodolfo Casadei in un suo articolo (di cui riporto in sintesi alcuni passaggi), i clienti dei bar sono scrupolosamente ripartiti fra il dehors del locale e l’interno, il secondo riservato ai detentori del lasciapassare vaccinale, il primo destinato a chi non ce l’ha; poi, tutti insieme vanno a prendere i mezzi pubblici, entrano nelle stesse carrozze e si siedono gli uni a fianco degli altri. Dalle stazioni ferroviarie partono treni a lunga percorrenza, ma partono anche treni regionali: per salire sui primi occorre il green pass, per viaggiare sui secondi - di solito accalcati - basta la mascherina (si vede che il virus snobba i pendolari e predilige i più danarosi passeggeri delle Frecce e degli Intercity...). Non serve il lasciapassare verde per fare la spesa al supermercato, dove la gente facilmente si accalca al banco o in altri reparti, serve invece agli insegnanti per non perdere il diritto al lavoro e alla retribuzione, quando è possibile fare lezione senza particolari rischi semplicemente usando la mascherina.

A queste incongruenze si aggiungono provvedimenti irrazionali come l’estensione della validità del lasciapassare vaccinale da 9 a 12 mesi, proprio quando un significativo numero di reinfezioni di vaccinati in Israele e Stati Uniti dimostra che in molti casi la protezione non va oltre i 4-6 mesi. In ultimo: è ormai noto e accertato che un portatore di green pass può ancora infettarsi, e se si infetta potrà da infettato continuare ad andare ovunque grazie al suo documento, contagiando altri portatori di green pass...

È evidente, insomma, come tra l’altro ammesso pubblicamente da alcuni virologi del mainstream, che “il vero scopo del green pass non è quello di accrescere la sicurezza contro il virus, ma di indurre chi ancora non lo ha fatto a vaccinarsi. Si tratta di rendere difficile la vita ai non vaccinati, di sfinirli fino a quando non si decideranno a prenotare le punture”. Alla luce (si fa per dire...) di tutto questo, cosa possiamo prevedere per le prossime settimane dell’anno scolastico? Non è difficile ipotizzare un ritorno in grande stile del virus, con frequenti sospensioni delle lezioni in presenza e numerosissime classi con la didattica a distanza, cui seguiranno le solite inevitabili polemiche con rimpalli di responsabilità e caccia agli untori “no-vax”.

Il risultato, che (a parole) si voleva raggiungere ed era stato decantato con alti squilli di tromba, si tramuterà nel suo esatto opposto. Non sarebbe stato difficile, invece, partendo dalle già ottime performance delle scuole in termini di sicurezza e senza l’introduzione del disgustoso bollino verde, garantire un regolare (o quasi) funzionamento delle scuole intervenendo innanzitutto in modo lungimirante sul sistema dei trasporti pubblici. Perché non è stato fatto? Semplicemente perché lo scopo di tutto quello che sta avvenendo non è sanitario, ma politico ed economico.

A farne le spese ancora una volta, in modo particolare, saranno soprattutto le nuove generazioni, sballottate e strumentalizzate da adulti cinici e insipienti, interessati solo ai loro meschini giochi di potere e per i quali la parola educazione evidentemente è ormai priva di qualsiasi contenuto.