Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Gaspare Bertoni a cura di Ermes Dovico
calcio

Per arginare il dramma Nazionale servirebbe una cura "dazi"

Ascolta la versione audio dell'articolo

Per arginare il dramma della Nazionale, la FIGC, cui spetta la tutela del vivaio, dovrebbe imporre dazi a chi non tutela il vivaio calcistico italiano e, a chi lo fa, offrire sgravi e incentivi.

Sport 11_06_2025

Ogni quadriennio il nostro Belpaese ricorda l’esistenza della Nazionale di calcio semplicemente perché puntualmente veniamo esclusi dal Mondiale e ogni volta veniamo sommersi da tonnellate di articoli e commenti sdegnati, a cui fa seguito una paralisi decisionale che rimanda il problema all’indignazione del quadriennio successivo.

In attesa di capire se anche in questo caso varrà la regola del “non c’è il due senza il tre”, per scongiurarla ci si affida per i prossimi mesi al nuovo “mago di turno” (dopo il rifiuto di Claudio Ranieri si parla di Gattuso, Cannavaro o De Rossi), sperando che in azzurro faccia il miracolo non riuscito ai predecessori. Va detto che il mazzo da cui il nuovo commissario tecnico dovrà pescare gli undici da mettere in campo e i dodici da portare in panchina presumibilmente non sarà più copioso di quello che il convento ha passato a Spalletti.

Se sfogliamo l’album delle figurine della serie A, gli italiani di nascita o di elezione, che tra le prime dieci squadre del nostro campionato hanno racimolato almeno una ventina di presenze da titolari in competizioni ufficiali, si scoprono essere nell’esiguo numero di 38! Se l’analogo criterio lo applichiamo ai nostri emigrati nei grandi campionati d’Europa ne racimoliamo altri 6. Totale 44: di questi ricoprono il ruolo di portiere in 6. Dunque, la conclusione è che il mazzo principale da cui scegliere i 20 giocatori di movimento di qualità non arriva nemmeno a formare un mazzo da scopa d’assi.

Ovviamente si può sempre pescare qualcuno che arrivi da squadre di medio bassa classifica, come è successo nelle convocazioni di giugno per Coppola del Verona, Lucca dell’Udinese o per i granata Ricci e Casadei (quest‘ultimo, tra l’altro, tra Chelsea e Torino una ventina di presenze da titolare non le ha nemmeno messe insieme). Arrigo Sacchi – che da c.t. pescava in un mazzo non da scopa ma da Scala 40 – ha detto di essere stufo di vedere «settori giovanili pieni di stranieri». Come dargli torto?

Ma ai club frega meno di zero della Nazionale e preferiscono muovere il business (usiamo un eufemismo) fin dal settore giovanile, mercanteggiando all’estero piuttosto che valorizzare gli italiani. La Lega nazionale dilettanti ha pure eliminato l’obbligo di schierare un certo numero di under nei campionati d’Eccellenza e Promozione dalla prossima stagione (fan fatica a trovarli?).

Fabio Capello propone invece l’obbligo ai club della massima divisione di schierare tre italiani tra gli undici titolari. Proposta che verrebbe subito vanificata dal ricorso legale dei club che si appellerebbero al principio della libera circolazione dei lavoratori all’interno della Unione europea. Tra l’altro i club di serie A di prima fascia sono quasi tutti in mani di proprietari non italiani.

Se quella del denaro però è l’unica lingua che conoscono, allora ci vorrebbe una Federazione Italiana Giuoco Calcio (la tutela del vivaio italiano è compito suo!) in versione Trump, che imponga dazi a chi non tutela il vivaio calcistico italiano e al contrario sgravi e incentivi. Ma sarebbe come chiedere mele al pero… Rassegniamoci quindi a non avere futuro o quanto meno ad avere un futuro lontano dalla maglia azzurra.