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IL CASO

Pioltello, quella sudditanza psicologica verso l’islam

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Proseguono le discussioni sull’istituto Iqbal Masih di Pioltello che resterà chiuso il 10 aprile, per la fine del Ramadan. Un caso che dimostra che la “laicità” della scuola viene sbandierata a corrente alternata.

Editoriali 29_03_2024
Manifestazione Cgil per celebrare Ramadan a scuola (LaPresse)

Non si placano le discussioni sulla controversa decisione dell’istituto comprensivo Iqbal Masih di Pioltello (Milano), che resterà chiuso il prossimo 10 aprile, cioè nel giorno di fine Ramadan,  per andare incontro alle esigenze della comunità scolastica, visto che metà degli alunni è di religione musulmana.

La decisione dell’istituto di interrompere l’attività didattica ha aperto la porta a questioni importanti sul tema dell’integrazione scolastica e sul rispetto delle normative vigenti. La delibera per la sospensione delle lezioni, difesa da genitori e docenti ma ritenuta irregolare dagli ispettori e dall’Ufficio scolastico regionale, aveva portato il Ministero dell’istruzione a richiedere l’annullamento della delibera; al di là dell’aspetto prettamente formale, però, la vicenda ha messo in evidenza anche il problema dell’accoglimento di istanze, generate dall’appartenenza a una particolare confessione religiosa, che possono andare a confliggere con l’ordinamento scolastico del nostro Paese e con la tanto sbandierata laicità della scuola.

Le polemiche, le dichiarazioni di esponenti della politica e l’ispezione ministeriale hanno spinto persino il  presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a prendere posizione sulla vicenda, esprimendo, in risposta a una lettera della vicepreside, un sostanziale consenso e appoggio a quanto deciso dalla scuola: «Gentile professoressa, ho ricevuto e letto con attenzione la sua lettera e, nel ringraziarla, desidero dirle che l’ho molto apprezzata, così come – al di là del singolo episodio, in realtà di modesto rilievo – apprezzo il lavoro che il corpo docente e gli organi di istituto svolgono nell’adempimento di un compito prezioso e particolarmente impegnativo».

Rincuorato dall’appoggio del presidente Mattarella, che a quanto pare non ha avuto particolari remore a contraddire quanto affermato dal ministro Valditara e dagli organi ispettivi del Ministero, l’istituto di Pioltello non ha esitato a rivendicare il rispetto della propria scelta. «Nella visita ispettiva del 18 marzo – ha spiegato il Consiglio della scuola Iqbal Masih in una nota – sono state trovate alcune irregolarità nella delibera sul calendario scolastico, ovvero il fatto che erano previsti quattro giorni di sospensione delle lezioni a fronte del massimo di tre giorni». Da qui la decisione di ‘rinunciare’ a due dei giorni di vacanza (lunedì 29 e martedì 30 aprile) confermando la chiusura del 10 aprile, in vista della fine del Ramadan, e di venerdì 26 aprile, giorno dopo la festa della Liberazione: «Date scelte considerando l’alto tasso di assenze, che comprometterebbero l’efficace svolgimento delle attività didattiche ed educative programmate». Si è trattato, come spiega il Consiglio di istituto, di una decisione «nata spontaneamente al nostro interno, sulla base di motivazioni che riteniamo coerenti con il diritto all’educazione e all’istruzione, con la Costituzione Italiana e che origina dalla considerazione operata dal Collegio Docenti». Dulcis in fundo, in occasione della Giornata mondiale della diversità culturale prevista per il 21 maggio, la scuola organizzerà un dialogo «sui temi dell’inclusione, dell’interazione tra culture e del confronto tra religioni».

Alcuni decenni fa, quando ancora la maggioranza della popolazione del nostro Paese era cattolica praticante, il calendario scolastico prevedeva la sospensione delle attività didattiche anche in occasione del 4 ottobre, festa di san Francesco d’Assisi, e del 19 marzo, solennità di san Giuseppe, sposo della Beata Vergine Maria. Come tutti sanno, tali festività sono state cancellate dal calendario scolastico, pur restando di enorme importanza dal punto di vista della fede cattolica. Ci chiediamo tuttavia cosa potrebbe accadere se, a seguito di un’imprevedibile e massiccia ripresa della pratica religiosa delle famiglie italiane, alcune scuole chiedessero a gran voce di chiudere perché la metà degli alunni desidera festeggiare in modo adeguato questi due grandi santi, partecipando alla Santa Messa e ad altre manifestazioni in loro onore… Certamente si solleverebbe un enorme polverone e – ne siamo sicuri – non gli sarebbe concesso per mancanza di una ragione adeguata («eventuali deroghe devono inserirsi nel contesto del Piano Triennale dell’Offerta Formativa e non possono essere finalizzate al riconoscimento di nuove festività, prerogativa che esula dalle competenze autonome delle istituzioni scolastiche»), perché la scuola italiana, come ci viene ripetuto sino allo sfinimento, è istituzione “laica”; e dunque chi vuole festeggiare un santo è libero di farlo, ma l’eventuale assenza deve poi essere giustificata, mentre i compagni rimasti in classe hanno il diritto di fare regolarmente lezione.

L’Italia è un Paese in cui tutte le religioni sono accolte ma non possono e non devono interferire con le attività istituzionali dello Stato. Ergo, tutti gli alunni (cristiani, musulmani, buddisti, scintoisti, animisti, atei, eccetera…) sono uguali e non può darsi preferenza di credo religioso. La vicenda di Pioltello fa riemergere, ancora una volta, dietro la cortina di fumo della chiusura causata dalla probabilità di numerose assenze, il problema della sudditanza psicologica nei confronti dell’islam, per cui evidentemente – parafrasando lo scrittore George Orwell – tutti gli alunni sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri…



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