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L'ANEDDOTO

Quando Bukovskij si fece battezzare per sfida

Non tutti sanno che Vladimir Bukovskij si fece battezzare in Unione Sovietica, quando lo Stato imponeva l'ateismo. Da giovane ribelle qual era, lo fece a 16 anni, rischiando molto. Lo fece per sfida, come risposta all'entrata della madre nel Partito.

Cultura 29_10_2019
Unione Sovietica, demolizione della chiesa di Cristo Salvatore

Ho avuto la fortuna di conoscere Vladimir Bukovskij nel 2000, dopo aver letto Gli archivi segreti di Mosca. Eravamo in Austria dove in un’attesissima conferenza raccontò in modo molto asciutto e per niente esclamativo dei documenti che aveva reperito nel 1992 e che provavano che la Comunità Europea era stata oggetto di un’infiltrazione pianificata da parte del KGB, sotto il Cremlino di Gorbacev. In seguito ho avuto varie occasioni di ri-incontrarlo per le iniziative dei Freedom Committees / Comitatus pro-libertatibus, di cui era il Presidente Internazionale.

In una di queste occasioni, eravamo ad Assisi, mi raccontò un aneddoto che ritengo inedito: il ribelle Bukovskij era battezzato. Lui, nato dopo la distruzione fisica delle chiese e la distruzione fisica, psicologica e morale dei sacerdoti ortodossi, cresciuto sotto la repressione di Stalin, si era battezzato, ma per caso. Anzi, per ribellione. Aveva 16 anni quando un giorno sua madre, che lavorava per Radio Mosca, era tornata a casa demoralizzata, dicendo che era stata indicata per prendere la tessera del Partito. Un grande onore, che non si poteva rifiutare.   

Il figlio, impegnato con i coetanei nella resistenza morale sotterranea di cui racconta nel suo Il vento va e poi ritorna, si infuriò, e cercò di pensare alla minaccia peggiore che potesse pronunciare per farla desistere. Infine proruppe “Se tu fai questo…. Io…. Io… Io mi battezzo!!” Un proposito inaudito, una sfida pericolosissima. I bolscevichi per decenni dopo la rivoluzione avevano fatto di tutto per estinguere la religiosità russa: non solo i preti e le suore erano stati torturati e massacrati a migliaia, ma le chiese e le cattedrali erano state demolite, i corpi dei religiosi defunti esumati ed esposti per dimostrare che alla fine non c’era la risurrezione ma soltanto delle ossa. Cionondimeno la madre dovette procedere e Vladimir se ne andò davvero in cerca di un sacerdote per farsi battezzare. Cosa tutt’altro che facile, visto il rischio che correvano.

Alla fine trovò un sacerdote disponibile a battezzarlo in un luogo sperduto della campagna. Da persona seria qual era, e da intellettuale in erba, dopo il battesimo aveva chiesto di essere istruito sulla religione a cui aveva aderito. Il sacerdote gli dette una Bibbia, che egli si mise diligentemente a leggere, a partire dalla Genesi.  Ma senza una guida, una qualsiasi spiegazione, il testo gli risultò confuso, arcaico e includente. E non se ne occupò più. Però i suoi discorsi dimostravano che ci aveva continuato a ragionare.

“Se Cristo mi ha salvato, perché nessuno me ne ha mai parlato?”  mi sfidò. “Magari oggi te ne sto parlando io, no?” Accennò a un sorriso, e sì che non aveva il sorriso facile. Pensò ancora e rilanciò: “Gli apostoli abbandonarono tutti  Cristo!”  E io: “Sì, sotto la croce ce n’era uno solo. Ma dopo sono morti tutti martiri!” Questa risposta gli piacque molto. Cristo non riusciva proprio a demolirlo come i potenti ipocriti con cui si era misurato per tutta la vita.