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La storia

San Josemaría Escrivá e la nascita dell’Opus Dei

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All’origine dell’Opus Dei c’è un ritiro che il suo fondatore, allora giovane sacerdote, fece presso i lazzaristi. Il dialogo nel silenzio con Dio gli fruttò una «illuminazione su tutta l’Opera», che prese forma nei mesi e anni seguenti.

Ecclesia 26_06_2025

Un’idea, un’intuizione, un’ispirazione e la vita di un uomo può cambiare. E cambiando, generare altre idee e soprattutto progetti per altri uomini che, a loro volta, riescono a cambiare il mondo. E se non a cambiarlo del tutto, almeno a renderlo migliore. Quello che ha creato san Josemaría Escrivá – di cui oggi ricorre la memoria liturgica – nella sua vita e in quella di chi lo ha seguito potrebbe definirsi “effetto domino”. E se si volesse giocare con le parole, il termine più esatto potrebbe essere, forse, “effetto domino Domini”, un susseguirsi di eventi e di uomini che nel disegno di Dio hanno camminato e che camminano tutt’oggi con in cuore il desiderio di estendere il Regno di Dio, dando vita a una civiltà più giusta e umana. L’eredità che il santo spagnolo ha lasciato alla Chiesa ha un nome: Opus Dei, Opera di Dio.

Storia affascinante quella dell’Opera. Iniziamo dal 20 aprile 1927, quando il giovane sacerdote Josemaría Escrivá volle iscriversi ai corsi di dottorato della facoltà di legge dell’Università Centrale di Madrid. In quella occasione prese alloggio in una casa sacerdotale per presbiteri extradiocesani. Questa residenza era amministrata dalle Dame Apostoliche del Sacro Cuore di Gesù. Sempre di quel periodo, l’incarico di cappellano nella chiesa del Patronato de Enfermos, a Madrid: un'opera pastorale, quella di questo periodo, che incominciava a forgiare il sacerdote Escrivá. Ma dobbiamo arrivare a un’altra data importante, per comprendere il cammino che portò il santo alla fondazione dell’Opera: 30 settembre 1928, quando don Josemaría iniziava alcuni esercizi spirituali presso il convento dei lazzaristi. C’è un appunto autografo fondamentale che il sacerdote prese durante questo ritiro di silenzio, preghiera e meditazione: «Gesù volle che si iniziasse a dare forma concreta alla sua Opera», così scrisse in un foglietto. Era il 2 ottobre 1928. Colpisce molto quel «forma concreta» e poi quell’aggettivo così chiaro, «sua». Fu quel ritiro a determinare tutto, dunque: il dialogo nel silenzio con Dio gli aprì nel cuore e nella mente una «illuminazione su tutta l’Opera», così scrisse nei suoi appunti. Sono quegli attimi di luce che determinano il futuro: attimi che troviamo nelle biografie di molti santi. Il quadro che il Signore ha in mente, le forme, che prima non erano chiare, in un attimo diventano precise. L’illuminazione era giusta. Ora cominciava il percorso per rendere concreta una realtà che avrebbe dato preziosi frutti alla Chiesa e alla società civile.

È importante focalizzare l’attenzione sulla società civile perché proprio a questa san Josemaría Escrivá si rivolse. E questa attitudine si può sintetizzare in quello che è stato e che è tuttora il programma dell’Opera: «Promuovere fra le persone di tutti i ceti della società la ricerca della santità cristiana in mezzo al mondo» (Colloqui con monsignor Escrivá, Edizioni Ares, Milano, 2002). In fondo, fu proprio questa attenzione alla società (in ogni suo aspetto) ad essere al centro della fondazione dell’Opera: proporre un valido cammino di santità, di perfezione cristiana, possibile per ognuno in ogni condizione sociale.

E per dare inizio alla grande missione era inevitabile porre le basi di un’istituzione che potesse incarnare questo progetto nato, appunto, dall’illuminazione del famoso ritiro del 1928. Ma – come sappiamo – Dio ha i suoi tempi. Da quella prima luce passarono diversi mesi: un periodo di silenzio per il Signore. Furono, per il santo spagnolo, mesi di preghiera, incessante, affinché Dio potesse rompere questo silenzio. Ma furono anche mesi di grande operosità per la sua vocazione sacerdotale. Inoltre, per timore di fondare un qualcosa magari di già esistente (la fondazione dell’Opera, allora, sarebbe stata interpretata come un’espressione di superbia), cominciò a interrogare le diverse realtà ecclesiali che potevano avvicinarsi idealmente al progetto che aveva nel cuore. Le ricerche diedero frutto: non vi era nel panorama altra istituzione come l’aveva in mente san Josemaría Escrivá.

Arriviamo al giugno del 1929. Fu di questo periodo l’ammissione del primo compagno di strada all’istituzione che cominciava a prendere concretezza. Si chiamava José Romeo, uno studente che si stava preparando all’ingresso alla scuola di architettura di Madrid. In questo caso, l’incontro fra i due fu determinante: Escrivá espose l’idea dell’Opera a Romeo. Il giovane studente rimase affascinato dal progetto, e così decise di seguire quel sacerdote: l’ispirazione cominciava a propagarsi. Dopo Romeo seguirono altri nomi, come quelli di Norberto Rodríguez, un sacerdote diocesano di Astorga, secondo cappellano del Patronato de Enfermos. Altra importante data quella del 14 febbraio 1930: don Josemaría, mentre celebrava Messa, ebbe un’altra illuminazione. L’istituzione doveva aprirsi anche alle donne. Un’intuizione che darà vita alla sezione femminile dell’Opera.

«Opus Dei», perché questo nome? Fu il direttore spirituale di Escrivá a essere involontariamente “promotore” di quella dicitura. Era il luglio del 1930 quando padre Valentín Sánchez Ruiz, appartenente alla Compagnia di Gesù, chiese al figlio spirituale Josemaría: «Allora, come sta andando quell’opera di Dio?». Un nome, un programma: quelle parole risuonarono perfette, nel cuore del fondatore. Era un’altra conferma del giusto cammino che ormai aveva intrapreso.

Un cammino che vide altre tappe, tutte fondamentali. Come quella del 1933, anno in cui, sempre a Madrid, venne aperto il primo centro dell’Opus Dei, l’Accademia DYA, destinata soprattutto agli studenti, nella quale si impartivano lezioni di diritto e architettura. Oppure, altra tappa: il 19 marzo 1941, monsignor Leopoldo Eijo y Garay, vescovo di Madrid, concesse la prima approvazione diocesana dell’Opus Dei. Altra data, altra conferma del cammino: il 24 febbraio 1947, la Santa Sede concesse la prima approvazione pontificia, fino ad arrivare a quella definitiva concessa da papa Pio XII nel 1950. Percorrendo la storia dell’Opera non possiamo dimenticare una data, abbastanza recente: 28 novembre 1982, quando san Giovanni Paolo II eresse l’Opus Dei in Prelatura personale. Fu nominato Prelato il successore del fondatore, il beato Álvaro del Portillo. Josemaría Escrivá era salito al Cielo il 26 giugno 1975.

Il santo spagnolo scriveva nel 1930: «Mi impressiona vedere quello che fa Dio: io non ho mai pensato a queste opere che il Signore ispira, così come si stanno concretizzando. All’inizio c’è solo un’idea vaga. Poi è Lui a trarre da quelle ombre indistinte qualcosa di preciso, ben definito, fattibile. Lui! Solo per la sua gloria». In queste righe, tutta l’umiltà dei santi. Soprattutto se fondatori.