Perché uno chef gay (militante) non può lavorare in Vaticano
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Lo chef gay assunto in Vaticano predica principi antitetici con quelli della Chiesa e dunque non potrebbe lavorare per la Chiesa, perché sputa nel piatto in cui mangia e chi lo ha assunto ha piacere che sputi in quel piatto.

Un lettore ci scrive criticando il commento che la Nuova Bussola ha espresso in relazione ad notizia pubblicata sul suo blog Gender Watch News (GWN) di lunedì scorso. La notizia era la seguente: nel Borgo Laudato si’, di proprietà delle Ville Pontificie, sorgerà un ristorante. «Insieme a Phil Stefani dello Stefani Restaurant Group di Chicago, supervisionerà il ristorante anche il celebre chef Art Smith, il quale è omosessuale, “sposato” ad un altro uomo e con quattro figli adottivi, benedetti al tempo da Papa Francesco con tanto di targa incisa. Lo chef è anche un famoso attivista LGBT. […] Ora vorremmo chiedere: è possibile sostituire Smith con un altro cuoco più allineato con la dottrina cattolica evitando così di creare ulteriori scandali nella Chiesa?», così il blog GWN.
Vi sono tre motivi per cui lo chef Art Smith non doveva essere assunto come co-gestore del ristorante a Castel Gandolfo.
Primo: siamo tutti peccatori, ma vi sono alcune condotte così gravi che mal si conciliano con il servizio alla Chiesa. Rcordiamo che secondo il Catechismo Maggiore di San Pio X, la pratica dell’omosessualità rimane uno dei quattro peccati che gridano vendetta a Dio.
Secondo: nessuno che difende una condizione peccaminosa o una condotta contraria a morale o alla fede può lavorare per un ente di ispirazione religiosa tanto più per la Santa Sede o il Vaticano. Nessuno che difende il furto, l'adulterio, l'aborto, l'eutanasia, la fecondazione artificiale, l'ateismo etc. – anche se non ha mai rubato, tradito il coniuge, etc. – può lavorare per enti religiosi o addirittura per la Santa Sede (anche se questo purtroppo accade). Questo riguarda anche l’omosessualità. Il sig. Smith non solo pratica l'omosessualità – e qui rientriamo nel primo caso – ma la difende come scelta e ne va orgoglioso: infatti è "sposato", ha quattro figli adottati ed è pure un attivista gay. Predica principi antitetici con quelli della Chiesa e dunque non potrebbe lavorare per la Chiesa, perchè sputa nel piatto in cui mangia e chi lo ha assunto ha piacere che sputi in quel piatto.
Infatti, viste le aperture di Francesco al mondo LGBT, c'è da sospettare fortissimamente che chi lo ha assunto non l'abbia fatto principalmente perchè è uno chef rinomato, tollerando il fatto che sia omosessuale, ma soprattutto perchè è uno chef gay. La sua assunzione contribuisce all'omoeresia, ossia è tesa a sdoganare l'omosessualità nella Chiesa. Non è una forma di accoglienza della persona omosessuale nella Chiesa cattolica, ma una forma di accoglienza nella Chiesa cattolica dell’omosessualità in quanto tale.
Terzo motivo: lo scandalo. A volte è bene omettere un'azione buona per evitare scandali. Qui addirittura abbiamo una scelta – l'assunzione di un attivista gay – che dovrebbe essere evitata di per sé e che dovrebbe essere evitata anche per impedire che le persone si possano scandalizzare giudicando l’assunzione del Sig. Smith come un ulteriore avallo della Chiesa all'omosessualità e all'omogenitorialità.
Come il lettore attento avrà notato, il divieto di assumere il sig. Smith non discende da intenti sanzionatori: sei gay quindi ti puniamo. Ma da considerazioni relative all’inconciliabilità tra omosessualità praticata e difesa e servizio alla Chiesa e dalla preoccupazione di evitare gli scandali.
Dunque le persone omosessuali hanno il diritto al lavoro, ma questo diritto non è assoluto, non vale sempre, può essere compresso, può non valere in particolari condizioni. Così la Congregazione per la Dottrina della Fede nel documento Alcune considerazioni concernenti la risposta a proposte di legge sulla non discriminazione delle persone omosessuali «Le persone omosessuali, in quanto persone umane, hanno gli stessi diritti di tutte le altre persone incluso il diritto di non essere trattate in una maniera che offende la loro dignità personale. Fra gli altri diritti, tutte le persone hanno il diritto al lavoro, all'abitazione, ecc. Nondimeno questi diritti non sono assoluti. Essi possono essere legittimamente limitati a motivo di un comportamento esterno obiettivamente disordinato. Ciò è talvolta non solo lecito ma obbligatorio».