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L'INTERVISTA/ MICHELA MERCURI

Scontro di potere in Libia, ecco perché Piantedosi è stato respinto

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Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, era in visita in Libia in una delegazione europea, assieme ai suoi omologhi di Grecia, Malta e il Commissario europeo per le migrazioni. Sono stati respinti dalle autorità di Bengasi. Ne parliamo con Michela Mercuri, docente universitaria esperta di Libia.

Politica 10_07_2025
Matteo Piantedosi

Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, era in visita in Libia in una delegazione europea, assieme ai suoi omologhi di Grecia, Malta e il Commissario europeo per le migrazioni. Sono stati tutti dichiarati persone non grate a Bengasi e respinti dal territorio libico.

Lo scopo della visita era raggiungere un accordo per prevenire una nuova ondata di immigrazione illegale nel Mediterraneo. Prima di tutto la squadra di ministri si è recata a Tripoli, per discuterne con il governo internazionalmente riconosciuto della Libia, quello guidato da Abdul Hamid Dbeibeh. E l’incontro è stato definito “positivo”. Poi la stessa delegazione si è recata a Bengasi, l’altra capitale informale della Libia per discutere delle stesse problematiche anche con le autorità del generale Khalifa Haftar, padrone della Cirenaica e vero uomo forte della Libia. Ma qui la squadra è stata respinta, appena arrivata all’aeroporto internazionale di Benina, Bengasi, per ordine delle autorità della Cirenaica, la parte di Libia dove comanda il generale Khalifa Haftar. L’incidente diplomatico è scoppiato per una foto. Infatti, fotografi di testate locali avrebbero voluto ritrarre gli uomini del governo di Haftar assieme ai rappresentanti europei, ma l’ambasciatore dell’Ue in Libia non lo ha consentito. 

Possibile che sia bastato così poco per provocare un incidente diplomatico? Cosa covava sotto la cenere? La Nuova Bussola Quotidiana ne ha parlato con Michela Mercuri, volto noto ai telespettatori per i suoi frequenti commenti sull'attualità internazionale, docente di Cultura, storia e società dei paesi musulmani all'Università di Padova e di Geopolitica del Medio Oriente all'Università Niccolò Cusano e saggista (autrice, sull’argomento, di Incognita Libia. Cronache di un Paese sospeso).

Professoressa Mercuri, è stata solo una lite su una foto rifiutata o c’è qualcosa di più grosso sotto?
Il problema è molto più grave di una foto. Il gesto di considerare persone non grate i membri della delegazione europea, è una dimostrazione di forza da parte del clan Haftar. Un messaggio chiaro all’Ue: voi avete sempre interloquito con il governo di Tripoli, ma in questo momento dovete trattare con me e con i miei figli. Si è trattato dunque di una sfida a un’Europa che non ha mai voluto riconoscere la legittimità di Haftar, o quantomeno lo ha considerato un interlocutore di secondo piano.

Prima di essere cacciati da Haftar, infatti, la delegazione europea era stata ricevuta dal governo Dbeibeh a Tripoli…
Haftar vuole essere riconosciuto ufficialmente e sa di essere indispensabile. Il gruppo europeo, infatti, si è presentato in Cirenaica per parlare con Khalifa Haftar e i suoi figli, soprattutto Belgassem. In questo momento sono loro che esercitano realmente il potere in Libia, potere militare, politico ed economico. Hanno il controllo delle risorse, investono i proventi del petrolio della Cirenaica nelle banche del Golfo, controllano il flusso degli emigranti dell’Africa.

Haftar, comunque, è sempre stato considerato come il maggior alleato della Russia in Libia. Dunque è la Russia che lo sta spingendo contro l’Europa?
I russi sono presenti in Libia dal 2014. Noi ce ne stiamo accorgendo solo adesso. Da quando, l’8 dicembre 2024, caduto Assad in Siria, la Russia ha dovuto trasferire uomini e materiale bellico dalle basi di Latakia e Tartus alla Libia. Io comunque non vedo l’aumento della presenza russa come un fattore determinante nell’incidente fra Haftar e l’Ue. La causa va rintracciata semmai negli equilibri interni libici, non nello scontro fra grandi potenze.

I russi hanno anche schierato missili in Libia. Una minaccia per l’Europa?
Sulle coste libiche, soprattutto a Derna, sono arrivate le unità della flotta russa che prima erano a Latakia. E nell’entroterra libico i russi hanno schierato missili a medio raggio puntati sull’Europa, a un migliaio di chilometri da Lampedusa. Queste notizie ci fanno correre più di un brivido lungo la schiena, sicuramente. Ma, ripeto, l’aumento della presenza russa in Libia è causato unicamente dal loro ritiro dalla Siria. Putin si è trovato praticamente costretto a trasferire materiale bellico dalle basi siriane a quelle libiche. Queste forze russe in Libia costituiscono un pericolo nell’immediato? Cito l’ammiraglio Enrico Credendino, capo di Stato Maggiore della Marina, secondo cui la situazione, al momento, è sotto controllo.

Anche la Turchia appoggia Haftar. Finora però la guerra civile libica era vista come uno scontro fra Erdogan (che appoggiava il governo di Tripoli) e Putin (dietro a Haftar). Come mai la Turchia ha cambiato fronte?
Erdogan è un abile stratega e ha capito che Dbeibeh non era più un interlocutore valido, se non altro perché non ha il controllo del suo territorio, nemmeno in Tripolitania. A breve, probabilmente, dovrà lasciare il paese e la Turchia potrebbe ospitarlo. Dall’altra parte, il clan Haftar è molto ricco e si dice abbia anche sostenuto finanziariamente la Turchia. I turchi hanno messo a disposizione i loro droni e hanno già condotto esercitazioni congiunte con le milizie degli Haftar. Non solo la Turchia, ma anche molte milizie pro-turche hanno fatto il salto della barricata, per convenienza, perché vedono che Haftar vince.

E gli Stati Uniti?
Anche gli Usa probabilmente cambieranno linea. Saddam Haftar, uno dei figli del generale, ha incontrato alti funzionari del Pentagono. Non escludo che, prima o poi, con il pieno consenso degli americani, possa anche prendere Tripoli e defenestrare il governo di Dbeibeh.

Ci dobbiamo attendere una nuova ondata di sbarchi di immigrati illegali?
È prevedibile. Ed era questo lo scopo della visita europea in Libia. Ci sono due problemi: l’Ovest libico (Tripoli) è in guerra civile ed è completamente nelle mani delle milizie. E quando c’è instabilità aumentano i flussi illegali di emigranti perché le organizzazioni criminali hanno mano libera. Dall’altra parte, il clan degli Haftar è considerato il futuro leader di tutta la Libia e quindi controlla anche i traffici degli emigranti. Il gesto ostile di Haftar nei confronti degli europei, probabilmente frutto delle decisioni del figlio Belgassem, giovane e ambizioso, è un guanto di sfida all’Ue.

Si tratta di ostilità nei confronti dell’Ue o dell’Italia in particolare?
Dell’Ue, non tanto dell’Italia. Dal 24 al 26 giugno, nel business forum italo-libico di Bengasi, Belgassem è stato tra i promotori dell’evento. Sicuramente c’è voglia di interlocuzione con l’Italia e di investimenti italiani nel paese.